martedì 23 Apr 2024

Abstract della relazione di mons. Ignazio Sanna

Cammini di verità
Palmi, 7 novembre 2014

1.      Il cristiano e la ricerca della verità.  2.  Il Magistero e la ricerca della verità: la Veritatis Splendor e la Fides et Ratio.  3.  Alcuni cammini di verità: S. Agostino, Benedetto XVI, Papa Francesco.  

Il cristiano e la ricerca della verità
Il dato dal quale dobbiamo partire per la nostra riflessione è la constatazione che la società nella quale viviamo è pluralista e presenta una molteplicità di convinzioni, di fedi, di progetti economici e sociali, di opzioni etiche. Non esiste più un fronte monolitico di valori e di comportamenti, ossia un monismo etico, religioso, sociale e politico. Ovviamente, in questa sede, noi non possiamo affrontare la problematica generale del pluralismo culturale e sociale; ci concentriamo sul pluralismo nel mondo religioso ed ecclesiale.

L’uomo, dotato di intelligenza e di libertà, è in continua ricerca delle vie più adatte per realizzare il suo progetto di esistenza, per migliorare  le sue condizioni di vita, per sentirsi sempre più a casa sua nell’universo creato. San Paolo, nel suo discorso all’Areopago di Atene, ha descritto molto chiaramente questa dimensione umana: “da una solo uomo Dio ha fatto discendere tutti i popoli, e li ha fatti abitare su tutta la terra. Ha stabilito per loro i periodi delle stagioni e i confini dei territori da loro abitati. Dio ha fatto questo, perché gli uomini lo cerchino e si sforzino di trovarlo, anche a tentoni. In realtà, Dio non è lontano da ciascuno di noi. In lui infatti noi viviamo, ci muoviamo ed esistiamo.” (At 17, 26-28).

Quello che descrive San Paolo è l’atteggiamento di ogni uomo, dell’uomo i quanto tale. Un frammento di Senofane, agli albori della stagione ellenica, dice: “non tutto da principio gli dei hanno manifestato agli uomini, ma cercando nel corso del tempo trovano il meglio.” Senofane, quindi, pone la ricerca come destinazione radicale dell’umanità. San Paolo, dal suo canto, offre un’ermeneutica cristiana della ricerca, che è voluta da Dio e da lui è accompagnata verso l’approdo finale, con reale successo nella storia, anche nell’ordine delle verità etico-religiose.

Il Magistero e la ricerca della verità

La Veritatis Splendor, del 1993, scrive che “nella profondità del cuore umano permane sempre la nostalgia della verità assoluta e la sete di giungere alla pienezza della sua conoscenza”.

Un grande aiuto per la formazione della coscienza i cristiani l’hanno nella Chiesa e nel suo Magistero. L’autorità della Chiesa, che si pronuncia sulle questioni morali, non intacca in nessun modo la libertà di coscienza dei cristiani: non solo perché la libertà della coscienza non è mai libertà «dalla» verità, ma sempre e solo «nella» verità; ma anche perché il Magistero non porta alla coscienza cristiana verità ad essa estranee, bensì manifesta le verità che dovrebbe già possedere sviluppandole a partire dall’atto originario della fede.

La Fides et Ratio, del 1998, ribadisce che l’uomo, per natura, ricerca la verità. Questa ricerca non è destinata solo alla conquista di verità parziali, fattuali o scientifiche; egli non cerca soltanto il vero bene per ognuna delle sue decisioni. La sua ricerca tende verso una verità ulteriore che sia in grado di spiegare il senso della vita; è perciò una ricerca che non può trovare esito se non nell’assoluto. Grazie alle capacità insite nel pensiero, l’uomo è in grado di incontrare e riconoscere una simile verità. In quanto vitale ed essenziale per la sua esistenza, tale verità viene raggiunta non solo per via razionale, ma anche mediante l’abbandono fiducioso ad altre persone, che possono garantire la certezza e l’autenticità della verità stessa. La capacità e la scelta di affidare se stessi e la propria vita a un’altra persona costituiscono certamente uno degli atti antropologicamente più significativi ed espressivi.

L’uomo si trova in un cammino di ricerca, umanamente interminabile: ricerca di verità e ricerca di una persona a cui affidarsi. La fede cristiana gli viene incontro offrendogli la possibilità concreta di vedere realizzato lo scopo di questa ricerca. Superando lo stadio della semplice credenza, infatti, essa immette l’uomo in quell’ordine di grazia che gli consente di partecipare al mistero di Cristo, nel quale gli è offerta la conoscenza vera e coerente del Dio Uno e Trino. Così in Gesù Cristo, che è la Verità, la fede riconosce l’ultimo appello che viene rivolto all’umanità, perché possa dare compimento a ciò che sperimenta come desiderio e nostalgia.

Cammini di verità

Atteso il dato di fatto d’una pluralità culturale, sociale, religiosa, si preferisce parlare di cammini di verità o verso la verità, più che di cammino di verità al singolare, in modo da mettere al centro non la verità in se stessa, ma la persona che cerca la verità. Ovviamente, parlo di Verità con la maiuscola, che è unica, e non di verità con la minuscola, perché queste sono tante. La Verità, in quanto tale, eccede la nostra capacità di viverla e di interpretarla. “La verità non è qualcosa che possediamo, ma una persona da cui dobbiamo lasciarci possedere. Si tratta quindi di un processo senza fine. Pur mantenendo intatta la loro identità, i cristiani devono essere disposti a imparare e a ricevere dagli altri e per loro tramite i valori positivi delle loro tradizioni. Così attraverso il dialogo, possono essere condotti a vincere i pregiudizi inveterati, a rivedere le idee preconcette e ad accettare a volte che la comprensione della loro fede sia purificata” (Dialogo e Annuncio, n. 49). Non per nulla, il primo dei tre verbi dell’omelia di Papa Francesco nella Cappella Sistina, è stato: camminare, poi edificare, confessare.

I cammini di verità sono tanti. Accenno a tre cammini che possono illuminare la nostra ricerca di verità: S. Agostino, con il suo principio dell’interiorità, Benedetto XVI nel suo volume su Gesù di Nazaret, Papa Francesco nel suo magistero di Santa Marta.   

Cercare la verità nell’interiorità  

Secondo S. Agostino, l’uomo che rientra in se stesso scopre, non senza stupore, la presenza della verità in sé: ” La verità abita nell’interno dell’uomo “. È questa una presenza irrecusabile: la verità si offre alla mente con i caratteri di universalità, necessità, immutabilità; la mente umana è, dunque, connessa con le realtà intelligibili ed immutabili, e le percepisce non appena si rivolga ad esse: ” Lo spirito umano è una natura razionale e perciò congiunta non solo alle verità intelligibili ma anche alle realtà immutabili; ed è tale che, volgendosi a quelle realtà con cui è congiunta oppure verso se stessa, proprio perché le vede, è capace anche di esprimere su di esse concetti corretti.”

Adottare la verità come criterio di pensiero e azione  

Benedetto XVI, nel suo libro Gesù di Nazaret, insegna che la verità deve entrare, come criterio, nel nostro pensare e volere, nella vita sia del singolo che in quella della comunità.

«Dare testimonianza alla verità» significa mettere in risalto Dio e la sua volontà di fronte agli interessi del mondo e alle sue potenze. Dio è la misura dell’essere. In questo senso, la verità è il vero «re» che a tutte le cose dà la loro luce e la loro grandezza. Possiamo anche dire che dare testimonianza alla verità significa: partendo da Dio, dalla Ragione creatrice, rendere la creazione decifrabile e la sua verità accessibile in modo tale che essa possa costituire la misura e il criterio orientativo nel mondo dell’uomo – che ai grandi e ai potenti si faccia incontro il potere della verità, il diritto comune, il diritto della verità. (“Gesù davanti a Pilato”, in “Gesù di Nazaret. Dall’ingresso a Gerusalemme fino alla risurrezione“, pp. 213-219).

Rispettare la gerarchia delle verità  

Papa Francesco applica un criterio proposto dal Concilio Vaticano II spesso dimenticato e trascurato: la “gerarchia delle verità”. Francesco ci invita a riconoscere che molte volte, i precetti della dottrina morale della Chiesa vengono proposti fuori dal contesto che dà loro significato. Il problema maggiore si ha quando il messaggio che la Chiesa annuncia si identifica soltanto con questi aspetti che tuttavia non manifestano per intero il cuore del messaggio di Gesù Cristo. Mentre una pastorale missionaria non può essere ossessionata dalla trasmissione disorganizzata di un insieme di dottrine da imporre con la forza dell’insistenza.