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25/Mar/14

Andando incontro a Papa Francesco

Esattamente due mesi fa, è stata proposta alle scuole della Diocesi Oppido-Palmi un’iniziativa che coinvolgeva tutti i ragazzi, l’invito ad ‘andare incontro a Papa Francesco’. L’emozione ovviamente è stata per ognuno diversa, ma credo che ci sia stato qualcosa che appena ricevuta la notizia ci abbia accomunato: un desiderio matto di futuro per la voglia di vedere il nostro umile padre, ascoltarlo con le nostre orecchie proprio dal vivo, e far tesoro delle sue parole che dovremmo ognuno di noi mettere in pratica nella vita e coltivare nel nostro piccolo. L’attesa è stata sempre più grande, intensa e fonte di gioia che durante il viaggio e il pellegrinaggio ognuno di noi ha espresso attraverso sorrisi, abbracci, scambi di parole, di gesti, di sguardi: il tutto fatto con amore.
     Siamo partiti con molta impazienza ed impeto nel cuore Martedì 25 Febbraio alle ore 5.30 da Sant’Eufemia D’Aspromonte noi ragazzi del Liceo Scientifico Enrico Fermi con l’autobus Troiolo A, accompagnati dalla prof.ssa Panuccio e abbiamo raggiunto i nostri compagni di viaggio insieme a don Emanuele Leuzzi alle 6.00 a Palmi, per poi avviarci tutti insieme verso quella che sarebbe stata una delle esperienze che certamente segnerà positivamente la nostra adolescenza. Viaggiare per ore ed ore insieme a ragazzi che magari non avevamo mai visto prima di quel giorno ha significato poter condividere ed arricchirsi a vicenda di una gioia, un’armonia che soltanto in questa età si riesce a far fuoriuscire completamente, contagiando anche chi ci sta accanto. Devo dedicare però, alcune parole in particolare per Antonio e sua madre. Credo che loro siano stati davvero il pilastro di quest’attesa. Attesa in questo caso significava lavorare su un terreno ben arido, metterci dentro i semi e pian piano, giorno dopo giorno, curando, amando quel che si stava producendo, dar vita a fiori coloratissimi, e proprio il giorno dell’incontro col Papa Francesco, farli sbocciare e far sentire agli altri quel profumo che si sarebbe dovuto spargere per aria: profumo di coraggio, di amore, di solidarietà, di altruismo. Noi abbiamo avuto tante fortune durante questo viaggio ma una delle più grandi è stata la presenza di queste due grandi persone, che sono state l’esempio di come bisogna vivere, della gratuità, di come questi profumi aiutano a vivere meglio.                                                                                              
     Dopo alcune soste, tra scherzi, chiacchierate ed anche sonnellini, la destinazione è giunta al termine: signori e signore, i nostri piedi  si sono poggiati sul terra di Roma e dato che  il  tempo  stringeva,  l’organizzazione  ha  deciso  di  sfruttarlo  al  meglio.  Ci siamo incamminati    immediatamente    insieme    alle   guide per un giro orientativo della città, visitando le bellezze della città.
     Le nostre conoscenze quindi sono state ampliate dalle immagini visive, sicuramente ancora stampate nelle nostre menti, delle più importanti zone di Roma: Piazza Navona, Piazza di Spagna, il Pantheon, la Fontana di Trevi, Via Condotti… e dopo una lunga e lunga camminata, consumate tutte le energie, rientro in albergo con sistemazione di stanze e bagagli, cena, pernottamento e preparazione sia fisica che spirituale per l’incontro con il nostro Papa.
     La mattina che ci ha visto accoglierci l’uno con l’altro attraverso affettuosissimi ‘buon giorno’, ed accomunati dalla stessa motivazione di quell’insaziabile entusiasmo, già alle 7.30 eravamo a Piazza San Pietro per riuscire a prendere posto e non rischiare di disperderci in diverse zone del Vaticano. Appena appostati, abbiamo lasciato che le meraviglie dell’abbondanza e della maestosità della Basilica e l’enorme folla ci stupissero. Vivere una realtà simile ci ha permesso di ingannare l’attesa. Poi improvvisamente l’arrivo di papa Francesco, la proclamazione di un brano della Bibbia e la parola del nostro Padre: il suo è stato un discorso prettamente incentrato sulla malattia. Non bisogna aver paura della morte fisica; né il malato, né chi lo assiste devono averla. Bisogna pregare il Signore perché ci aiuti ad affrontare il dolore. Non è impossibile. Si sorride anche nella malattia; si ama anche e soprattutto nella malattia. Arriva un momento in cui la vita finisce: stop. E’ proprio questo il bello: le parole del Signore ci dicono che non è il nostro corpo a vivere in eterno, ma la nostra anima, nell’attesa della risurrezione finale. Quindi, anche nella malattia, anche nella dissoluzione fisica, facciamo qualcosa, partendo dalla più piccola, perchè il nostro animo possa essere sempre più ricco dell’Insegnamento divino.
     Questo è quello che ho percepito dal suo discorso, ed ognuno di noi in base al proprio vissuto sa che le parole del Santo Padre sono la pura verità. Tali parole sono nate anche dal fatto che da lì a poco ci sarebbe stata la giornata internazionale delle malattie rare e papa Francesco ha baciato ed ha salutato ad uno ad uno ognuno di quei ragazzi, uomini o donne, che giorno per giorno combattono contro qualcosa che li uccide fuori, ma non dentro. Il papa ha baciato anche il nostro Antonio, ed è bastato un suo sorriso per capire quanto per lui immensa fosse questa vita.
     Alla fine dell’udienza, abbiamo pranzato e ci è stato concesso il pomeriggio libero per poter fare compere. Sono debitori di un grande ringraziamento sia gli alunni per la fiducia che gli accompagnatori ci hanno dimostrato, sia gli accompagnatori per la responsabilità che gli alunni hanno dimostrato di avere. Rientro la sera, cena e pernottamento.
    Terzo e ultimo giorno, colazione in hotel, ritiro dei bagagli e trasferimento in Vaticano. Incontro con le guide per i Musei Vaticani e visita nella cappella Sistina. Approfittando di questa visita, don Emanuele ci ha confessato che proprio alla nostra età, visitando i Musei Vaticani era nata in lui la passione per l’arte. Qui vi sono conservate alcune delle molte opere che abbiamo anche studiato, tra le quali il Gruppo del Laocoonte.
      All’una pranzo, e partenza verso la nostra terra di Calabria.
      Le considerazioni sul viaggio sarebbero numerosissime, espresse con parole diverse ma che racchiudono un unico concetto: bellezza, stupore, meraviglia. Andare a Roma per alcuni è stata la prima volta, per altri la millesima, ma questo non conta; quel che conta davvero nella vita e che ho imparato in questa gita, è che bisogna vivere ogni cosa come se fosse la prima volta. Come ogni esperienza in cui si sta insieme, si condivide uno stile di vita anche con sconosciuti che a volte entrano a far parte della propria vita ricoprendo pezzi di puzzle fondamentali: nascono forti amicizie.
     Non spreco altre parole, perché il dono essenziale di questa esperienza è stato imparare ad apprezzare, rispettare ed amare gli altri, nella sofferenza e nella gioia, con umiltà, perché ogni vita è sacra, ed ognuno di noi è un essere unico e prezioso.
 
Giada Martino

Allegati:

Apertura Causa Beatificazione di P. Ludovico Polat

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