Questa l’espressione usata da Papa Bergoglio durante il discorso di benvenuto alla “Giornata Mondiale della Gioventù 2013” in Brasile, che gradisce paragonare i giovani alla pupilla degli occhi da cui passa la luce per realizzare in noi il miracolo della visione. “La gioventù è, infatti, definita la finestra attraverso la quale il futuro entra nel mondo”. Futuro che si pone all’attenzione delle nostre generazioni come grandi sfide da saper affrontare per donare a questa significativa fascia d’età quel terreno fertile sul quale poter piantare il seme della spontaneità e della gioia, vivendo l’autenticità dell’amore che accomuna coloro che provengono da culture e civiltà diverse, capaci di manifestare sentimenti di solidarietà verso i più deboli, realizzando quel senso di fratellanza che unisce le diversità e trova il suo culmine massimo nell’amore che discende dagli insegnamenti di Cristo. Quel Cristo Redentore che ha spalancato le braccia a quanti giovani siano andati a cercarlo, in questo particolare momento storico, su quella spiaggia di Copacabana a Rio De Janeiro: circa un milione e mezzo per la Via Crucis dello scorso 26 Luglio e tre milioni e mezzo alla messa di domenica 29.
Il monito di Papa Francesco, nelle diverse giornate trascorse a Rio è andato soprattutto ai governanti, ai politici, agli economisti, agli uomini di cultura e a quanti detengono la responsabilità nei diversi settori della vita sociale, affinché attraverso scelte appropriate, che non mirino al possesso e successo personale, ma al rispetto della dignità umana, ogni leadership nel proprio ruolo, sappia tenere testa ad una sfida storica senza precedenti, sviluppando una visione umanistica dell’economia in grado di far fronte alla povertà, sradicando gli elitarismi e creando una dimensione civica a misura d’uomo che tenga conto dei valori tramandati dal Vangelo.
Pur scusandosi con Vescovi e Parroci, Papa Bergoglio ha incitato i giovani a fare “chiasso” ed “essere rivoluzionari nella carità”, nelle diocesi e nelle parrocchie, affinché siano ascoltati, eludendo la cosiddetta eutanasia culturale che spesso si verifica sia nei confronti dei giovani che degli anziani, i quali, invece, devono agire in sinergia in quanto in essi vengono individuati i due vertici che cambieranno il mondo. “Esiste una generazione di giovani che non ha sperimentato la dignità guadagnata col lavoro, perché è alta la percentuale di disoccupazione”. Sono queste le dolenti note che hanno indotto il Santo Padre a commentare: “I giovani devono farsi valere lottando per l’affermazione di questi principi e gli anziani devono aprire la bocca per tramandarci la saggezza dei popoli, la cultura, la storia, la giustizia ed ogni memoria, nella consapevolezza che giovani e anziani, in questo momento, sono condannati all’esclusione”. L’esortazione forte, quindi, va ai giovani che assieme agli anziani, devono mantenere integra la fede in Gesù Cristo, evitando di fare frullati che si addicono solo alla frutta, mentre il piano d’azione su cui operare sempre nella vita deve essere costituito da due elementi portanti: le Beatitudini e il capitolo 25 di Matteo.
Altro suggerimento che i giovani devono tener presente è come guardare alla Croce su cui è morto Cristo, che non deve essere motivo di scandalo, ma forte punto di riferimento. È, inoltre, importante andare contro corrente guardando al matrimonio come forte valore che non è “fuori moda” e per il quale vale ancora la pena impegnarsi per tutta la vita, facendo scelte definitive.
L’altra esortazione è di non perdere la speranza e di non sentirsi ingabbiati come Lui stesso spesso si sente, perché troppe le convenzioni e le ufficialità. La Chiesa, invece, è invitata a non chiudersi attraverso i suoi rappresentanti, – ha commentato il Papa – deve uscire fuori, sulle strade dove trova spazio la vera missione in Cristo, e la vita cristiana non deve limitarsi alla preghiera, ma dalla preghiera deve nascere l’impegno continuo e coraggioso alla costruzione di un mondo nuovo. Suscitando quindi un entusiasmo nei giovani fuori dal normale, sembrerebbe scatenare, col giusto equilibrio, una sorta di “rivoluzione” della fede, che sostituisca l’amore all’egoismo, che sancisca, con la gioventù che Lo ha accolto alzando le braccia al cielo, una sorta di alleanza con una Chiesa che spalanca le sue porte, misericordiosa nei confronti del peccato e che si impegni a lavorare per un mondo da cambiare e che è in attesa d’intervento immediato.
La stessa consegna del Santo Padre: “andare senza paura per servire”, è stata vissuta dalla nostra Chiesa Particolare di Oppido Mamertina- Palmi a San Giorgio Morgeto con la presenza di centinaia di giovani, provenienti dalle varie Comunità Parrocchiali. Alla Veglia notturna è seguita la Celebrazione Eucaristica presieduta dal nostro Vescovo Francesco, il quale li ha invitati a “tuffarsi” virtualmente in mezzo agli altri giovani e vivere le attese e le speranza di quanti, dai quattro angoli della terra, circa tre milioni e mezzo di giovani, hanno vissuto a Copacabana momenti di forte esperienza di Cristo e di Chiesa.
Papa Francesco, prima dell’Angelus, al termine del suo viaggio, con il suo consueto arrivederci, ha annunciato che la prossima GMG del 2016 si svolgerà a Cracovia. Il nostro Vescovo, a ciascun giovane della nostra Diocesi, con lo slancio pastorale e comunicativo che lo contraddistingue ha lanciato questo monito: ‘Tocca adesso a Voi e a quanti incontrerete nelle Vostre Comunità parrocchiali, annunciare la bellezza di Cristo e del Vangelo’.
don Mimmo Caruso