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16/Lug/13

A Cannavà il Vescovo presiede la Concelebrazione eucaristica per l’ingresso del nuovo parroco Don Peppino Tripodi e il conferimento del Sacramento della Confermazione

     Giorno di confusione o giorno di fusione? Con queste parole S.E. Mons. Francesco Milito ha iniziato l’omelia della solenne Concelebrazione Eucaristica domenica 14 luglio in questa ‘cattedrale all’aperto’ cosi definita l’area adibita a sede della celebrazione nella piazza Tito Minnti di Cannavà che nello stesso giorno ha visto protagonisti don Peppino Tripodi, nominato  nuovo Parroco della Parrocchia S. Teresa di G. B. in Cannavà e 18 ragazzi che nella stessa celebrazione hanno ricevuto il Sacramento della Confermazione.
    Dopo il saluto di S. E., la presentazione del nuovo parroco, la preghiera di benedizione e i riti esplicativi, una catechista della Parrocchia ha prima di tutto ringraziato il parroco dimissionario, don Benedetto Ciardullo, per la bontà, la generosità e la pazienza dimostrata negli anni del suo ministero di Parroco; poi il pensiero a don Peppino con l’auspicio che la sua presenza  porti frutto nell’animo di tutti, per essere strumenti di quella carità operosa mirabilmente riassunta nelle parole di Giovanni ‘Vi riconosceranno da come vi amerete’. E poi i sentimenti di profonda gratitudine esternati al Vescovo a nome di tutta la comunità per essere sicuramente presenti nei suoi pensieri e nelle sue preghiere.
    Nell’omelia il Vescovo, riprendendo la frase iniziale, ha affermato che comunque il grande protagonista di questo giorno è lo Spirito Santo che opera nella varietà dei carismi e delle vocazioni, e oggi in maniera particolare soffia su chi lo riceve per la prima volta come cresimando e su un presbitero per essere ministro della Chiesa di Dio. Poi il Vescovo ha ringraziato don Benedetto per essere stato strumento quasi inaspettato dell’elezione di questo nuovo parroco per una comunità piccola, ma che con l’attenzione e la cura di un pastore più presente potrà realizzare cose grandi.
     Quindi il pensiero rivolto a don Peppino e ai cresimandi che S. E. ha voluto esprimere servendosi di alcuni brani tratti dalla ‘Storia di un’anima’ di S. Teresa di G. B., cosa che è parsa molto appropriata, essendo la parrocchia, unica nella Diocesi, intitolata a questa grande Santa.
     Ebbene la Santa parlando della sua cresima l’aveva definita ‘Sacramento d’amore’, e quel giorno momento felice in cui non sentì un vento impetuoso nella discesa dello Spirito Santo, ma piuttosto ‘quella brezza lieve, della quale il profeta Elia intese il mormorio sul monte Horeb’. ‘In quel giorno – continua la Santa – ricevetti la forza per offrire, perché ben presto il martirio dell’anima mia doveva cominciare’.
     Poi il riferimento al sacerdozio. Entrando nel Carmelo due erano le intenzioni di santa Teresa: pregare per i peccatori, pregare per i sacerdoti. E il Vescovo, a tal proposito, ha fatto presente come mettere insieme preghiera per i peccatori e preghiera per sacerdoti significa dare a un parroco il metro, la cifra del suo ministero, perché il sacerdote è tale quando sull’altare e nei sacramenti veicola questa misericordia di Dio. Questo è lo spirito di chi continua la sua missione o di chi lo riprende con una nuova comunità.
     Teresa era innamorata del sacerdozio, avrebbe voluto diventare sacerdote, pur ammirando e invidiando l’umiltà di San Francesco e di fronte a questi desideri contrastanti lei si domanda ‘Come attuare i desideri della mia povera piccola anima?’ ed è a questo punto che scopre la via più perfetta per attuare questo suo desiderio nelle parole di san Paolo: l’Amore, perché ‘l’amore racchiude tutte le vocazioni, l’amore è tutto, abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi, in una parola è eterno’. E questo lei farà offrendo ogni piccolo sacrificio, ogni premura, ogni parola, tutte le piccole cose’per amore. E  proprio nel momento in cui è pronta per il passaggio alla vita del cielo lei confida ad un sacerdote che  manterrà la sua promessa  e che quello che lei continuerà a fare per i sacerdoti sarà più efficace in cielo che sulla terra.
   Da qui la considerazione fatta a don Peppino della sua fortuna di essere parroco di questa Parrocchia che nella sua piccolezza potrà diventare  una parrocchia dinamite perché basta mettere una fonte di fuoco dove c’è l’infiammabile e può succedere un incendio: ‘da questa comunità piccola  mettendo insieme la ‘Teresa’ del cielo e le ‘Terese’ della terra, i collaboratori della Parrocchia, potranno essere realizzate cose grandi’, tanto più che don Peppino, Responsabile diocesano della Pastorale sanitaria, potrà avere uno sguardo particolare verso i più deboli, i più poveri’proprio come Santa Teresa, che è stata la santa della sofferenza, la santa che nel suo travaglio interiore  ha sperimentato anche forti tentazioni  superate con la fede,  con la certezza che  quando è presente lo Spirito Santo,  il Signore c’è, è vicino. Per questo l’invito finale a tutti ad affidarsi a Santa Teresa e allo Spirito Santo che ‘di noi vuole fare un tempio della sua gloria’.
    Un’ultima sottolineatura: il non aver richiamato le lettura della domenica, perché collegate con l’omelia dal riferimento fatto all’Amore che solo immette nella dinamica del dono e che, come affermato nella lettera ai Galati, è frutto dello Spirito, che ci guida alla Carità, nella testimonianza e nell’impegno missionario del ‘Va’ e fa’ anche tu così’ della Parabola del  buon Samaritano.
     Difficile descrivere il clima di commozione e l’intensa partecipazione che ha animato tutti i presenti alla celebrazione, espressa anche dai piccoli doni fatti a S. E., a don Benedetto e a don Peppino, dal dono di una reliquia di un indumento di Santa Teresa fatto dal Vescovo a don Peppino, sottolineata anche della presenza del sindaco del paese di Rizziconi, dott. Giuseppe Di Giorgio, che ha voluto essere presente a questo momento di festa della comunità di Cannavà con l’augurio che la missione di don Peppino Tripodi sia per tutti  apportatrice di nuovi e abbondanti frutti di operosità.
 
Diacono Cecè Caruso

Allegati:

Apertura Causa Beatificazione di P. Ludovico Polat

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