Sabato 7 giugno 2014 si è svolto presso il Centro “Presenza” di Barritteri l’incontro regionale dei diaconi permanenti e dei candidati al diaconato che ha visto la presenza di diaconi provenienti un po’ da tutte le Diocesi della Calabria, molti accompagnati dalle mogli.
L’incontro voluto nella nostra Diocesi dal Delegato Vescovile per il Diaconato e i Ministeri Istituiti, don Giovanni Battista Tillieci, che si è avvalso della preziosa collaborazione dei diaconi Cecè Alampi e Cecè Caruso, è stato un momento di particolare importanza per la vita del Diaconato in Calabria, alla luce anche dei preziosi contributi delle riflessioni dei diaconi presenti che hanno sottolineato, pur non sottacendo difficoltà e problemi, la bellezza di essere diaconi.
Dopo il saluto iniziale di don Tillieci, la relazione sul tema dell’incontro “Diaconi esperti in umanità e misericordia” che, in assenza di don Giuseppe Bellia, Direttore della Rivista “Il Diaconato in Italia”, impedito per motivi di salute, è stata tenuta dal diacono Enzo Petrolino, della diocesi di Reggio-Bova, Presidente nazionale delle Comunità del Diaconato in Italia nonché Responsabile del Coordinamento Regionale dei diaconi permanenti di Calabria. Una relazione molto bella, pregnante, nel corso della quale è stato evidenziato come in un contesto mondiale di economia globalizzata in cui i poveri sono sempre più poveri, la Chiesa, cogliendo l’invito lungimirante di papa Francesco, deve recuperare la forza dell’amore misericordioso, assumendo “un comportamento cristiano, radicato nelle Beatitudini, che restituisca attraverso il comportamento dei discepoli di Cristo, il volto del Cristo stesso, Cristo dolce e umile di cuore”. E questo soprattutto nei confronti dei poveri perché l’opzione per i poveri è una categoria teologicamente fondata: la prima misericordia che Dio concede è nei loro confronti e questa preferenza divina ha delle conseguenze nella vita di fede di tutti i cristiani chiamati ad avere “gli stessi sentimenti di Gesù”.
In questa prospettiva un compito di primaria importanza spetta ai ministri ordinati (diacono, prete, vescovo) a cui tocca svegliare le comunità dormienti, ridare il gusto della ricerca, la fiducia in quello Spirito che anima i cuori dei cristiani e geme nel loro intimo. In particolare Enzo Petrolino ha indicato due mete per la Chiesa di domani: Riaccendere il gusto dell’essenziale e Uscire dalla “tranquillità” e dalle facili consolazioni. Che per tutti ma soprattutto per i diaconi significa “uscire dal solo servizio liturgico” per essere segno di un mondo “altro” testimone di un modo di vita cristiana nel mondo.
Ci si è chiesti allora: Quale diacono nella Chiesa? Un diacono vicino alle necessità della gente e della Chiesa. Perché questo si realizzi sono state proposte cinque piste: 1) la mediazione ecclesiale della diakonia: la Chiesa è atteggiamento di “diakonia”, di servizio all’uomo, sulla scia del suo Signore che venne “per servire e non per essere servito” e il diacono per far questo deve “sporcarsi le mani”, entrare a contatto con la storia; 2) una Chiesa evangelicamente aperta al mondo: quando si cominciano a contare i nemici e quando un solo uomo è dimenticato, la parola “servizio”, il termine “diacono” perdono di significato; 3) la terza pista, “declericalizzarsi”: il diaconato è chiamato a valorizzazione del popolo di Dio e del diaconato permanente che è vero ponte tra l’istituzione ecclesiastica e il mondo in cui è profondamente radicato; 4) la quarta pista, la scelta dei poveri: il senso decisivo dell’essere diaconi è solo la capacità o meno di dar da mangiare all’affamato, di vestire i nudi, di liberare gli oppressi; 5) la quinta pista, l’immane compito dell’educazione dei giovani. Il diacono che vive nel mondo, che ha a che fare con la concretezza della vita, è chiamato ad essere testimone della possibilità di una vita con valori alternativi a quelli del mondo, e a creare le condizioni perché i ragazzi non abbiamo bisogno di “sballo” per vivere ed abbiano la forza di sperare, aiutandoli ad essere “altro” rispetto a questo mondo o al branco che li circonda.
Concludendo Enzo Petrolino ha evidenziato come è indispensabile per tutti una profonda conversione. Il diaconato, se non cambia prospettiva, è destinato, come nei tempi passati, a scomparire dalla Chiesa. E’ indispensabile, per questo, diventare credibili, e questo si potrà realizzare solo se la Chiesa e in essa i diaconi sapranno testimoniare un kerigma che salva ogni figlio di Dio e si fa garante e custode della stessa vita del pianeta.
E’ seguita alle 12.30 la celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo della nostra Diocesi, S. E. Mons. Francesco Milito che nell’omelia ha fatto riferimento al clima della Pentecoste immanente che ci invita a guardarci indietro per ringraziare il Signore per il cammino della Pasqua percorso. E in tale contesto la liturgia della Parola del giorno, la prima lettura e il vangelo sono una magnifica sintesi della vita della Chiesa nascente. Il brano degli Atti degli Apostoli presenta l’apostolo Paolo che, dopo essersi fermato nel suo viaggio anche a Reggio Calabria e costeggiando le nostre terre, approda a Roma per ivi annunciare il regno di Dio, lui che con i suoi viaggi apostolici, era diventato l’Apostolo dei Gentili, e che, a Roma, insieme a Pietro, sarà chiamato a testimoniare il Signore Risorto, assecondando la storia che Dio traccia vita di ciascuno, mettendo in essa la propria. Servo e apostolo, dunque, diacono e apostolo. E qui il riferimento alla discriminate importante, con i sette degli Atti degli Apostoli, a cui viene affidato il servizio delle mense, mentre gli apostoli riservano per sé la preghiera e il ministero della parola, che testimonia dell’importanza dei diaconi in una Chiesa che cresce in mezzo alle difficoltà. E oggi come allora questa deve essere la spinta che anima i diaconi: l’attenzione alla storia e nella storia il servizio alla Chiesa, per cogliere con pregnanza le dinamiche del tempo, come monito, ad esempio nell’ambito lavorativo, per testimoniare cosa sia il cristianesimo nella vita, e così essere pienamente inseriti nel tempo per dare alla Chiesa suggerimenti utili. Il diacono, deve, pertanto, servire la Chiesa, diventando apostolo del Vangelo. E se Vangelo vuol dire buona notizia, il dovere di trasmettere questa notizia, come gli apostoli Pietro e Paolo, non scoraggiandosi di fronte alle difficoltà, ai problemi che spesso non arrivano dall’esterno, ma dall’interno, come per San Paolo, e che servono per rassodarci, farci crescere nella fede. L’apostolo e il diacono non possono pensare che tutto fili liscio. In questo abbiamo una sicurezza nella Grazia che scende dall’alto, la Pentecoste. Gesù ci ha detto: “Io sarò con voi fino alla fine del mondo”, “lo Spirito vi guiderà alla verità tutt’intera”. Nel Signore, nel suo Spirito, abbiamo la certezza che qualunque cosa ci accada, il Signore è vicino a noi, ci accompagna. Questo convegno fatto nella vigilia di Pentecoste è un suggello che ci dà la certezza che lo Spirito Santo ci guiderà. Lo Spirito Santo ci sostiene e nulla ci potrà mai separare dall’amore di Dio. L’augurio finale del Vescovo: “Lo Spirito Santo confermi tutti il nostro agire, aiutandoci a seguire il Signore, ponendoci alla sua sequela nell’attesa un giorno di essere accolti da Lui non come servi inutili, ma come servi buoni e fedeli che avranno autorità su molto. Maria, che fu la prima diaconessa, sia sempre la nostra guida”.
Dopo il pranzo, tutti i diaconi, coordinati dal diacono Cecè Alampi si sono riuniti per le comunicazione dalle Diocesi, mentre le mogli dei diaconi, si sono incontrate insieme per parlare della loro presenza, delle difficoltà che si incontrano nell’ambito familiare con accanto un marito diacono, ma sempre fiduciose nell’aiuto del Signore, sicure che Lui completerà per noi l’opera sua.
Diac. Cecè Caruso