Il 2 aprile, festa di San Francesco da Paola, per la comunità carmelitana di Palmi ha rappresentato non solo una giornata all’insegna del ricordo della figura del grande santo Calabrese, ma il compimento di una vocazione speciale, quella di colui che possiamo ormai chiamare Padre Francesco M. Ciaccia. La data, scelta non a caso, ha un legame con la figura di S. Francesco; il novello presbitero infatti, trovatosi tempo fa al santuario di Paola, maturò la sua scelta in un momento di riflessione e preghiera.
La celebrazione per l’ordinazione presbiterale è stata presieduta da Sua Eccellenza Mons. Francesco Milito, cosi come avvenuto nel mese di ottobre per il diaconato, in un filo diretto che ha legato il presule al neo sacerdote non solo nelle due solenni celebrazioni ma in tutto il periodo intercorso, in un rapporto di stima e fiducia reciproca. Numerosa la presenza di sacerdoti e diaconi della Diocesi di Oppido-Palmi e di frati carmelitani della provincia Napoletana tra cui il padre provinciale Padre Enrico M. Ronzini. L’assemblea costituita dai fedeli e dall’ordine terziario, accorsa numerosa, si è subito raccolta in un clima di preghiera, facendo percepire calorosamente la propria presenza e partecipazione agli intensi momenti liturgici susseguitisi. Come una famiglia che si stringe attorno al proprio caro in un momento cosi bello e importante, come un padre che accompagna la propria figlia all’altare il giorno del matrimonio, questo hanno lasciato trasparire i presenti, per quello che è stato il rapporto creatosi tra fra’ Francesco e la comunità nella quale egli ha portato avanti il suo cammino.
Sua Ecc.za durante l’omelia, si è particolarmente soffermato sull’importanza del vivere il sacerdozio in maniera comunitaria, come Gesù stesso insegna nel Vangelo, mandando i suoi discepoli ad annunciare la buona novella a due a due; Il Vescovo ha inoltre affermato che questo permette un confronto e una crescita nella fraternità e nel poter far propri i pregi dell’altro, sempre avendo come punto di riferimento la carità che S. Paolo nella seconda lettura indica essere il centro di tutto, carità che è Dio stesso. San Francesco da Paola ne è esempio concreto come ricordato da Sua Ecc.za; infatti durante tutta la sua santa vita, tutto ciò che chiedeva e che faceva era sempre preceduto da questo termine, da questa realtà di vita, la “Carità”.
I riferimenti a S. Teresa d’Avila e S. Teresa di Lisieux, figure molto care all’ordine carmelitano e al novello presbitero, al quale è stato augurato dal presule di poterle avere come guida ed esempio sulla via del sacerdozio, hanno coronato un profondo momento di riflessione incentrato su queste tre grandi figure.
Particolarmente significativi ed emozionanti i momenti liturgici in cui è avvenuta l’imposizione delle mani sul capo di Francesco da parte del Vescovo prima e poi dei sacerdoti presenti, e la preghiera di ordinazione; e poi i riti esplicativi con la vestizione degli abiti sacerdotali da parte del superiore Padre Enrico, l’unzione crismale e la consegna del pane e del vino. Emozionante lo scambio del gesto di pace, momento in cui sul volto del novello sacerdote è potuto trasparire tutto quello che è il suo speciale carisma della gioia e della fraternità, che si è espresso nell’abbraccio avvenuto con tutti i concelebranti, particolarmente con un commosso Padre Carmelo Silvaggio, compagno di viaggio nonché guida spirituale del novello presbitero al quale, come egli stesso ha sostenuto, ha potuto ispirarsi come modello per la sua scelta e dal quale si è sentito sostenuto nella preghiera e guidato nella fraternità. La celebrazione si è poi avviata verso la conclusione con la liturgia eucaristica e la solenne benedizione di Sua Ecc.za.
Ai piedi dell’altare come primo passo della sua nuova missione, Padre Francesco ha poi accolto tutti i presenti accorsi ad augurargli un buon cammino, trasmettendo ad ognuno quello che più gli riesce naturale ed è proprio del suo carisma, un senso di accoglienza ed un sorriso che è espressione di un cammino che non è iniziato esclusivamente nell’appena trascorsa ordinazione, ma ancor più indietro nel tempo, nel sentirsi in prima persona accolto e amato da colui che è la Via, la Verità e la Vita.
Carmine Gelonese