Un profondo sentimento di condivisione e di voglia di andare avanti nella fede e nella Misericordia, vissuto a Seminara lo scorso 1° Novembre, in occasione della giornata giubilare della comunità “Figli tra gli Angeli”. La comunità si compone di famiglie che nel procedere del loro percorso di vita hanno visto la scomparsa di un figlio. Come ci spiega Domenico Barilà, promotore della comunità, i nuclei familiari che ne fanno parte sono circa 50, ma si tratta di una realtà in continuo divenire, «con famiglie che si aggregano continuamente alla nostra esperienza».
La comunità “figli tra gli Angeli” opera da quasi otto anni, per alleviare e dare un senso cristiano al dolore, per aiutare e far si che, dopo il dolore, non ci si chiuda in se stessi, per far vivere la Misericordia di Dio. Barilà ha spiegato ancora: «La nostra comunità si riunisce mensilmente presso la chiesa del Crocifisso a Palmi e, in più, ogni anno il due di Novembre diamo anche vita alla cerimonia della consegna del cero, che rappresenta la luce di Cristo, capace di diradare le tenebre presenti nel cuore dopo la perdita di un figlio».
La guida spirituale di questa comunità è don Rosario Attisano, presente in occasione della celebrazione del Giubileo. «Di solito ci riuniamo in Palmi. Abbiamo però deciso di celebrare il Giubileo delle famiglie con figli tra gli angeli qui a Seminara per un duplice motivo. Il primo è per dare un senso di pellegrinaggio, dello spostamento in cerca della salvezza. Il secondo motivo è che qui in Seminare la Chiesa Giubilare è la Basilica dedicata alla Madonna dei Poveri, una chiesa Mariana dunque, abbiamo dunque voluto dare, per analogia, il senso della vicinanza alla Madonna, che, come queste famiglie, ha vissuto il dolore della perdita di un figlio». «L’aggregazione della famiglia è particolare in questo giorno – ha continuato don Rosario – siamo qui per sperimentare la vicinanza di Dio a queste famiglie, che hanno provato il dolore più atroce. La Madonna, regina dei santi, è un sostegno per tutti loro, che portano questa croce, proprio lei, che è stata ai piedi della croce di Gesù».
Anche durante la celebrazione giubilare, alle famiglie è stato consegnato il cero che simboleggia la luce divina, segno tangibile della presenza di Cristo nei loro cuori, che colma il vuoto lasciato dalla perdita di un figlio. Sul foglio delle preghiere recitate dalla comunità durante la giornata giubilare si legge: «Nel silenzio ciascuno ritrova i volti e le storie del passato. In un certo senso si prova a far pace con la morte. Sì, con la morte, che ci piace immaginare come la porta del cielo». Da qui l’analogia con la Porta Santa attraversata il Primo di Novembre dai membri della comunità. Prosegue la lettura: «E quando qualcuno varca questa porta il Signore si affaccia e, se gli stiamo vicino, ci parla, ci dice quel che ci serve in quel momento per andare avanti, per dire il nostro “sì” alla vita». «E poi – continua – a quella porta ci affacciamo noi, per cercare di sentire i nostri figli, per dir loro che li amiamo come prima, per dire a noi stessi di non temere perché loro, ne siamo certi, riposano in mani sicure». Come comunicato da don Rosario, il Vescovo Francesco Milito non ha potuto presenziare alla giornata Giubilare, ma ha espresso tramite lui la sua vicinanza a queste famiglie, che segue sempre da vicino per il loro dolore.
Ferdinando Panucci