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06/Dic/13

La Prima Catechesi di Avvento del Vescovo sulle Virtù Teologali: FEDE

Vicariato Polistena: Parrocchia M. SS. Immacolata

 

     Sono iniziate anche per il Vicariato di Polistena, lunedì 9 dicembre, le Catechesi del Vescovo per questo tempo di Avvento sulle Virtù Teologali. Il primo incontro si è svolto la sera di lunedì 9 dicembre nella Chiesa parrocchiale di Maria SS. Immacolata di Polistena partendo appunto dalla prima delle tre virtù: la Fede. A fare i saluti iniziali è stato don Salvatore Larocca, Vicario foraneo del Vicariato di Polistena, ringraziando Sua Eccellenza e i presenti e illustrando il programma degli incontri.

      Prima di iniziare la catechesi il Vescovo, dopo i saluti ai parroci e ai fedeli, ha spiegato il perché di queste catechesi e le motivazioni della scelta delle tematiche da trattare: si è partiti lo scorso anno – Anno della Fede voluto da papa Benedetto XVI ma anche Anno Cantiere per la Nuova Evangelizzazione per la nostra Chiesa diocesana – in preparazione al Natale con le Virtù Cardinali, virtù perseguibili da tutti al di là della fede professata e basilari per comportamenti improntati a saggezza di vita buona; in preparazione alla Pasqua poi le catechesi sui sette vizi capitali che rappresentano la ‘testa’ di tutti gli altri vizi. Quest’anno in Avvento si tratteranno le Virtù Teologali,  in Quaresima le Sette opere di Misericordia corporale.

      Dopo questa presentazione si è partiti col tema della serata, facendo riferimento e attingendo al testo che guiderà i diversi incontri: il Catechismo della Chiesa Cattolica, nella sezione e nel capitolo dedicato proprio alle virtù.

      Il CCC definisce la virtù come disposizione abituale e ferma a fare il bene e il vivere una vita virtuosa come il divenire simili a Dio; da qui poi si è fatto un passo in avanti cercando di distinguere le virtù umane da quelle teologali.

      Le virtù umane sono attitudini ferme, disposizioni stabili che regolano i nostri atti, le nostre passioni e aiutano l’uomo ad avere padronanza di sé e gioia per condurre una vita moralmente buona. Ma che rapporto c’è tra la virtù – l’impegno – e la grazia, dono di Dio? La grazia divina  permette all’uomo di elevarsi e di essere, con l’aiuto di Dio, veramente se stesso; le virtù, purificate ed elevate dalla grazia divina, forgiano il carattere e rendono spontanea la pratica del bene.

Le virtù teologali hanno però un qualcosa in più, perché fondano, danno anima, caratterizzano l’agire morale cristiano; se la virtù umana è sforzo di sé, le virtù teologali sono regalate dal Signore, infuse nell’animo dei fedeli – dal momento in cui veniamo battezzati  ‘  per renderci capaci di agire da figli di Dio. Se il Signore ci fa il dono di queste virtù è perché vuole che noi viviamo in corrispondenza di esse, cioè  viviamo come Lui.

     E si è arrivati poi al cuore della catechesi, la prima delle Virtù teologali, seguendo ancora quanto ci dice il CCC: la fede è la virtù teologale per la quale noi crediamo in Dio e in tutto ciò che egli ci ha detto e rivelato perché egli è la stessa verità. Dunque lo ‘scopo’ della fede che Dio mette in ciascuno di noi è  di credere in Lui, in tutto quanto ha detto e ha fatto, perché in Dio il dire corrisponde al fare; ci possiamo fidare di Lui perché quanto Egli dice, ha fatto e fa per noi, è autentico ed è vero. Ma la fede, una volte che ci è stata data, resta sempre in noi? Come le cose umane – ha proseguito il Vescovo –  anche la fede va custodita con la vigilanza, che è vita di grazia, vita senza peccato, perché una vita di peccato è la negazione della fede stessa. La fede quindi è un dono, va custodita, ma poi deve essere professata; non basta mantenerla per sé, ma occorre che ci sia una libera e gioiosa dimostrazione in duplice direzione: con le parole ma soprattutto con la vita. La fede dei cristiani diventa credibile non solo quando la professano, ma quando la vivono, anche se nel nostro tempo questo non è sempre facile.

      Volgendo al termine la sua catechesi, il Vescovo ha poi presentato – e invitato ad acquistare e leggere – l’Esortazione Apostolica di Papa Francesco, ‘Evangelii Gaudium’, soffermandosi sull’importanza della Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede che si realizza fondamentalmente in tre ambiti: l’ambito della pastorale ordinaria, cioè vivendo e trasmettendo la fede nell’ordinarietà dei nostri impegni; nell’ambito poi delle persone battezzate che però non vivono l’esigenza del Battesimo, non hanno un’appartenenza cordiale con la Chiesa e non sperimentano più la consolazione della fede, e questa purtroppo oggi è la realtà più diffusa, perché si può appartenere ‘anagraficamente agli elenchi’ della Chiesa, ma non concretamente. L’ultimo ambito infine è quello delle persone che non conoscono Gesù Cristo o lo hanno sempre rifiutato, e qui il compito di trasmissione della fede non spetta solo ai missionari, ma serve un impegno forte da parte di tutti.

     La serata si è conclusa poi con una serie di domande che alcuni tra i presenti hanno posto al Vescovo  che, rispondendo con semplicità e con esempi pratici, ha fatto sì che questa catechesi si  concludesse con un piacevole ed interessante dialogo e confronto.

      Terminando con una preghiera alla Madonna, ci si è dato appuntamento al prossimo incontro.

 

                                                                                                       Giovanni Mammola

 

Vicariato Gioia Tauro-Rosarno: Centro del Laicato
 
 
     Avvento, tempo forte dello spirito per richiamare alla conversione, tempo propizio per riflettere alla luce della parola di Dio.

     E’ con queste intenzioni che il nostro Vescovo, S. E. Mons. Francesco Milito, anche quest’anno proporrà delle catechesi di formazione, in avvento con attenzione particolare al Vicariato di Gioia Tauro – Rosarno e al Vicariato di Polistena sulle tre Virtù Teologali e in quaresima sulle opere di misericordia corporali.

     La prima di queste Catechesi, sulla Fede, si è tenuta la sera del 4 dicembre presso il Centro del Laicato di Gioia Tauro.

     Il nostro Vescovo, nel porgere il suo saluto e il suo ringraziamento agli intervenuti, ha fatto presente come l’anno scorso, per la nostra Diocesi Anno cantiere per le Nuova Evangelizzazione, in coincidenza con il 50° anniversario del Concilio Vaticano II e nella ricorrenza del 20° anniversario del Catechismo della Chiesa Cattolica, come supporto alle varie opere realizzate, erano state da lui proposte le catechesi sulle quattro virtù cardinali e sui sette vizi capitali: sulle virtù cardinali perché, in un discorso unitario, esse costituiscono le virtù cardini, su cui ogni vita che voglia essere autentica deve girare, virtù non specificamente cristiane, ma ispirate a norme di saggezza e di bontà perseguibili da tutti.

     Quest’anno il passaggio alle virtù teologali, collocate nel Catechismo della Chiesa universale nella parte terza, intitolata la vita in Cristo e precisamente nella sezione prima, la vocazione dell’uomo: la vita nello spirito e nel capitolo primo: la dignità della persona umana, all’articolo 7, a significare che le virtù teologali discendono dalla vita in Cristo a partire dalla dignità riconosciuta  ad ogni essere vivente per essere stato creato a ‘immagine e somiglianza di Dio’.

     Il Vescovo, proseguendo nella sua catechesi, condotta con semplicità e gioiosa vivacità che ha aiutato i presenti a seguire con attenzione e partecipazione, ha poi  parlato in generale delle virtù che il CCC definisce come ‘abiti, cioè come conquiste stabili, attitudini, capacità di essere fermi, che aiutano l’uomo ad avere padronanza di sé e gioia per condurre una vita moralmente buona, che non comprimono, ma ordinano le passioni guidando la nostra condotta seconda la ragione e la fede’.

     E dalle virtù umane che sono purificate ed elevate dalla grazia divina e che con l’aiuto di Dio rendono spontanea la pratica del bene, il passaggio alla virtù teologali, così definite perché si riferiscono direttamente a Dio, sono infuse da Dio e permeandoci ci trasformano e ci rendono capaci di vivere come suoi figli.

     Quindi il passaggio alla prima virtù teologali, la Fede, e la prima domanda che S.E. ha posto, è stata ‘cos’è la fede?’. ‘La fede – ha proseguito il Vescovo, richiamandosi al CCC – è la virtù teologale per la quale noi crediamo in Dio e con la quale l’uomo si abbandona totalmente e liberamente a lui’.

     Il Vescovo ha fatto poi presente che la fede è bella, ma è difficile, perché molte volte ci assalgono i dubbi, soprattutto nelle le prove difficili della vita, ma la fede ci dà la certezza che Dio è vicino, accanto a noi. La fede non è qualcosa di esterno all’uomo, ma qualcosa che ti prende dal di dentro e ti fa orientare e vivere secondo Dio.

     E per questo che è possibile peccare contro la fede e questo succede quando l’uomo pensa di poter vivere senza la fede e, allontanandosi da Dio, compie il male.

     La fede è un dono che con il battesimo viene infuso nell’anima dei fedeli, ma non basta avere questo dono perché se esso non viene sviluppato è come se non ci fosse. E per questo che la fede si accompagna sempre alla speranza e all’amore, perché ‘la fede senza le opere è morta’. E’ importante, pertanto non solo custodire la fede, ma professarla, darne testimonianza. A tal proposito il Vescovo ha fatto presente che ‘è meglio essere cristiani e non dirlo che professarlo e non esserlo’, perché oggi non c’è tanto bisogno di  persone sapienti, preparatissime, ma soprattutto di testimoni che parlino con franchezza, con ‘parresia’ – ha aggiunto S. E. – che non significa dire tutto francamente, liberamente e consapevolmente, ad esempio quando le cose non si fanno con garbo e con carità, ma  che vuol dire non avere condizionamenti di fronte alla verità che si deve testimoniare’.

     Nell’ultima parte della Catechesi il Vescovo ha presentato la nuova Esortazione Apostolica  di Papa Francesco ‘Evangelii gaudium’, invitando i  presenti a leggere questo importante documento e sottolineando quanto sia importante la Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede e come essa si realizza fondamentalmente in tre ambiti, in primo luogo nell’ambito della pastorale ordinaria, rivolta alle persone che frequentano regolarmente la Comunità; poi nell’ambito delle persone battezzate che però non vivono le esigenze del battesimo e a tal proposito il Vescovo ha evidenziato con tristezza,riferendosi anche a recenti fatti di cronaca locale che hanno sconvolto l’opinione pubblica, come oggi la grande maggioranza delle persone, pur battezzate, che hanno fatto la prima comunione e hanno ricevuto la cresima, vivano in questo modo; e infine l’ambito delle persone che non conoscono Gesù Cristo o lo hanno sempre rifiutato. E’ per l’urgenza di questa missione che il Vescovo ha invitato i presenti a impegnarsi con zelo nell’attività missionaria, domandandosi se siamo capaci  quasi di sedurre, convincere le persone con la nostra fede con la nostra vita, perché ‘se il cristiano non riesce a sedurre, che cristiano è?, perché i cristiani, all’inizio della loro missione, hanno saputo stravolgere la mentalità del mondo – erano un cuor solo e un’anima sola -, disposti a dare testimonianza della loro fede spesso con il martirio’. ‘A noi – ha concluso il Vescovo –  è richiesto un martirio più delicato, di essere testimoni, vivendo onestamente il nostro essere cristiani, rendendo, con la nostra testimonianza, ragione della nostra fede’.

     Numerosi sono stati, a questo punto, gli interventi dei presenti e puntuali le risposte del nostro Vescovo, risposte anche simpatiche sottolineate dai numerosi applausi per la loro disarmante semplicità e concretezza.

     Alla fine l’invito del Vescovo  alla preghiera, perché senza la preghiera il cristiano non va da nessuna parte e la conclusione con la preghiera corale a Maria, in questa novena dell’Immacolata, a lei che è la Stella della Nuova Evangelizzazione perché ci aiuti a ‘risplendere nella testimonianza della comunione, del servizio, della fede ardente e generosa, della giustizia e dell’amore verso i poveri, perché la gioia del Vangelo giunga sino ai confini della terra’.

 

Diac. Cecè Caruso


Allegati:

Apertura Causa Beatificazione di P. Ludovico Polat

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