Malgrado una resistenza di fondo legata al carattere timido dell’età giovanissima, i ragazzi, avevano voglia di fare; stimolati dagli educatori, essi hanno sperimentato, attraverso mirate tecniche teatrali, quali la drammatizzazione, il gioco, la conduzione teatrale, l’animazione da palco e la musica, come prendere consapevolezza della propria espressione gestuale e verbale. Un lavoro certosino condotto dai responsabili dei gruppi che hanno insegnato ai ragazzi provenienti da realtà diverse come conoscersi tra di loro, come relazionarsi, come crescere insieme e come migliorarsi. Il tutto attraverso una scena teatrale o un gioco inventati dagli stessi giovani, i quali hanno dato sfogo alla propria fantasia, improvvisandosi, Cappuccetto rosso o Cenerentola o Siriani in fuga da un bombardamento, immaginando realtà che a noi adulti sembrerebbero banali, ma per loro sono ancora importanti. Non solo. I ragazzi hanno dato lettura espressiva ad una favola, come ‘Il Gigante egoista’, ad una canzone tradotta, come la ‘Vita è bella’ di Noemi, riflettendo sul significato di esse e sull’emotività e la fisicità dei personaggi, o semplicemente hanno fatto ballare i loro corpi, trasportati dalla musica e dall’immaginazione dei colori dell’arcobaleno.
Una costante trasmissione di emozioni, durante la due giorni, ma soprattutto di contenuti concreti che hanno parlato il linguaggio attuale, quello dei giovani. Sono state i docenti Maria Ciano, Melania Scarcella, Arcangelo Macrì, Bruna Corsaro, Maria Bonfiglio, a selezionare gli studenti, che fanno parte del Movimento studentesco di azione cattolica, per il workshop formativo. Un’esperienza guidata spiritualmente da don Emanuele Leuzzi il quale ha ascoltato, giocato, ballato e cantato con i giovani, conclusasi con la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Franceco Milito, vescovo della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, presente in ogni occasione.
Monsignor Milito, durante la sua omelia, ha plaudito all’evasione da casa dei giovani, ricordando che la chiesa incoraggia a questo tipo di evasione, che porta alla riflessione interiore e rispecchia, in questo caso, il tempo dell’Avvento, tempo di preparazione ad accogliere Gesù Bambino. Lo stesso ha spinto i giovani a capire il mistero profondo dell’amore di Dio spiegando il significato del Vangelo di domenica scorsa, Matteo 11,2-11, in cui Giovanni chiede a Gesù: ‘Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?’. Nella figura di Giovanni Battista, «il pedagogo», che non si lascia manipolare, c’è «lo scatto di conferma che Gesù è l’unica verità. Il mondo contemporaneo si trova a domandarsi se Gesù è esistito veramente» ha detto Milito, aggiungendo che «anche noi oggi siamo interpellati a chiedercelo. La risposta verrà solo da Lui». Non ha lasciato dubbi il vescovo Milito ai giovani che ha spronato a dimostrare la loro fede nelle azioni di ogni giorno, «azioni capaci di rispondere agli altri attraverso le Sue opere, solo così ci possiamo innamorare di Lui. Se non siete ciechi e storpi, testimoniate, essendo per gli altri illuminanti come Gesù. Se Egli diventa centrale, la nostra vita è centrata». Alla conclusione della santa messa Sua Eccellenza Mons. Milito ha consegnato ai ragazzi una bustina, contenente l’immaginetta di Gesù Bambino nella culla, una foglia di ulivo e la terra santa, proveniente proprio dalla terra di Gesù, un dono simbolico, per dire ai ragazzi di aderire alla terra eterna.
Hanno partecipato all’iniziativa la maggior parte delle scuole superiori della Diocesi. Tra gli istituti coinvolti erano presenti: l’Itis, lo scientifico ed il classico San Paolo di Oppido-Mamertina, il Severi di Gioia Tauro, il classico Geraci e lo scientifico Guerrisi di Cittanova, l’industriale Milani e l’alberghiero Renda di Polistena, il tecnico Einaudi, il classico Pizi ed il pedagogico Alvaro di Palmi, tredici scuole che hanno voluto mettere in gioco i loro studenti perché nella vita c’è sempre un gioco da giocare.
Kety Galati