Il tema è stato scelto dal suddetto ufficio, in vista del Congresso Eucaristico Diocesano che si terrà dal 12 al 19 giugno 2014. La relazione è stata ricca, esaustiva e così dettagliata da lasciare l’intera platea con il fiato sospeso per un’intera ora.
Don Elvio, dopo aver tracciato un rapido excursus storico sulla celebrazione cristiana del matrimonio, è entrato nel vivo dell’argomento. Partendo dall’affermazione: ‘La vita matrimoniale deve essere una vita Eucaristica’, egli ha analizzato tutti i momenti salienti della Celebrazione Eucaristica, paragonandoli alla vita familiare.
‘L’Eucaristia è il Sacramento dello Sposo e della Sposa. In Paolo Ef. 5,24-36, l’amore sponsale si manifesta con l’amore di Cristo per la Sposa sua Chiesa: ‘E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola.
Il relatore ha continuato illustrando l’importante ruolo della ‘donna’ che come tale va difesa, salvaguardata, promossa in quanto è sposa e madre. Don Elvio ha accennato all’importanza della partecipazione all’Eucaristia’ domenicale che non va vissuta come obbligo, ma come autentica festa della Pasqua Domenicale, festa della comunità, alla quale partecipa la famiglia, in quanto specchio dell’Eucaristia stessa. La famiglia ha ribadito, è Chiesa Domestica a tutti gli effetti. Così ogni famiglia partendo da posti, luoghi e cammini diversi, converge in unico luogo per vivere insieme, in unità, un unico momento eucaristico. La famiglia stessa è il simbolo dell’unità.
Ha proseguito sottolineando che dopo l’accoglienza, si passa al momento penitenziale del chiedere il ‘perdono’ a Dio e ai fratelli. Il concetto del perdonare è molto importante, ha notato don Nocera, perché vuole dire ‘dare fiducia’ all’altro accogliendolo con i suoi limiti e i suoi difetti. Questi due passaggi sono fondamentali e presenti anche nella famiglia stessa:
– L’accoglienza
– Il perdonarsi reciprocamente, accogliendo l’altro con i propri limiti e i propri difetti è fondamentale perché lo si ricrea rendendolo una persona ‘nuova’ in Cristo.
– Il passo successivo è costituito dall’Ascolto della Parola. La PAROLA, in quanto tale, è indispensabile ‘dirsela’ e ‘manifestarla’ affinché attraverso di essa possa passare il dialogo e con esso L’AMORE, che è il simbolo del tempo che dedico alla persona con la quale, attraverso la parola, dialogo. Nella Liturgia Eucaristica ‘la Parola’ realizza il Dialogo con Dio, così diventa parte di un atto divino.
Una volta che ci si è accolti, perdonati e si inizia a dialogare, ha evidenziato don Elvio, si arriva anche ad offrirsi reciprocamente l’uno all’altro, per diventare ‘mangiabili‘ cioè un unico essere con Dio. In questo modo nasce l’armonia perfetta tra Dio e l’uomo perché ‘Dio ha dato, io ho lavorato‘, ciò fa nascere la Vera Carità che è un ATTO D’AMORE puro, che se noi lo offriamo viene consacrato da Dio, perché questo Amore non è un atto nostro, ma è un atto di Dio, è un AMARE di Dio. L’AMORE ha proseguito il relatore è l’elemento fondamentale che alimenta sia la famiglia che il mondo, perché se il flusso di amore di Dio viene chiuso nella famiglia, viene chiuso al mondo intero.
Così si arriva all’unità d’unione piena: da DUE si diventa solo UNO: fisicamente, psicologicamente e affettivamente. Più si è UNO, più brilla quell’amore di Dio in noi, più siamo testimoni e pronti a manifestarlo al mondo. Infatti il rito di conclusione della messa, non è altro che l’inizio della missione evangelizzatrice, grazie a quella linfa vitale ricevuta dall’aver pienamente vissuto la Celebrazione Eucaristica e l’unione totale a Dio.
Così ha concluso don Elvio: ‘In famiglia non si vive qualcosa di diverso dalla stessa Messa:
ACCOGLIENZA, PERDONO, OFFERTA, UNIONE e MISSIONE.
Al termine della relazione si è aperto un lungo dibattito con interventi e testimonianze profonde e interessanti sui vari temi toccati della famiglia, della liturgia e della carità.
Carmen Maria Manno