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30/Giu/16

Giubileo dei detenuti e delle loro famiglie

«Non esiste una vita condannata definitivamente e irrecuperabile di fronte a Dio». Questo il profondo messaggio consegnato da S.E. Mons. Francesco Milito ai detenuti della casa circondariale di Palmi, incontrati nell’ambito del giubileo delle persone carcerate e delle loro famiglie. La giornata giubilare, organizzata da Don Silvio Mesiti, parroco della chiesa Concattedrale della Diocesi e cappellano del carcere, ha coinvolto numerosi detenuti, confluiti nella cappella del penitenziario per assistere alla celebrazione liturgica presieduta dal nostro Vescovo. Don Silvio ha voluto sentitamente ringraziare S.E. Mons. Milito per la sua significativa presenza alla cerimonia «La quale – ha spiegato – non è assolutamente per una questione di obbligo, ma poiché lui è il padre della nostra comunità, della nostra chiesa». Per la cerimonia sono state scelte due letture particolarmente significative, che ben si sposano con la condizione difficile di coloro i quali assistevano alla celebrazione. La prima, tratta dagli atti degli apostoli, racconta la vicenda dell’incarcerazione degli apostoli, che a quel tempo erano soliti frequentare il portico di Salomone, compiendo prodigi e attirando sempre maggiori fedeli. Essi furono flagellati ed ammoniti perché non parlassero nel nome di Gesù. Furono tuttavia liete di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù e, ogni giorno con rinnovati gioia e vigore, continuarono ad annunciare che Gesù è il Cristo. «La loro esperienza e la loro ingiusta condanna siano per voi un monito per ritrovare la serenità e la via del Signore» ha auspicato il Vescovo Milito. La seconda è stata la celebre parabola del figliol prodigo, detta anche del padre Misericordioso, che riaccoglie il figlio in casa propria dopo che questi aveva condotto una vita dissoluta, sperperando la propria parte di eredità, pretesa nonostante il padre fosse ancora in vita. Dunque un secondo messaggio di grande rilevanza, trasmesso congiuntamente all’invito agli ospiti affinché ritrovino la via del Padre, per far si che ogni detenuto chieda di essere perdonato e riaccolto al suo cospetto. Mons. Milito ha spiegato ai presenti: «Solo grazie a Dio si è realmente liberi e la nostra esistenza può essere vissuta in compiutezza e nella gioia». Ai detenuti è stata dunque tracciata davanti agli occhi la linea perfetta che congiunge la propria condizione con quella del figliol prodigo, ritrovatosi nella miseria a causa della sua dissolutezza. «Il figlio – ha spiegato Mons. Milito – stava giocando la sua libertà in modo pessimo. Egli è stato tuttavia riaccolto tra le braccia del padre. A nessuno è preclusa la possibilità di ricongiungersi a Dio». Il Vescovo Francesco ha poi aggiunto: «É schiavo colui il quale è prigioniero di se stesso, colui il quale si lascia trasportare nella perdizione e nel peccato. Ricongiungersi a Dio è l’unica via verso la libertà». Un forte incitamento al sacramento della riconciliazione dunque, unica via per la salvezza. Il Vescovo ha poi aggiunto: «C’è più gioia in cielo per chi si era perso e si redime rientrando nella grazia di Nostro Signore. Il cielo è il luogo in cui viene accolto chi ha sbagliato ma si è pentito. In queste occasioni, così come avvenuto al rientro del figliol prodigo, è veramente festa». Poi, ancora una visione particolarmente confortante per i detenuti, disegnata senza timore da Mons. Milito, che privo di incertezze ha testimoniato: «Vivendo nella grazia di Dio anche una cella può rappresentare un piccolo angolo di Paradiso». Quella vissuta dalla popolazione della casa circondariale è stata certamente una liturgia di grande profondità e speranza, conclusasi con la consegna del dono di un libretto sulle celebrazioni Giubilari intitolato Tornerò da Mio Padre, una trattato sul quale è stato chiesto dal Vescovo di riflettere profondamente, con l’auspicio della pronta accoglienza della Misericordia del Padre.

 

Ferdinando Panucci

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