Si è tenuto a Rizziconi lo scorso 23 marzo, nella Parrocchia di San Teodoro Martire, il secondo incontro della serie ‘Maria nell’Arte’ a cura del Centro Cattolico Culturale ‘Il Faro’ in occasione dell’Anno Mariano diocesano.
Sono intervenuti il Parroco Don Nino Larocca, il Direttore del Faro Don Giancarlo Musicò’ ed il Prof. Marcello Anastasi, professore di Storia dell’Arte presso il Liceo Scientifico ‘Michele Guerrisi’ di Cittanova. Dagli interventi è emerso come l’arte sia testimone credibile della bellezza del creato e strumento di evangelizzazione e di contrasto della ‘cultura dello scarto’ di una società che ha preso l’abitudine, dopo l’usa e getta delle cose, di usare e scartare anche le persone.
Tra i numerosi convenuti molti i giovani a seguire attentamente e affascinati dalla Lectio su Caravaggio e l’opera di Palermo ‘Natività’, eseguita per la Comunità francescana dell’Oratorio di San Lorenzo nei primi anni del 1600. Attraverso un linguaggio semplice e comprensibile a chiunque, pur trattandosi di un’opera complessa da leggere e da interpretare, tutti hanno seguito appassionatamente la dissertazione nel corso della quale soprattutto ai giovani presenti più volte è stato rivolto l’invito ad accogliere con gioia i valori cristiani come la più grande opportunità di realizzazione per la loro vita. L’insegnante ha spiegato l’esistenza di un forte legame tra il dipinto di Caravaggio e la cultura medievale riferendosi a San Francesco che nella notte di Greccio del 24 dicembre del 1223, con il presepe vivente, ha operato una straordinaria operazione di sintesi della tradizione del teatro sacro maturata nei secoli precedenti e ha permesso di inventare letteralmente l’arte moderna con i presupposti per la nascita e lo sviluppo della prospettiva e della teoria delle luci e delle ombre, assieme ad una rinascita in senso profondamente cristiano, dell’imitazione della natura. Da qui tanti trattati spirituali che hanno proposto nella storia innumerevoli opportunità di meditazione, proprio a partire da una ricostruzione mentale dei luoghi della vita di Gesù, nello stimolo a viverli come contemporanei dei fatti narrati dai vangeli. Pertanto è stata, per esempio, ricordata la pratica devozionale dei ‘sacri monti’ o la pratica devozionale della visita delle sette Chiese a Roma. Si è fatto poi riferimento alla ‘Legenda aurea’, quale scrigno prezioso per secoli da dove gli artisti nelle loro botteghe hanno attinto per dipingere le sacre rappresentazioni.
Analizzando nel dettaglio la struttura del quadro come in una Pala d’altare cinquecentesca, il docente ha richiamato l’attenzione sui Santi contemplanti San Lorenzo e San Francesco ai lati della scena centrale della Natività, inseriti insieme a Giuseppe rivolto di spalle a dialogare con un pastore, contemporanei all’azione in memoria delle tele di tradizione che solitamente si conoscono come Sacre conversazioni. E poi Maria, posta all’incrocio di tutte le direttrici, come in un centro ideale di sguardi, di parole, di preghiere e di luce. Tutto è attorno a Lei come in un vortice che riconduce al mistero dell’incarnazione, al mistero di Dio che si fa uomo, nell’attualizzazione del piano di salvezza, dove i poveri pastori con i Santi, gli animali e gli angeli del cielo, si uniscono in un coro che canta nello splendore della Chiesa e nella misera povertà di una stalla, la preghiera di chi è testimone di un evento miracoloso e lo attesta con la propria vita. Maria è posta, dunque, nel dipinto di Caravaggio al centro di questo crocevia di sguardi e di preghiere, perché è rappresentata come il segno indicato da Isaia per indicare la pienezza dei tempi, nella quale nasce il Salvatore: ‘Ecco, una Vergine partorirà’.
Non sono mancati momenti di profonda riflessione anche a carattere personale sul senso della vita e l’importanza di saper cogliere i valori della fede cristiana attraverso le immagini storico-artistiche del passato che rischiano di subire gli effetti di un fenomeno di iconoclastia di ritorno determinato dal dilagante secolarismo. E’ stata sicuramente una gran bella serata di cultura per comprendere l’arte di Caravaggio, che guardata direttamente per quello che è, senza fuorvianti lenti romantiche o idealistiche, si rivela nella sua identità di mirabile sintesi di arte e teologia.
Cecè Caruso