Subito dopo i momenti di riflessione di S.E. Mons. Francesco Milito e la preghiera comunitaria “Spirito di sconfinata apertura” di Jean Galot, religioso e teologo belga. In seguito le verifiche da parte del formatore l’Ins. Antonino Parisi e di due corsiste portavoce dei gruppi di lavoro. Dalle relazioni è emersa l’importanza e la bontà dei Percorsi formativi che sono stati definiti come una “Bottega – Scuola” dove si è imparato “Facendo”, attraverso laboratori esperienziali, simulazioni, spazi ludici inerenti le unità didattiche e contenuti che potessero diventare concretezza durante il servizio ai poveri, secondo lo stile del Samaritano che vide, ebbe compassione e si prese cura dell’uomo mezzo morto ai margini della strada. Un’atmosfera gioiosa e particolarmente significativa è stata offerta dalla proiezione di tre brevi filmati che hanno messo in evidenza la modalità del volontariato in parrocchia che non è quello del “Fare” ma quello dell’“Essere”.
Soddisfatto il Vescovo che, dopo aver ascoltato le risonanze sul corso dalla viva voce dei corsisti, ha esortato gli stessi a continuare nella formazione e mettere in pratica nelle proprie realtà parrocchiali le competenze acquisite. Anche il Direttore della Caritas diocesana, il diacono Vincenzo Alampi ha affermato che i corsi avranno un continuum in quanto operare in Caritas non è un servizio che si può improvvisare ma necessita di crescita culturale, sociale, umana, relazionale e, quindi, di esperienze nel campo caritativo. Inoltre, ha ricordato che l’impegno della carità, soprattutto alla luce delle continue crisi sociali ed economiche, deve essere permanente come ha chiesto il nostro Vescovo Mons. Milito ai diaconi permanenti durante le ordinazioni diaconali di qualche giorno fa. Infine, ha sollecitato gli operatori della carità ad essere, come i diaconi, operatori permanenti della carità permanente.
L’incontro si è concluso con la consegna degli attestati e dell’olio del samaritano in ricordo del gesto fatto nei confronti di quell’uomo abbandonato nella strada tra Gerusalemme e Gerico, olio che, idealmente, potrebbe curare e far riprendere il cammino dell’esistenza a quegli uomini, a quelle donne e a quei bambini abbandonati nelle periferie esistenziali dell’umanità. Infine, un momento di agape fraterna. La Caritas diocesana e l’organizzazione della serata ringraziano tutti coloro che, sensibili al problema della pastorale della carità, ci hanno onorato con la loro presenza.
Antonino Parisi