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11/Set/14

Immissioni canonica dei nuovi parroci/2 – don Antonio Scordo nella parrocchia S. Ippolito in Gioia Tauro

     “Quello che noi abbiamo udito e veduto” … la sera del 6 settembre, un tripudio di fedeli festanti che hanno accolto con un caloroso applauso l’ingresso nella Chiesa di S. Ippolito Martire di Sua Ecc.za Mons. Francesco Milito con il nuovo Parroco don Antonio Scordo, il primo dei numerosi presbiteri che hanno allietato la Chiesa di Gioia Tauro, un sacerdote la cui pietà sacerdotale, la cui bontà sono note a tutti i fedeli della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi.

     Quella di Don Antonio Scordo è la terza in ordine di tempo delle nuove immissioni canoniche come Parroco nella nostra Diocesi, dopo quella di don Rosario Attisano  nella Parrocchia Maria SS. Addolorata di Rosarno, di don Nino Larocca nella Parrocchia San Teodoro Martire di  Rizziconi, che hanno preceduto di poco quella di don Elvio Nocera a parroco della Parrocchia dell’Immacolata a Polistena.

     Immissioni canoniche dovute non solo al fatto delle dimissioni presentate nelle prime tre Parrocchia dai rispettivi Parroci, don Memè Ascone, don Benedetto Ciardullo, Mons. Francesco Laruffa, ma pastoralmente motivate dal nostro Vescovo che nel decreto di Nomina di don Antonio Scordo ha fatto riferimento alla necessità di dare nuovo impulso sulla via della nuova evangelizzazione a Gioia Tauro, agglomerato urbano più vasto della nostra Diocesi, in un contesto in cui la realtà del Porto di Gioia Tauro, le problematiche legate al fenomeno della criminalità organizzata, le nuove strutture diocesane gia avviate, come il centro del Laicato, la prevista nuova Casa del Clero, e l’opera polivalente in costruzione presso la parrocchia di San Gaetano Catanoso impongono una presenza più attenta e dinamica della Chiesa.

     In questo don Antonio si potrà avvalere dell’aiuto sapiente di Mons. Francesco Laruffa che, pur avendo presentato le dimissioni, è stato da Sua Ecc.za nominato Co-parroco, parroco in solidum, con don Antonio che nella cura pastorale assume la funzione di parroco “moderatore” con tutte le  correlate conseguenze di natura canonica e giuridica.

     La gioia per il nuovo parroco è stata espressa subito dal rappresentante della Parrocchia intervenuto per ringraziare il Vescovo per il dono del nuovo parroco a cui ha augurato che nella sua missione riesca a scoprire il volto di Gesù nei fratelli, chiedendo la realizzazione di una comunione e unione più costruttiva e incisiva tra le Parrocchie della città.

     Don Antonio nel suo breve intervento di saluto alla comunità ha citato uno dei punti della spiritualità di S. Francesco di Sales: “nulla chiedere, nulla rifiutare”,  e così “restare nelle braccia della Provvidenza, senza fermarsi su nessun altro desiderio, se non quello di volere ciò che Dio vuole da noi”. E “se questa è la volontà di Dio – ha aggiunto don Antonio – sono qui con il cuore di padre, con il desiderio che il mio ministero sia espressione della paternità misericordiosa del Signore”, con l’aiuto anche di tutto il presbiterio locale, che deve volere  solamente il bene della città, perché la gioia di un pastore è il progresso del suo popolo. Poi un desiderio espresso dal nuovo parroco, quello che “tutti amiamo il Signore”. E poi  l’affidamento del suo nuovo incarico alla Madonna, a S. Ippolito e soprattutto a san Giuseppe, “che protegga la nostra Parrocchia, con lo stesso amore e la stessa dedizione con cui ha guidato la Santa Famiglia di Nazareth”.

     Nella sua omelia, Mons. Milito ha fatto riferimento ai limiti oggettivi e soggettivi oltre i quali non è lecito andare nella guida di una Parrocchia, ringraziando tutti i sacerdoti che avendo dato le dimissioni, avevano consentito gli avvicendamenti già richiamati; ha, poi, citato la prima lettura della celebrazione eucaristica della XXIII Settimana del tempo ordinario nella quale il profeta Ezechiele mette sulla sua bocca l’identità tra il profeta e la sentinella, la cui parola  è un richiamo alla protezione, allo stare in allerta, che anzi letteralmente significa “bagnino”, che vigila, pronto a buttarsi in mare per soccorrere, per aiutare. Così il Parroco in una Parrocchia deve essere una “sentinella”, scrutando l’orizzonte completo della storia,  avendo gli “occhi aperti”, come dice spesso papa Francesco, per capire dove va il mondo contemporaneo ed essere pronto per venire in suo aiuto. E una funzione specifica del parroco deve essere proprio questa: “aiutare nell’insieme il singolo per strapparlo dalle onde tumultuose del mare della storia”. Per un sacerdote questo deve avvenire nella sua dimensione migliore, cioè nell’incontro diretto con le anime, nel confessionale, che deve essere il suo tabernacolo vivente. Perché, facendo riferimento alla parola del Vangelo, il Vescovo ha detto che il sacerdote che non compie in pieno il suo dovere, che non svolge in pienezza il suo compito è responsabile del suo operato. Questo vale soprattutto per la realtà di Gioia Tauro, per i problemi già accennati nel decreto di nomina, realtà difficile, problematica, in cui, però, le realtà positive possono fungere da traino perché il “Regno di Dio” possa continuare a vivere e a permeare di sé tutte le realtà circostanti. E a don Antonio per un stemma per il suo mandato ha suggerito un torre da cui, come vedetta, guardare, osservare, vigilare, illuminata da Maria, Stella della nuova evangelizzazione, e poi benedire sempre, non solo con l’acqua benedetta, ma anche con la parola, nella prospettiva di un ministero irradiato dalla luce pasquale di Cristo risorto.

     Abbiamo parlato all’inizio della gioia visibile che ha connotato l’intera celebrazione, gioia che è poi proseguita dopo la celebrazione, nel momento di condivisione festosa che ha concluso la serata, che ha parlato di una Chiesa che è Madre e che tutto fa e dirige per il bene dei suoi fedeli e di quanti, uomini di buona volontà, vogliono impegnarsi costruttivamente per la realizzazione di un mondo migliore.

Cecè Caruso


Allegati:

Apertura Causa Beatificazione di P. Ludovico Polat

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