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02/Feb/18

Intervista a don Enzo Gabrieli sul rapporto fake news, vita e Vangelo

“L’amore dà sempre vita”: quest’affermazione di Papa Francesco, che apre il capitolo V dell’Amoris laetitia, ci introduce nella celebrazione della Giornata della Vita 2018, incentrata sul tema “Il Vangelo della vita, gioia per il mondo”. Vogliamo porre al centro della nostra riflessione credente la Parola di Dio, consegnata a noi nelle Sacre Scritture, unica via per trovare il senso della vita, frutto dell’Amore e generatrice di gioia. La gioia che il Vangelo della vita può testimoniare al mondo, è dono di Dio e compito affidato all’uomo; dono di Dio in quanto legato alla stessa rivelazione cristiana, compito poiché ne richiede la responsabilità.

Inizia così il Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente per la 40a Giornata Nazionale per la Vita e l’incontro che vivremo nella nostra diocesi, sabato 3 febbraio 2018, organizzato dall’Associazione Scienza & Vita in collaborazione con gli Uffici pastorali Salute-Scuola-Famiglia, il Consultorio familiare e le Associazioni ecclesiali AMCI e Azione Cattolica, darà anche la possibilità di riflettere sulla gioia di vivere, gioia acquisita dalla Parola e gioia donata per amore. Oltre il nostro Vescovo, mons. Francesco Milito, a cui è affidata la conclusione dell’incontro, porteranno lo loro testimonianza i membri dell’Associazione “Nasi rossi con il cuore” che prestano servizio presso i reparti ospedalieri per alleviare con un sorriso le sofferenze dei pazienti ed interverrà don Enzo Gabrieli – direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, membro del Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti Calabria e vicepresidente nazionale della Federazione italiana dei settimanali cattolici – che abbiamo raggiunto per iniziare la riflessione personale in attesa di vivere come comunità diocesana l’atteso appuntamento di domani presso l’Oratorio di Cannavà.

Il Vangelo inizia parlando di vita, di bimbi che sussultano nel grembo materno, ma quando la vita diventa essa stessa “buona notizia”?
Tutte le volte che la custodiamo, ci impegniamo a diffondere la cultura dell’amore e del rispetto per essa, dal suo naturale sbocciare al suo naturale tramonto. La vita è impregnata di soffio di Dio, sta qui l’argine oltre il quale l’uomo non può andare, è lo scoglio dove si infrangono le onde. Questa mattina una nostra giornalista ha dato alla luce un bimbo e sul nostro gruppo tutti le abbiamo fatto gli auguri. Io ho scritto così: è questa la bella e vera notizia che può sconfiggere le avvelenate fake news. Dio non ci lascia soli, ad ogni bimbo nato Egli dice “Io sono con voi”.

Infatti alla buona notizia del Vangelo si contrappongono spesso le false notizie di cui anche il Papa ha largamente parlato. C’è un rischio effettivo che le fake news possano intaccare la vita?
Sì, perché la bugia, la menzogna costruita ad arte ha come primo ideatore il demonio, autore della menzogna mimetizzata in un falsa ed allettante verità. Pensiamo alla bugia sul controllo delle nascite finalizzato al benessere dei popoli, pensiamo a quella che alcuni chiamano “la dolce morte” annullando il valore della sofferenza, dell’accompagnamento, dei tempi di Dio. La bugia ha sempre alla base quel desiderio sussurrato, anzi direi sibilato da serpente che inietta nel cuore dell’uomo quel veleno di morte che lo porterà, come scrive il Papa nel messaggio di quest’anno, a perdere la comunione e compiere il primo omicidio.

Lei fra le altre cose è postulatore di diverse cause per la canonizzazione di santi della nostra terra, che preparazione emotiva e spirituale è necessaria per entrare pienamente nella vita di uomini e donne di buona volontà?
I santi sono la più bella notizia per la nostra Calabria, sono la più vera. Uomini e donne, consacrati e laici, che vivono in pienezza la vita, dono di Dio, grembo di vocazione, luogo di amore e di speranza, per tendere a quella pienezza di Vita che è il Cielo. I santi non sono disincarnarti ma vivono, nella carne, la gioia del soffio dello Spirito che li ha resi vitali e nella pienezza del ritorno in Dio. Direttamente o indirettamente possiamo cogliere come i santi si fanno difensori e custodi della vita: accoglienza dei piccoli, degli ultimi abbandonati, accompagnamento fino alla morte, con tenerezza di padre e di madre. Ma anche atto eroico: basti pensare a Gianna Beretta Molla o a Madre Teresa di Calcutta. Non c’è amore più grande che dare la vita per amore. Penso che ad una lettura spirituale questo versetto potrebbe essere letto anche nella logica del “dono” della vita, come fanno le madri e i padri.

E invece quando scrive i libri, soprattutto quelli che raccontano gli apostoli, che lettori e quindi vite ha in mente? I cristiani tiepidi, i progressisti, i conservatori, il mondo ateo?
Quando scrivo penso a chi potrà incontrare il santo, l’apostolo, attraverso una pagina, uno strumento per poi tendere a Gesù. Non penso troppo al lettore in quanto tale, ma al “parrocchiano” di una parrocchia di carta, al destinatario conosciuto o sconosciuto, affinché possa incontrare Gesù. Vorrei tanto vedere i volti dopo che leggono, vorrei cogliere sorrisi e gioia non perché hanno letto il mio scritto, ma perché hanno colto un aspetto, hanno colto un aspetto della bellezza. Scrivere è una mia esperienza personale, anche un percorso di meditazione e di ricerca per me.

La tv in queste ultime settimane sta incollando allo schermo tantissime persone con la fiction “Don Matteo”, dove pure l’episodio con il criminale di turno termina con una citazione biblica o una testimonianza di santità: si può evangelizzare quindi sempre e a tutti?
Il Vangelo è sempre vita nuova. Nella fiction i sacerdoti, grazie a don Matteo hanno una carta in più già giocata nel cuore delle persone, degli italiani. Se c’è qualche mosca bianca che fa rumore negativo, don Matteo diventa icona per l’opera di oltre 36.000 sacerdoti che operano nelle nostre parrocchie. Certo non sono tutti agili e tipi da bicicletta né grandi investigatori, ognuno ha i suoi doni. Una cosa in comune però forse l’abbiamo: il Vangelo che è sempre parola di Speranza per una vita nuova. Possiamo permettere l’incontro tra la Misericordia di Dio e la Miseria umana. Sta qui il senso di quella citazione che non ci fa “caini” e omicidi, che lascia aperta una porta anche a chi deve e può recuperare. L’incontro lo possiamo permettere con i Sacramenti, con una Parola annunciata in maniera feconda e non stucchevole, con la testimonianza di una vita che ha fatto esperienza di Dio, anche nelle fragilità.

In attesa di incontrarci a Cannavà, un’ultima domanda. La Chiesa vivrà fra qualche mese il Sinodo dei giovani, vite piene di entusiasmo, ma spesso anche fragili: cosa dobbiamo aspettarci oltre all’evento?
Non so se e cosa ci dobbiamo aspettare dal Sinodo: se indicazioni, parole, analisi e percorsi. Una cosa è certa: possiamo dire ai giovani che Cristo crede davvero in loro, si vuole fare amico e compagno di strada, che Gesù è pronto a svelare a ciascuno la sua grande dignità e la strada della pienezza e della speranza. Ogni giovane deve sentirsi “fissato ed amato da Gesù”, sapendo che mettendosi alla sua sequela non resterà o non tornerà a casa triste. Il Signore i giovani li ha cercati ed incontrati, si è accontentato di quello che avevano (penso a quello dei pochi pani e due pesci), li ha incoraggiati e sostenuti (come fece con Giovanni), ha parlato con loro indicando la Verità senza sconti. Credo che come Chiesa, nelle nostre diocesi e parrocchie, dobbiamo mostrare senza paura l’alta vocazione e missione che hanno, con la freschezza e la profezia di San Giovanni Paolo II che li ha amati davvero, loro si sono sentiti amati e si sono “mossi”.

Nadia Macrì


Allegati:

Apertura Causa Beatificazione di P. Ludovico Polat

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