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24/Giu/13

Incontro di aggiornamento del Clero della Diocesi: Dei Verbum

 ‘Abbiamo eletto come punto di osservazione questo modo di vedere il Concilio: quattro grandi documenti – pilastri fondamentali per i quali gli altri Documenti (Decreti e Dichiarazioni) sono come ‘cappelle laterali’ all’interno di una grande Basilica; non cappelle private in quanto hanno ciascuno la loro importanza per i contenuti e le valenze in esse presenti . Basti possedere e confrontare l’Enchiridion Vaticanum e l’Enchiridon Cei’ per assaporare maggiormente quanto ancora oggi hanno da comunicarci.

Con questa ‘immagine plastica’ il nostro Vescovo Francesco ha introdotto il terzo incontro di aggiornamento, o meglio di rivisitazione del Vaticano II, per il Clero della Diocesi, sulla Costituzione Dogmatica Dei Verbum.

 Mons. Milito, dopo aver sottolineato l’importanza delle due Costituzioni dogmatiche, affrontate negli incontri precedenti, Lumen Gentium e Sacrosanctum Concilium, nel presentare Mons. Armando Augello, docente e biblista conosciuto e apprezzato non solo nella nostra Calabria, come sacerdote e studioso che ha vissuto da studente il Concilio Vaticano II, e che nel suo operato è stato attraversato dalle vicende stesse del Concilio, ha specificato come la Lumen Gentium e la Dei Verbum, la Parola di Dio come fondamento e la Chiesa come esplicitazione della Parola di Dio nel corso della storia e dell’uomo, ci aiuteranno ad entrare nel tema che il Relatore tratterà e che sarà di grande arricchimento per noi. E’ dalla Parola che si nasce.

 

II Concilio Vaticano II costituisce nella vita della chiesa d’oggi un evento rivoluzionario. Fu una grande intuizione del Papa Giovanni XXIII che, come si sa, per non subire le più che probabili contestazioni dei Cardinali, li mise di fronte alla decisione già presa nel segreto del suo animo. Un Concilio era realmente necessario per far sì che la Chiesa sapesse leggere i segni dei tempi e camminasse a passo con i tempi. Si sentiva fortemente, nel popolo cristiano più sensibile e preparato culturalmente, l’inderogabile necessità di una riflessione approfondita sulla natura e la presenza della Chiesa nel mondo contemporaneo. Si sentiva l’esigenza di un serio esame di coscienza per attuare un rinnovamento non tanto della struttura, quanto della vita e della missione della Chiesa.

 

Tutti i Documenti, emanati dal Concilio, sono stati e sono importanti. L’afflato, però, che ispirò i lavori dei Vescovi e di tutti i partecipanti al Concilio, fu sicuramente la Costituzione Dommatica ‘Dei Verbum’, che ebbe una gestazione molto contrastata e irta di ostacoli, tant’è vero che, iniziata nella prima sessione del Concilio, la stesura definitiva si ebbe dopo ben tre rigetti delle stesure precedenti.

 Trattandosi della Divina Rivelazione, il problema era molto delicato anche, e non solo, per il confronto con i Protestanti, che accettano come unica norma e fonte di vita la Sacra Scrittura, contrariamente a noi Cattolici, che diamo uguale dignità d’Ispirazione sia alla Scrittura che alla Tradizione, senza tralasciare il compito di insegnare e la grande dignità del Magistero della Chiesa. Afferma il Relatore: ‘La Sacra Tradizione e la Sacra Scrittura sono strettamente tra loro congiunte e comunicanti: hanno la medesima fonte e il medesimo fine’.

 

Sulla natura della Rivelazione, poi, il Concilio fu molto chiaro, superando e perfezionando quanto in proposito era stato detto dai Concili di Trento e Vaticano I, nonché quanto aveva scritto Pio XII nella Lettera Apostolica’Divino Afflante Spiritu’. La caratteristica principale della ‘Dei Verbum’ consiste nell’affrontare la natura della Rivelazione, in cui si parla non in astratto e speculativamente della Rivelazione, ma di Dio che si rivela, che rivela il Suo mistero, che completa la Rivelazione con l’Incarnazione di Suo Figlio, il Verbo Eterno, Parola Eterna. La Costituzione inizia con queste parole: ‘In religioso ascolto della Parola di Dio’. Non dice della Scrittura, della Tradizione, ma della Parola di Dio. E lo fa scegliendo il prologo della Prima di Giovanni per la fase costitutiva della Dei Verbum, al contrario della Verbum Domini di Benedetto XVI che inizia con il Prologo del Vangelo di Giovanni.

 Dio si rivela con parole e gesti, ossia azioni. Le parole chiarificano il significato dei gesti. I gesti confermano la veridicità delle parole. La Rivelazione è avvenuta progressivamente, dall’Antico al Nuovo Testamento, e si è completata con l’avvento di Gesù Cristo, che rivela se stesso, come Dio Salvatore, ci rivela il Padre e ci invia lo Spirito Santo. Pertanto la Rivelazione ha una dimensione trinitaria, oltre che cristologica.

 La novità del documento conciliare ‘è che al centro della Rivelazione ci sono i Soggetti della Rivelazione’. Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, come pure tutti gli uomini. Non si tratta, cioè di ‘trasmissione di contenuti dottrinali’ ma dietro c’è sempre una persona a livello comunionale”.’La Rivelazione immediatamente è rivolta a quanti devono diventare fratelli, perché se è Rivelazione di figli, i figli sono fratelli, per cui la Rivelazione è per sua natura comunitaria’ Si capisce perché la tradizione costitutiva è immediatamente connessa di sua natura alla tradizione trasmissiva che viene dopo gli apostoli’.’I Dodici non sono gli autori della Rivelazione. Sono in rapporto alla comunicazione della Rivelazione. Non ne sono l’origine, non ne sono la fonte. Lo Spirito è negli Apostoli e nella comunicazione che della Rivelazione danno loro ‘. Bisogna, infine, precisare che ‘l’errore più grosso è isolare i successori degli Apostoli”. Quindi viene normale la cosiddetta Tradizione, fino agli apostoli, costitutiva, perché loro sono i testimoni. Nella successione apostolica non passa il carisma degli apostoli, passa il compito degli Apostoli di trasmettere, ma non il carisma degli Apostoli perché è esclusivo’.

Se la Scrittura è frutto della comunità ecclesiale, una volta che è fissata diventa norma; ma non l’ultima norma perchè essa è rappresentata dalle persone divine che continuano a parlare. Ecco: la Parola La ‘Dei Verbum”, infatti, ‘insiste sulla cosiddetta sacramentalità della Parola. Gesù mentre si dona parla”. La sacramentelità della Parola è Gesù stesso, verbo fatto carne, la cui Parola non si è mai staccata dalla Sua Persona. La Sua è Parola di salvezza, causa nostra salutis.

 La Parola passa attraverso la ragione, diventa teologia, diventa tutto il nostro scibile, si incultura, ma mentre si incarna rimane sempre trascendente. Nel cammino della Parola, essa non va più vista in modo discendente ma ascendente. Il Figlio è disceso per ascendere e per noi, nati dal Risorto, la Rivelazione continua a crescere e progredire mentre andiamo verso il Padre. Noi “non siamo solo nella fase dell’ accoglienza ma nella fase della crescita, rivolti verso il Padre”.

 

don Mimmo


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