Di suguito la trascrizione delle parole introduttive del vescovo nell’incontro “Il valore del tempo” di lunedì 23 marzo con gli studenti di Rosarno.
Ringrazio di cuore la Preside e con lei tutto i corpo docenti e sono contento dell’impegno che mettono nell’educazione dei ragazzi oltre il dovere didattico. Cari ragazzi, la scuola siete voi. L’istituto può essere meraviglioso, ma se mancano gli studenti che lo fanno vivere allora è tutto perduto. Venendo a Rosarno ho letto un cartello: Rosarno – Città videosorvegliata. E mi sono venute in mente due domande, una come uomo e una come vescovo. La prima: Perché attraverso i mezzi di comunicazione pare che qui ci siano altre sorveglianze? La seconda: Vado spesso in carcere, perché è mio dovere avere attenzione verso tutti. Quando io chiedo durante la via crucis quale sono le provenienze molti mi dicono di Rosarno. Perché? Vorrei augurarmi che sono solo qui e non diffusi in altre carceri, altrimenti la cosa diventa inquietante. Sicuramente, però, non possono esister pregiudizi, se non come affetto per collaborare in pieno all’educazione di nuove generazioni per cambiare il futuro che si intravede.
Girando per le scuole porto con me uno slogan «Un piano nuovo per una nuova piana». La più grande illusione che possiamo costruire è di credere che non può cambiare niente. Oggi parleremo al valore del tempo, che questo luogo sente proprio. Quando Rosarno era Medma non era Rosarno, da allora ad oggi quante cose sono cambiate. Il flusso della storia, però, dipende non da Dio, ma soprattutto da noi. Attenzione, non avete capito mali. E sapete che chi vi parla crede in Dio. Ripeto. Se dipendesse soltanto da Dio, vi pare che lascerebbe che avvenissero cose inenarrabili? Quando si dice aiutati che Dio ti aiuta è la traduzione delle parole di S. Ignazio di Loyola «fai come se tutto dipendesse da te, vivi come su tutto dipendesse da Dio». Una cosa è aspettarsi la provvidenza come se tutto potesse cambiare con la bacchetta magica, altro è affidarsi alla provvidenza intesa come fiducia totale. Fiducia piena nella provvidenza si, ma non fiducia cieca.
Vedete ragazzi, la cultura che è al servizio del male esiste. Un nostro fratello che si incardina nei pensieri del male non è certamente l’ultimo arrivato, ma una persona di intelligenza sottile. Nel museo delle torture di San Gimignano si può notare come gli strumenti di tortura siano frutto di un’intelligenza diabolica costruite per far soffrire l’altro con il gusto di farlo soffrire. Da questo punto di vista nessun pregiudizio. Spesso si insegna il valore della legalità, ma la legalità mettiamola dopo un’altra parola: prima bisogna educare alla giustizia. Si può uscire, infatti, da una sentenza con l’applicazione della legalità e di tutte le leggi, ma non è detta che sia stata fatta giustizia. La giustizia è il rispetto che io devo a te, e capite che è una cosa diversa della legalità. Posso essere una persona perfetta che segue tutte le norme, e poi dentro una persona essere una persone che diabolicamente mente. Noi sappiamo che esiste Dio che ci chiama a farci capire che se tu non vuoi bene a te stesso, lui non può fare niente. Mettete da parte, vi prego, ogni pensiero che qui a Rosarno non cambia niente. Il male, lo sappiamo, c’è sempre stato, ma a noi non interessa combattere il male. A noi interessa vivere bene. Intanto è un certo potenziale sottratto al male. Se questa mattina buttiamo a terra un pezzettino di carta, tra poco qui a terrà sembrerà carnevale. Ma se questa mattina tra cento che siamo cinquanta non li buttano, sarà più pulito.
Nella vita la posizione non è essere contro qualcuno, ma di essere a favore del bene. Quando il bene c’è e si coltiva è chiaro che rimane qualcosa ed è chiaro che a qualcuno può anche dare fastidio, da fastidio il bene! Noi abbiamo testi nella sacra Scrittura dove è ammesso con molta chiarezza «Togliamo il giusto dinanzi ai nostri occhi perché la sua condotta ci da fastidio, eliminiamolo per vedere se quel Dio in cui crede viene a salvarlo». Il male può avere un presente, si fa sentire come quando l’acqua bolle ed è effervescente, ma poi finisce. É il bene, invece, che costruisce. Questo negli anni vostri è da tenere in considerazione, seppur con estrema difficoltà. So che potete dirmi «è facile parlare ma come fare quando ci troviamo faccia a faccia con situazioni davvero pesanti». Se perdiamo la fiducia, in partenza siamo perdenti. È come partire per un viaggio pensando che le ruote si bucano e l’olio si brucia. Ma il viaggio l’ho fatto? Si! C’è una motivazione? Si! Allora mi attrezzo affinché il viaggio vada bene. Sicuramente ognuno di noi fa una scommessa con se stessi. Ed è bello. Anche nella vita è da adesso che bisogna coltivare pensieri buoni e costruttivi.
Perché le cosiddette colonie magnogreche hanno dato splendore alle zone della Calabria? Perché queste città stato avevano creato una simbiosi tra il territorio e le persone che le abitavano, ma le ha rovinate la lotta tra di loro. Invidia, lotta e supremazia hanno rovinato queste città. Anche noi ci eliminiamo per questi motivi, oggi. La grande Grecia ha dato in pasto ai romani una terra grande diventata purtroppo una provincia da tenere sotto controllo. E di qui tutte le dominazioni. Ognuno di noi deve costruire la realtà splendida in cui vivere, puntando e partendo dal non essere eroi solitari, ma nell’unione della mentalità e della cultura di un popolo, che guarda avanti nonostante le difficoltà.
Il vescovo, ricordate, non è contro nessuno, ma non per diplomazia, ma perché Gesù Cristo è venuto nel mondo perché amava l’uomo e voleva bene all’uomo. Questo ha dato fastidio. Gli altri si sono messi contro, non Gesù.