Il nostro Vescovo ha sottolineato nell’omelia l’importanza del ‘sentirsi chiamati da Dio’ in uno dei più importanti compiti: il ministero dell’evangelizzazione. ‘Non ci si deve sentire soltanto catechisti circoscritti tra le proprie mura parrocchiali – ha ribadito Mons. Milito – ma nel senso più ampio, aperti e disponibili al servizio della più ampia comunità diocesana’. Per questo ha rivolto l’invito perché tra i catechisti ci sia chi offra la sua disponibilità per un ministero di sussidiarietà in zone della Diocesi da considerarsi come terra di missione.
I primi due giorni di grande formazione catechetica sul tema ‘IL LINGUAGGIO CATECHISTICO NEL CAMPO DELLA COMUNICAZIONE‘, sono stati tenuti da don Tonino Romano, Docente alla Pontificia Università Salesiana di Roma e alla Sezione staccata di Messina, che ha esordito con una serie di domande: «Come la Chiesa comunica la Parola di Dio? Quale comunità può fare catechesi? Qual è la missione di Gesù?».
Nella sua ampia e approfondita relazione don Tonino ha in modo esauriente risposto alle domande, alternando i contenuti teologici a quelli esperienziali, presi dal suo vissuto e che hanno fortemente segnato la sua vita.
Don Romano ha iniziato il suo intervento, sottolineando che il binomio, annunzio e realizzazione, contenuto nella liturgia, si deve trasformare in Evangelizzazione. Quest’ultima obbliga la Chiesa a una riscoperta e riformulazione della propria identità e della propria missione. La catechesi, a sua volta, è ogni forma di servizio ecclesiale della Parola di Dio, orientata ad approfondire e a far maturare la fede delle persone e delle comunità in un contesto in cui bisogna accettare la sfida della complessità e del pluralismo culturale e religioso; superare la grave crisi di credibilità della Chiesa, con lo sforzo di testimonianza, di autenticità e la concentrazione sull’essenziale.
Il Relatore ha poi ribadito che la funzione catechetica nella Chiesa è molto vasta e si realizza in forme molto diverse:
– è un momento significativo entro il processo globale di evangelizzazione;
– è un momento diverso e successivo al primo annuncio o prima evangelizzazione;
– penetra all’interno dell’azione liturgica della Chiesa.
Inoltre egli ha evidenziato che tutte le azioni della Chiesa convergono nelle quattro dimensioni:
1. kerigma: introduzione all’ascolto/comunicazione;
2. liturgia: introduzione al mistero che si realizza nella liturgia;
3. diaconia: avvia al servizio (campo educativo/politico/sociale);
4. koinonia: avvia al vivere/crescere in comunione/amicizia.
Proseguendo don Tonino ha sottolineato che il catecumenato è un’iniziazione alla globalità dell’esperienza cristiana perché implica un insieme sapientemente organizzato di momenti, scadenze e riti che fondono armoniosamente le dimensioni essenziali dell’esperienza cristiana. Tuttavia la maturazione nella fede esige tempo: il Vangelo parla di semina, di crescita, di mietitura, di separazione del grano dalla paglia.
Inoltre egli ha evidenziato un altro aspetto centrale nel discorso della catechesi: il problema del linguaggio, sottolineando l’importanza dei linguaggi propri della comunicazione religiosa, attraverso gli elementi tipici della comunicazione come il racconto e il simbolo, l’espressione iconica, gestuale, e di quelli non verbali come quello biblico, del Simbolo (Credo), e quello liturgico, delle formule dogmatiche. Il linguaggio catechetico deve dunque avvalersi dei suddetti linguaggi perché la catechesi sia completa.
Don Romano ha poi voluto mettere in risalto che nel processo di evangelizzazione è di fondamentale importanza il ruolo del cristiano. Quest’ultimo deve essere essenzialmente missionario e basarsi sulla verità che va intesa come esperienza pienamente umana, nel rapporto uomo-Dio, che si rende aperta a tutti i rapporti possibili. Nello stesso tempo essa è esperienza che l’uomo fa della rivelazione di Dio e di Cristo in quanto è esperienza del quotidiano, dove Dio si rivela, fino alla pienezza dell’uomo.
L’identità, dunque, del cristiano è comunione che vive in verità la missione. Essa è fedeltà a Dio-mistero presente in mezzo a noi. Il nucleo della fede è la vita della Chiesa, animata dallo Spirito che ricorda il Padre e il Figlio. Il sacerdote ha messo in risalto che la catechesi narra le opere meravigliose che Dio, Trinità, ha compiuto nella storia degli uomini, da Lui iniziata nella creazione e che porta a compimento. Infine essa deve predisporre all’incontro personale con Cristo e far sì che si istauri una vera relazione personale tra il trasmettitore/catechista e il recettore/catechizzando, perciò è fondamentale narrare in modo che si faccia comunione.
Don Tonino ha dunque concluso la sua riflessione dicendo che il catechista è il narratore, l’ermeneuta e l’interpretante, cosicché si può sintetizzare il tutto in un unico slogan: ‘evangelizzare, narrando e narrare evangelizzando‘.
S. E. Mons. Milito, al termine della celebrazione, ha ringraziato vivamente don Cosimo Furfaro e don Giuseppe Sofrà per l’opera continua, intelligente, qualificata che stanno portando avanti, arricchita ora, nel loro già sperimentato bagaglio ministeriale, dagli studi di specializzazione in Catechetica, che proprio su richiesta del Vescovo, stanno approfondendo a Messina presso l’Istituto Telogico ‘San Tommaso’.
Carmen Maria Manno