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14/Giu/14

A Gioia Tauro il Convegno su “Identità di genere: libertà o diritto?” organizzato dall’Associazione Scienza e Vita

      L’Associazione  Scienza e Vita del gruppo locale di Oppido Mamertina-Palmi, si conferma sempre più polo culturale fondamentale per la stessa Diocesi. Il gruppo, che porta il nome dell’Avv. Rocco Gambacorta, ha voluto organizzare sabato 7 giugno u.s. un convegno dal titolo: “Identità di genere: libertà o diritto?”- Conversazione scientifico-etico-giuridica sulla teoria del Gender.
     Al convegno, tenutosi presso il Centro del Laicato di Gioia Tauro (RC), non ha voluto mancare il  nostro Vescovo, S.E.  Mons. Francesco Milito che introducendo i lavori  ha dato spunti di riflessione molto profondi e illuminanti per capire i primordi di una pseudo-cultura ormai diffusa a livello mondiale. Il Vescovo, partendo dal titolo del convegno, ha fatto notare come l’interrogativo posto non è una sospensione di pensiero, ma un itinerario di ricerca, nel quale bisogna saper seguire il filo logico. Infatti, è nella giusta costruzione del ragionamento che bisogna cercare il punto di rottura. La verità solo apparente, deve essere analizzata e riportata alla sua vera genuinità. In questo bisogna avere le idee chiare, utilizzando correttamente i termini dietro cui si celano i concetti, senza cadere nelle cavillose sottigliezze del linguaggio. Ma è vero che la natura umana cambia nel tempo? O è vero invece che la natura rimane immutata nei secoli, e che ciò che cambia è la cultura? Si, proprio così. Ciò che cambia è la cultura. Proprio per tale motivo, bisogna interrogarsi se la stessa esprime la verità dell’uomo o storpia la sua immagine, cercando di modificare la natura stessa. Sono seguiti, poi, i saluti dell’Avv. Domenico Tripodi (in rappresentanza del consiglio dell’Ordine degli avvocati di Palmi).
     Il convegno è entrato nel vivo con l’intervento della Prof.ssa Chiara D’Urbano (docente di Psicopedagogia presso l’UPRA-Roma), la quale si è soffermata sulle diverse caratteristiche inerenti la struttura maschile e femminile. La relatrice ha fatto notare come già a livello cromosomico siamo caratterizzati da uno specifico sesso (quindi, nei primi stadi di sviluppo a livello embrionale, anche se il fenotipo non è ancora manifesto). In questo caso si parla solo di sesso cromosomico. Ma ciò che interessa di più, è notare che la differenziazione esiste, e che non è frutto della cultura, ma appartiene alla natura stessa di ogni essere umano. La relatrice, ha proseguito, poi, facendo notare tutte le diverse caratteristiche che contraddistinguono il sesso maschile da quello femminile. Ha concluso affermando che la nascita dell’identità di genere, propugnata prevalentemente dalle lobby femministe ed omosessuali, non sembra poggiare su solide basi scientifiche-naturali. La stessa è partita come forma di ribellione alla fissità dei ruoli, un tempo quasi oppressivi verso la donna, per finire in un contesto di indifferenziazione dei sessi, portato avanti dalla cultura Gender. A questo punto è bene chiedersi: da dove deriva questo termine? Gender, come afferma P. Donatiè ormai un vocabolo usato internazionalmente per designare il carattere sessuato (detto “genere”, maschile o femminile) dell’identità socio-culturale delle persone umane e delle loro relazioni, e quindi dei ruoli che esse occupano nella famiglia e nella società». Qui viene in questione non il concetto di «gender», ma l’uso ideologizzato del termine, che «permea la gran parte delle organizzazioni internazionali che si occupano del controllo della vita». Questa ideologia, ha avuto le sue origini all’interno di una corrente del femminismo radicale, da cui si è staccata per definirsi «femminismo di genere». In essa si distingue tra le differenze sessuali biologiche (sesso) da una parte e i ruoli attribuiti dalla società all’uomo e alla donna (genere, gender) dall’altra. Le differenze tra i “generi” umani non sono naturali, bensì compaiono nel corso della storia e vengono create dalla società: sono quindi culturali. Perciò, secondo gli ideologi del gender, non è più possibile parlare di una natura umana. La cultura, con le regole che comporta, è in costante evoluzione. Per tale cultura, l’uomo deve modificare le regole di comportamento ereditate dalla cultura precedente e consolidata nei secoli. L’obiettivo ultimo, da conseguire, è «l’abolizione totale di ogni distinzione» di «qualsiasi differenza tra uomini e donne». Tra le «conseguenze disastrose», a cui porta una simile ideologia, c’è il «disfacimento della famiglia. In conclusione, secondo tale impostazione è la società che ha inventato i ruoli: maschile e femminile incluso la famiglia. Per questo, bisogna instaurare una cultura che neghi qualsiasi importanza alle differenze tra uomo e donna. Con l’eliminazione di queste differenze, scompariranno il matrimonio (civilmente e cristianamente inteso), la maternità e la famiglia biologica stabile. Forti sono le pressioni esercitate affinché le nuove accezioni del termine vengano incluse nel diritto (L. Cicconi).  In tale prospettiva l’intervento della seconda relatrice, la Prof.ssa Gelsomina Salito (Docente di diritto e legislazione notarile, presso l’Università degli Studi di Salerno), è stato magistrale. La stessa ha innanzitutto evidenziato come nel nostro ordinamento è forte il principio di uguaglianza, ma è uguaglianza che non cancella la differenza. Anzi, la nostra legislazione tutela maggiormente coloro i quali hanno più bisogno di protezione. Questo non contraddice con il principio di uguaglianza, anzi, lo rafforza. Il diritto, si preoccupa di garantire e tutelare la diversità, intesa quest’ultima come alter (diverso) e non alius (estraneo).
     L’interessante convegno è stato moderato e diretto dalla Dott.ssa Maria Angela Rechichi e dall’Avv. Michele Ferraro, co-presidenti dell’Associazione. Presente in sala anche l’On. Angela Napoli e diversi rappresentanti del mondo delle associazioni, avvocati, insegnanti ed operatori socio sanitari.
     In conclusione, è indubbio che la proposta di questo tema è decisamente di scottante attualità. Anche perché in un contesto culturale saturo di informazione, ma carente di formazione, l’Associazione si è soffermata sui primordi e sulla conseguenza giuridica che una certa ideologia ha portato nella società. Da notare, inoltre, che il tutto si è svolto in un contesto di dialogo e confronto, grazie anche ai numerosi e qualificati interventi del pubblico. Visto il successo, ci si augura che simili incontri vengano organizzati più frequentemente nella nostra Diocesi. 
 
Domenico De Angelis

Allegati:

Apertura Causa Beatificazione di P. Ludovico Polat

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