La celebrazione quest’anno, ancor più che in altre occasioni, si è configurata come intima ed intensa meditazione nel raccoglimento quasi familiare della Cappella del Seminario Vescovile. Monsignor Milito, durante l’omelia, ponendosi dinanzi a noi con grande dolcezza, ha saputo infatti trascendere qualunque barriera e distanza spirituale, riuscendo a radunare i nostri spiriti ed i nostri cuori attorno al vivo fuoco della Parola di Dio.
Fortezza, sapienza e dolcezza: queste le parole chiave, i punti cardini, da cui ha preso le mosse e intorno a cui si è articolato il discorso di Sua Eccellenza. La sapienza, luce capace di indicare la retta via, deve essere il fondamento su cui edificare la propria vita, un possesso perenne contrapposto alla fugacità di qualsiasi sapere enciclopedico. La fortezza e la dolcezza, due concetti apparentemente ossimorici che solo attraverso l’esperienza di fede pervengono ad una più alta e profonda unità, sono poi le virtù attraverso le quali un cristiano può instaurare un rapporto armonico con se stesso e con il mondo.
Non è stata una celebrazione come tutte le altre; abbiamo, infatti, avuto la possibilità di assistere alla Professione di Fede e al Giuramento di due giovani, Emilio Sponton e Giovanni Montorro, che rispettivamente il 26 e il 27 dicembre diventeranno Diaconi. Il Vescovo ha rivestito un momento, solitamente vissuto nell’intimità, di alto valore esemplare rendendolo il simbolo di una Fede vibrante di passione che si rinnova e si nutre dell’entusiasmo di questi due giovani, sedotti (termine usato dal Vescovo durante il suo discorso) dalla dirompente intensità con cui l’amore divino si manifesta. Siamo stati profondamente affascinati da questo momento.
Non possiamo non essere grati a Monsignor Francesco Milito per averci permesso di vivere, seppur da spettatori, un esperienza insolita ma altamente significativa come questa.
Giuseppe Calarco