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20/Mar/16

Giubileo diocesano dei Giovani e delle Famiglie a Rosarno

Nel pomeriggio di sabato 19 marzo scorso a Rosarno è stato celebrato il Giubileo diocesano dei giovani e delle famiglia, un evento di profonda gioia che ha visto la partecipazione di numerosissimi fedeli nella chiesa Giubilare di San Giovanni Battista. La giornata ha avuto inizio con un’ora di adorazione, vissuta dai giovani presso la chiesa del Santo Rosario e dalle famiglie presso il duomo cittadino Al termine dell’adorazione, i giovani hanno raggiunto la chiesa Matrice al suono delle note dei loro gioiosi canti, portando in testa e contornata delle Palme la Croce della GMG diocesana.

La Croce utilizzata era dotata di una bellezza tutta particolare, essendo stata firmata da centinaia di giovani durante la giornata diocesana giovanile vissuta la scorso anno a Varapodio. «Seguendo la tradizione della diocesi di Roma – spiega Don Leonardo Manuli, responsabile della Pastorale Giovanile – abbiamo deciso di celebrare la nostra giornata diocesana della gioventù alla vigilia della Domenica delle Palme». «In occasione di questo Santo Anno della Misericordia – continua Don Leonardo – abbiamo pensato di celebrare questo evento giubilare nella città di Rosarno, allargando anche alle famiglie la catechesi dedicata ai nostri giovani. Ciò è stato realizzato con l’intento di mandare un chiaro messaggio: quello che i giovani e le famiglie devono camminare insieme, pur essendo quello dei giovani un percorso del tutto particolare». E ancora: «Vogliamo dare risposta al bisogno di interiorità e di preghiere di cui i giovani hanno necessità». «Il nostro obiettivo è quello di creare, all’interno delle comunità, dei laboratori di preghiera e di pensiero, un appoggio concreto sul quale fare affidamento. La pastorale giovanile ha il compito, oltre che di seminare nei luoghi in cui viene svolta, anche di instaurare dei processi che possano fortificare le radici dei nostri giovani».

Al termine del percorso che li ha condotti fino alla chiesa giubilare, i giovani hanno ricevuto il saluto del Vescovo, che ha loro illustrato la visione di San Giuseppe come quello di un fulgido esempio da seguire. «Aver scelto questo giorno – ha spiegato Mons. Milito – è stato assolutamente indovinato, quando vediamo San Giuseppe rappresentato come un uomo anziano, vediamo un artifizio della fantasia, che nulla ha a che vedere con la storia e con la teologia. La Trinità non poteva affiancare a Maria un uomo ormai sfiorito. Giuseppe è certamente una persona che vive in pienezza la sua crescita di giovane e di uomo. Così come noi affidiamo qualcosa a cui teniamo nelle mani di qualcuno di cui abbiamo cieca fiducia, la crescita di Gesù è stata affidata alle mani di un uomo assolutamente degno di fiducia. Giuseppe godeva della fiducia di Dio sin dall’eternità». Mons. Milito ha poi rivolto ai giovani e non solo un accorato appello: «Se non esprimiamo ciò che abbiamo dentro, digitiamo su una tastiera il nostro pensiero, ci sentiamo persi. Se non si è costantemente vigili su ciò che accade, ci si sente persi. Così facendo si è apparenti cittadini del mondo ma si è, in realtà, in uno stato di solitudine, da soli dinnanzi agli altri. Se staremo coltivando al nostro interno la spiritualità, un impegno vero con il signore, allora sapremo sempre come indirizzare le nostre parole ed i nostri gesti». E ancora: «Possiamo dire che, oggi, noi siamo Giuseppe, perché oggi è a noi che la chiesa è affidata, affinchè essa possa proseguire e, grazie ai giovani, consegnare alle generazioni future questo straordinario patrimonio».

In conclusione alle sue parole, il Vescovo ha affidato ai fedeli presenti una consegna: «Sia San Giuseppe ad insegnarci come vivere, come amare, come lottare e come impegnarsi per la chiesa». Durante il suo saluto, Mons. Milito ha anche rivolto un pensiero ai quattro giovani di Gioia Tauro tragicamente scomparsi nell’incidente stradale occorso qualche tempo fa. Successivamente da parte del vescovo è stato pronunciato l’auspicio che la settimana santa possa dare quella grazia e quella forza redentiva che fa cogliere nel mistero pasquale la potenza di compiere quanto ci viene dettato dentro lo spirito «ed è per questo che al mio saluto aggiungo l’augurio di una buona e fervida Pasqua».

Al termine delle parole del Vescovo, il microfono è stato affidato alle note della Band di ispirazione cristiana “Kantiere Kairos”, proveniente da Cosenza, che ha cantato all’interno della Chiesa giubilare la gloria e la bontà di Cristo.


Allegati:

Apertura Causa Beatificazione di P. Ludovico Polat

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