Il Vescovo ha sottolineato l’importanza dell’Ufficio Famiglia, nato quest’anno e formato da cinque coppie: Ettore Russo e Carmen Maria Manno, Arcangelo Macrì e Maria Teresa Casella, Vincenzo Antonuccio e Anna Maria Tropeano, Rocco Politi e Marcella Siciliano, Michele Vomera e Maria Rosa Sorbara che hanno intrapreso, lo scorso marzo, lo studio del Master in Scienze del Matrimonio presso l’Istituto Pontificio Teologico ‘Giovanni Paolo II’, Università legata alla Lateranense. La formazione delle suddette coppie, ha ribadito il Vescovo, è indispensabile per avviare nella nostra diocesi una pastorale solida sulla famiglia, perché possa essere incrementata e portare frutti migliori proprio dall’inventiva delle coppie stesse in formazione. E’ dunque di primaria importanza avviare una teologia del matrimonio di fede che si rifletta su un’esperienza che è umana e divina. Gesù stesso poteva anche nascere in un modo completamente diverso, farsi trovare senza mettere in atto gesti, per quel tempo pericolosi, di una vergine non ancora sposata e un marito che tale ancora non era; eppure ha scelto la famiglia come punto di partenza e l’ha concretizzato, compiendo il suo primo miracolo alla festa di matrimonio in Cana, come si evince nella teologia di Giovanni, e realizzando l’alleanza nuova che si creava tra Dio e l’umanità.
Mons. F. Milito ha anche sottolineato che la scarsa presenza e partecipazione del popolo di Dio diocesano a questo convegno è il segno che la nostra diocesi ha bisogno di camminare molto per dare un impulso maggiore alla pastorale per la famiglia, perché questo sacramento primordiale, che rappresenta lo sposalizio nuovo tra Dio e la Chiesa, possa sempre più diventare soggetto di Vangelo.
Ciò è stato ampiamente approfondito da Don Cosimo Furfaro, direttore dell’Ufficio Catechistico. E’ nella famiglia, luogo privilegiato della nuova evangelizzazione che emergono le quattro dimensioni fondamentali della: KOINONIA, MARTYRIA, LITURGIA E DIACONIA. Queste si sviluppano ad intra e ad extra nel contesto famiglia. La prima nell’amore fedele, unitivo, fecondo e aperto alla vita, e nello stesso tempo nell’inserimento nella vita ecclesiale e nell’apertura ai bisogni dei più poveri. La seconda nella trasmissione della fede dei coniugi ai figli da testimoni di Cristo, ma nello stesso tempo come azione missionaria della famiglia stessa nella società. La terza, la liturgia, si esplica nella preghiera familiare, come lode di Dio, da cui la famiglia ha origine, ma soprattutto nella partecipazione alla vita liturgica parrocchiale, con al centro l’Eucarestia domenicale. Infine la diakonia, che si espleta nel servizio ai singoli membri della famiglia, nel dialogo generazionale, nel servizio alla Chiesa e al mondo intero, con particolare riguardo a chi è più nel bisogno.
Don Cosimo, riprendendo il saluto iniziale della moderatrice, ha sottolineato l’importanza della collaborazione piena tra gli uffici, quello catechistico e quello di pastorale familiare, che ha visto concretizzato come primo risultato la realizzazione di questo convegno. Tale collaborazione è imprescindibile, visti, da un lato, il cammino di iniziazione cristiana che la diocesi ha abbracciato come percorso di catechesi ai fanciulli in preparazione ai sacramenti e dall’altro le direttive nazionali di una pastorale integrata per la realizzazione della Nuova Evangelizzazione, che vedrà la sinergia piena tra gli uffici di pastorale per la famiglia e catechistico e che sarà l’argomento basilare del Convegno Unitario Nazionale Catechesi e Famiglia che si terrà il 19 giugno p.v. ad Assisi.
Don Tommaso Mazzei, Direttore dell’Ufficio di Pastorale Famigliare della Diocesi di Crotone dal 2007, provicario Generale e Vicario Episcopale dal 2012, prendendo spunto dal messaggio dei Vescovi sulla XXXV Giornata per la Vita, ha esordito dicendo che ‘abbiamo bisogno di riconfermare il valore fondamentale della vita, di riscoprire e tutelare le primarie relazioni tra le persone, e in particolare quelle famigliari, che hanno nella dinamica del dono il loro carattere peculiare ed insostituibile, per la crescita della persona e lo sviluppo della società’.
Presbiteri e sposi sono le due più alte espressioni della nuzialità, dell’unico mistero nuziale che è mistero di reciprocità, che nell’incarnazione ha raggiunto il massimo di un sì eterno ed intra-trinitario. All’origine della sponsalità c’è Dio ed è sempre Dio che ama attraverso di noi. Quando parliamo di presbiteri e sposi parliamo sempre dell’amore sponsale di Dio in quanto ci deve essere un’alleanza forte e stabile tra questi due sacramenti sui quali è fondata l’edificazione del popolo di Dio.
Amare come Cristo è l’impegno fondamentale, la vocazione e la missione di ogni presbitero e di ogni coppia: che si amano e amano vivendo la stessa carità di Cristo che si dona sulla croce (F.C.). Chi lega Cristo e la Chiesa è lo Spirito Santo che costituisce il contenuto, la fecondità di questo rapporto.
In questo tempo di Nuova Evangelizzazione, l’Ordine e il Matrimonio, sono ordinati alla salvezza altrui. Essi sono pertanto, accomunati dalla chiamata all’amore totale ed inesauribile di sé per dare un volto di gioia alla comunità: l’uno e l’altro dalla stessa grazia di Cristo Sposo. La gioia viene da questa alleanza promossa e condivisa: presbiteri e sposi condividono e trasmettono la spiritualità sponsale in quanto doni reciproci che provengono dall’unico sposo. La spiritualità sponsale intesa dunque come nuova via per dare speranza alla Chiesa e al mondo e per infondere gioia all’annuncio.
Il cuore di questo legame è l’Eucarestia domenicale, unica sorgente per entrambi e per la missione che rende presente l’amore di Cristo per l’umanità (Benedetto XVI, Incontro con le famiglie e con i sacerdoti – Ancona, 11 settembre 2011). La sorgente è lo stesso amore di Dio, perché è attorno all’altare del Signore che si trova il fondamento più alto, che genera una soggettualità positiva, attiva, dinamica, concreta, della famiglia fondata sul sacramento del matrimonio: frutto di un’azione comune e costante che coinvolge presbiteri e sposi. ‘L’Eucaristia fa la Chiesa e la Chiesa fa l’Eucaristia’ (Henri De Lubac). Essa è fonte di vita e di amore per tutti, perché è esperienza piena della comunione con Dio e tra noi, è la felicità di ognuno, la comunione con Lui, ed è la più grande occasione per rimanere nel Signore, con il cuore indiviso, attenti all’unico sposo che è Cristo (cfr. 2Cor. 11,2). E’ proprio nella Domenica, festa del Signore, che nella mensa eucaristica si rispecchia la mensa della famiglia. In questo giorno di lode l’Eucaristia è il luogo dell’incontro con Cristo sposo, cuore dell’ amore trinitario riversato su di noi, luogo dell’alleanza tra Dio e l’uomo, tra presbiteri e sposi, luogo di fraternità tra famiglie, sorgente sempre aperta dove ognuno attinge forza per vivere nella comunità e nella comunione il proprio sacerdozio in quanto si diventa uno con Gesù Cristo. Ed è proprio ‘da quest’unione che si impara e si sperimenta la fedeltà e la fecondità’ (J. Granados). In questo contesto si sviluppa l’accoglienza reciproca, fatta di saluto, di grazie, di gesti semplici da valorizzare nella ferialità per preparare il sacrificio della festa, giorno di riposo, dove ogni solitudine desidera l’amicizia, ogni povertà cerca fraternità, ogni divisione si ricompone nell’unità e nell’apertura all’altro. La santità passa attraverso i nostri corpi, con le nostre relazioni; ‘si può essere grandi preti e piccoli uomini, giganti del rito e pigmei in umanità’ (Mons. Renzo Bonetti), si può essere sposi e presbiteri, gentili fuori e scorbutici nella comunità e nella famiglia. Dobbiamo vivere la gioia di Cristo nello sguardo di compassione verso gli altri e nel rispetto dell’accoglienza dell’alterità, partendo da chi ci è più prossimo.
I coniugi Antonio Federico e Tiziana Salatino hanno illustrato una tra le missioni evangelizzatrici più importanti svolta da presbiteri e sposi nella storia della Chiesa, quella di Aquila e Priscilla, coppia cristiana, che grazie alla trasformazione operata in loro da Paolo, hanno insieme a lui, il più grande evangelizzatore di tutti i tempi, messo in atto la collaborazione tra la ministerialità sponsale e quella apostolica.
I due sposi, mandati dal Maestro ad evangelizzare, hanno continuato a fare della loro casa quella chiesa accogliente e fraterna, luogo di catechesi e tenerezza, delimitata dalle mura domestiche, ma protesa ad impiantarsi come tenda di rifugio nella fede. Come Aquila e Priscilla, ogni famiglia cristiana dovrebbe sentirsi ed essere riconosciuta come ‘corresponsabile’ assieme ai pastori, nella missione salvifica della Chiesa. Ordine Sacro e Matrimonio, hanno infatti nell’amore di Cristo, dono stesso per la salvezza dell’umanità, la medesima radice, perché chiamati ad una missione comune: quella di testimoniare e rendere vivo questo amore per l’edificazione della comunità, ovvero del popolo di Dio ( cfr. C.C.C. 1534).
La relazione tra presbiteri e sposi rimanda a tre elementi fondanti: la PARI DIGNITA’, propria degli sposi e dei presbiteri, in quanto unico e identico istitutore di tutti i sacramenti è Gesù Cristo; ciò non toglie naturalmente la diversità e la specificità di ognuno dei sacramenti; la loro COMPLEMENTARIETA’ o reciprocità, in quanto la Chiesa, nei molteplici stati di vita, concretizza la propria realtà di Sposa dell’Agnello nell’unico mistero eucaristico che al contempo realizza e esprime; infine, la MINISTERIALITA’, già da sempre dei presbiteri, ma solo dopo il Concilio Vaticano II riconosciuta anche pienamente alla coppia cristiana, nell’esortazione apostolica Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II e nel documento pastorale dei vescovi Evangelizzazione e sacramento del matrimonio. Il dato inequivocabile è che, insieme al sacramento dell’ordine, il matrimonio è costante punto di riferimento per l’edificazione e la vita della comunità cristiana.
Realizzare questo insieme non si esplica solo in un dialogo fondato su un accostarsi rispettoso, ma piuttosto in un’organica relazione in ordine alla Chiesa e al suo essere nel mondo e in un dialogo fattivo tra le identità per poi armonizzarsi per la missione.
Don Tommaso ha sottolineato che se vogliamo una Chiesa fondata sulla comunione fraterna, dal volto familiare, che brilla di gioia nelle case di tutti i credenti (cfr. Atti 4,33) dobbiamo favorire il legame di alleanza tra questi due sacramenti che insieme edificano la Chiesa, dove la comunione è esperienza di relazioni fondate sull’amore e sull’accoglienza del dono di sé. Custodiamo dunque la Domenica, rinnoviamo sempre questa singolare unione tra presbiteri e sposi, propria dell’ insostituibile e irrinunciabile giorno del Signore (Lettera Dies Domini), giorno di pienezza, che colma i vuoti e le distanze e che ci avvicina a Dio e ai fratelli nell’esperienza della festa che fa traboccare la nostra gioia.
Al termine del dibattito, che si è originato dalle interessanti relazioni, il convegno si è concluso con la benedizione di S. Ecc. Mons. F. Milito.
Carmen Maria Manno