Il tutto ha avuto inizio con l’invito rivolto ai partecipanti a riflettere sulle proprie zavorre: pesi inutili che ostacolano il nostro quotidiano e non permettono di dare importanza a ciò che è davvero necessario nella vita. La serata ha, così, assistito a un magnifico volo di lanterne cinesi a cui è stato affidato il compito di alleggerire l’animo di ogni ragazzo dal peso di ogni singola zavorra.
La Seconda tappa del campo è stata affidata alla testimonianza di una rappresentanza della Casa-Famiglia di Castellace, struttura che accoglie persone sieropositive, con l’obiettivo di sottolineare l’importanza di affidarsi agli altri. Come il pescatore non può condurre la barca da solo, così anche noi, nei momenti di buio e smarrimento, non possiamo ritrovarci da soli. Sotto l’occhio attento di don Emanuele Leuzzi, Assistente diocesano del Settore giovani e Don Antonio Lamanna, Assistente del Movimento Studenti di AC (MSAC), tra preghiere, veglie, riflessioni e naturalmente tanto divertimento, si è andati alla scoperta di un altro elemento necessario per poter affrontare la rotta intrapresa: l’ancora, simbolo della stabilità, poiché grazie ad essa la nave riesce a rimanere ben ancorata alla posizione in cui la si ferma nonostante il moto ondoso. Infatti troppo spesso nel relazionarsi con gli altri si creano incomprensioni e conflitti che sembrano non avere soluzione ed è proprio in questi momenti che ci si deve affidare a Gesù, l’ancora di salvezza, che attraverso la Sua Parola da stabilità alla nostra vita.
I quattro giorni di campo, ricchi di spiritualità, incentrati sulla necessità di trovare Gesù nelle piccole cose di ogni giorno, si sono conclusi con la Celebrazione Eucaristica presieduta dal nostro carissimo Vescovo Mons. Francesco Milito, presenza assidua nel nostro Cammino di AC: momenti utili, spesso necessari per la crescita personale e spirituale di ogni singolo aderente, fondamentali affinché “andiate e portiate frutto, e il vostro frutto sia duraturo…”.
Salvatore Fedele