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02/Ott/17

L’Assemblea Diocesana

Una “bella esperienza” di Chiesa: così è stata vissuta l’Assemblea Diocesana che si è svolta nei giorni 27 e 28 settembre presso l’Auditorium Diocesano “Famiglia di Nazareth” in Rizziconi dai partecipanti provenienti da tutte Parrocchie della Diocesi. Tantissimi i presenti, settecento gli iscritti il primo giorni, il 40 per cento costituito da giovani, il secondo giorno qualcuno in meno, ma sempre tanti, come non mai attenti e partecipi, contenti di dare il loro contributo per la nostra Chiesa locale. Una partecipante ha raccontato di essere rientrata la prima sera a casa con la gioia nel cuore, perché contenta dell’esperienza vissuta e dell’apporto dato nei laboratori di studio.

Momenti intensi dunque quelli vissuti nei due pomeriggi che, il primo giorno, dopo la preghiera inziale e l’invocazione allo Spirito Santo, sotto l’attenta guida del moderatore Mons. Giuseppe Varrà, Vicario Generale, sono stati introdotti dal nostro Vescovo Mons. Francesco Milito con la riflessione “Considerate questo Tempo” – Dalla Trinità contemplata alla Trinità vissuta, guidati da Maria, in compagnia dei Santi. Prendendo spunto dai due brani evangelici proclamati durante la preghiera iniziale (Mt 16,1-4 e Lc 12,54-59) Sua Eccellenza ha invitato i presenti a cogliere i “segni dei tempi”, vale a dire, a cogliere Dio presente nella storia nella persona di Cristo, monizione di cui nella lunga fase della storia contemporanea che stiamo attraversando la Chiesa ha fatto tesoro. Questa frase, infatti, soprattutto nel Concilio Vaticano II è diventata abituale e indirizzata alla retta comprensione della sua valenza teologica, configurando per la Chiesa un suo preciso impegno: quello di prendere coscienza personale e di prossimità per continuare l’opera di Gesù.

Il Vescovo è passato così ad indicare ambiti precisi da “servire con peculiare dedizione e sincera convinzione, certi di trovare collaborazione dell’intero Popolo di Dio” e precisamente: la pastorale della nuova evangelizzazione; la formazione permanente del clero; la formazione permanente del laicato; la famiglia e i problemi sociali, l’inculturazione della fede. Il Vescovo ha poi spiegato il perché della presenza paritaria dei giovani nell’Assemblea: nel 2018 si svolgerà il Sinodo del Giovani e  “il mondo dei giovani – ha detto il Vescovo – non è il mondo degli adulti di domani, ma il mondo della coscienza contemporanea, bisognoso di essere ascoltato, capito…perché impostino la propria esistenza alla luce della fede”. Da qui il titolo scelto per l’Assemblea “Abitare la Chiesa, abitare la citta… a partire dai giovani” vale a dire “Abitare la casa comune con la sensibilità e la potenzialità di cui i giovani dispongono“.

E’ seguito poi il primo intervento, tenuto da don Emanuele Leuzzi, Vicario episcopale per la Pastorale della nuova evangelizzazione. Don Emanuele, a partire dalla diffusa situazione di crisi, percepibile soprattutto nei Paesi di antica cristianità, con una perdita del senso della verità di Dio, ha considerato come la Chiesa avverta oggi più che mai il bisogno di una nuova evangelizzazione, con una rinnovata modalità di annuncio, nuovi linguaggi, nuove forme di approccio, avendo il coraggio di osare sentieri nuovi. Seguendo le vie proposte da papa Francesco don Emanuele ha indicato nella scelta missionaria e nella Chiesa in uscita il compito che attende ogni cristiano e tutta la Chiesa per la sfida della nuova evangelizzazione che passa prima dall’autoevangelizazione, dal bisogno che abbiamo tutti di convertirci prima di fare analisi e programmi.

E’ stata poi la volta di don Mino Ciano, Vicario Episcopale per la formazione permanente del laicato che a partire dalle grandi contraddizioni presenti nel nostro territorio ha indicato nella sinergia di azione e di condivisione di intenti tra le Agenzie educative, Scuola, Famiglia, Territorio il cammino da percorrere insieme e contribuire soprattutto come Chiesa a ovviare a questi gravi problemi: la mancanza di formazione permanente, la mancanza di attenzione ai giovani, la mancanza di attenzione al bene comune, la mancanza di relazioni. In tale senso potranno contribuire e lavorare la Consulta delle Aggregazioni laicali e il nuovo Consiglio Pastorale Diocesano.

A conclusione dei due interventi i partecipanti si sono divisi nei gruppi di lavoro, i 38 laboratori, contenuti nella composizione numerica per permettere ad ognuno di intervenire per rispondere a queste due domande: 1) Che tipo di catechesi, evangelizzazione, iniziative, attività pastorali vi aspettate dalle vostre parrocchie e dai vostri parroci? Come possono le nostre aggregazioni laicali diventare luoghi di missione di comunione nella nostra diocesi e nelle nostre parrocchie? Quello che ha più colpito nei gruppi è stata appunto la partecipazione corale e soprattutto il positivo apporto dei giovani presenti, con idee molto chiare sui i problemi rilevati.

Il secondo giorno ha visto gli interventi di Mons. Pino De Masi, Vicario Episcopale per le famiglie e i problemi sociali e di don Elvio Nocera, Vicario Episcopale per l’inculturazione della fede.

Mons. De Masi, a partire dalla complessità dei problemi storico-economico-sociali, ha tracciato un quadro dei disagi esistenziali dell’Uomo della Piana, disagi presenti anche nell’esperienza religiosa, domandandosi quale Chiesa per quest’uomo, quale impegno pastorale della Chiesa e dei laici per salvarlo. “Senza subbio – ha sostenuto don Pino – il primo impegno fondamentale: la scelta delle relazioni, che si aprono alla comunione, e un’esperienza autentica di comunione ecclesiale, da intendersi come realtà dinamica in grado di costruire la comunità, cioè una Chiesa che sia casa, famiglia e comunità, quello che chiedono proprio i giovani”. Il sacerdote ha poi evidenziato come per l’evangelizzazione e la promozione umana sia indispensabile il ruolo dei laici con la forza della loro testimonianza, e dei giovani che “possono e debbono aprire alla Chiesa quei luoghi dove ancora non è arrivata o dove deve essere maggiormente presente”.

Ultimo a relazionare don Elvio Nocera con un intervento molto applaudito, segno che con le sue parole il sacerdote è arrivato diritto al cuore. Chiarendo il concetto di inculturazione della fede e ponendo i fondamenti biblici della stessa, don Elvio ha indicato quali siano gli atteggiamenti ecclesiali per l’evangelizzazione della culture e, a partire dalla conoscenza della multiculturalità e dalla non contrapposizione fra fede e cultura, ha caldamente invitato i presenti a ritornare ad essere uomini e donne gioiose, ad abbandonare il criterio pastorale del “si è fatto sempre così”, a passare improrogabilmente dall’individualismo parrocchiale alla più teologica appartenenza alla Chiesa diocesana (non a caso detta locale), e a un no alla “guerra tra noi”, perché la testimonianza comunionale è indispensabile per costruire la civiltà dell’amore.

I partecipanti al convegno come il primo giorno si sono divisi poi nei gruppi di lavoro rispondendo a queste due domande: 1) Cosa chiedete alla Chiesa locale per superare il disagio dell’uomo della Piana? 2) Come ci rapportiamo e ci dovremmo relazionare, da cristiani, con il nostro territorio e con le altre realtà culturali? I moderatori e i segretari avranno il compito di elaborare una sintesi delle proposte di tutti i gruppi e di presentarle entro il 20 ottobre in vista della preparazione della relazione finale che sarà presentate nella prossima Assemblea diocesana del 3 novembre rimandando al prossimo 16 marzo la verifica finale.

Alla fine di questa esperienza ecclesiale, certamente tra le più positive vissute dalla nostra Diocesi, le conclusioni del nostro Vescovo con il riferimento al nuovo anno pastorale (2017/2018) che deve rappresentare per la nostra Diocesi l’Anno cardine in raccordo con il quinquennio 2012/2017 nella prospettiva degli eventi pastorali che la nostra Chiesa locale vivrà nei prossimi anni. Le Parole chiavi del Vescovo per questo tempo: l’autoevangelizzazione per una nuovo evangelizzazione che si realizza attraverso la conversione personale e la formazione permanente; la fede acculturata per l’inculturazione, la trasmissione, la ricezione della fede; la missionarietà che ponendo Gesù Cristo al centro si irradia verso tutti gli ambiti della vita, familiare, sociale, politica e del territorio; infine un’ecologia per l’egologia che passa attraverso il saper comunicare insieme per uscire dall’esasperazione dell’individualismo e creare comunione.

Il richiamo finale il Vescovo lo ha ripreso dal Convegno di Firenze del 2015 con la riproposizione anche per la nostra Diocesi delle cinque vie per un nuovo umanesimo: la via dell’uscire, la via dell’annunciare, la via dell’abitare, la via dell’educare, la via del trasfigurare, con voce giovane, per realizzare quello che ci sta a cuore (C.E.I): lo spirito missionario, la spiritualità dell’unità, la cultura della carità.

Cecè Caruso


Allegati:

Apertura Causa Beatificazione di P. Ludovico Polat

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