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10/Feb/18

Comunicazione esequie e profilo biografico di mons. Bruno Cocolo

Le esequie di mons. Bruno Cocolo si terranno lunedì 12 Febbraio p.v. alle ore 15,30 presso la chiesa parrocchiale ‘Maria Ss. Assunta’ in Delianuova.

Continuando la preghiera per l’anima di don Bruno, i suoi familiari e le comunità parrocchiali presentiamo di seguito un profilo biografico e del ministero sacerdotale di don Bruno a cura del direttore dell’Archivio Storico diocesano, don Letterio Festa.

MONS. BRUNO COCOLO

Non è possibile sintetizzare in pochi tratti l’intensa esistenza e il fecondo ministero di Mons. Bruno Cocolo.

Nato a Delianuova, il 18 agosto 1942, da Rocco e da Carbone M. Concetta, don Bruno, dopo i primi studi nel Seminario Vescovile di Oppido Mamertina, è passato, per la formazione filosofica e teologica, nel Pontificio Seminario ‘Pio XI’ di Reggio Calabria. Fu ordinato Sacerdote, a Terranova Sappo Minulio, il 16 luglio 1966 da Mons. Giovanni Ferro, Arcivescovo di Reggio Calabria e Amministratore Apostolico di Oppido.

L’elenco dei molteplici e sempre delicatissimi incarichi da lui ricoperti nel corso di un lungo servizio alla nostra Diocesi, dice lo spessore della sua non comune personalità.

Mansionario e poi Canonico del Capitolo della Cattedrale; Prefetto, Vice Rettore, Professore di Lettere e Direttore Spirituale del Seminario Vescovile; Segretario del Vescovo, Mons. Santo Bergamo; Direttore dell’Ufficio Tecnico; Direttore dell’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici; Direttore dell’Ufficio Scuola e Direttore dell’Ufficio Catechistico; membro del Consiglio Presbiterale, del Consiglio Affari Economici, del Consiglio Episcopale e del Collegio dei Consultori; Assistente Diocesano dell’ACR, della FUCI e dei Giovani di Azione Cattolica; Economo generale della Diocesi e, infine, Vicario Generale dal 1992 al 1999. Mons. Cocolo – nominato Cappellano di Sua Santità, il 19 febbraio 1980, dal Papa Giovanni Paolo II – svolgendo questi incarichi è riuscito, con il trascorrere degli anni, ad accumulare una solida e comprovata esperienza che ha fatto di lui un sicuro punto di riferimento per la risoluzione di problematiche amministrative e un valido ed efficace ideatore di singolari e riuscite attività pastorali ed ecclesiali.

Dal 1996, fu posto alla guida dell’Ente morale ‘Famiglia Germanò’ che, grazie alle sue capacità ed al suo zelo, con la guida e l’approvazione dei Vescovi e le risorse e l’appoggio della Diocesi, riuscì a rinnovarsi e ad iniziare importanti attività assistenziali e caritative che quotidianamente offrono un vitale e specializzato servizio per tante persone sofferenti e per numerose famiglie. A cura di questo Ente, di cui mons. Cocolo è stato, fino ad oggi, il Presidente del Consiglio di amministrazione, nel 1996, nacque, prima nel Meridione di Italia, la Casa per i malati di Aids di Castellace che, da oltre vent’anni, svolge la sua attività caritativa «a servizio degli ultimi e di coloro che nessuno vuole», come spesso amava dire lo stesso don Bruno. Nel 1997, si apriva la Casa di riposo per anziane ‘San Fantino’ di Lubrichi mentre, nel 1998, nasceva, su un terreno donato dal dott. Antonino Pignataro e con il contributo del medesimo e il finanziamento della Diocesi, il Centro di riabilitazione di Oppido, «a sollievo dei disabili e delle loro famiglie nella carità di Cristo Signore». Infine, nel 2008, la Residenza Sanitaria Assistenziale ‘Don Giuseppe Loria’ di Tresilico. In queste strutture, don Bruno ha insegnato che «il malato è Cristo e va servito al meglio». Accogliendo «un’umanità spesso abbandonata a sé stessa o rifiutata dalla famiglia», insieme ai suoi competenti collaboratori, egli ha restituito, a centinaia di persone, la speranza e la voglia di vivere. «Credevamo nel futuro, amavamo rischiare, volevamo costruire il nuovo, volevamo una Chiesa che fosse all’avanguardia, innovativa e non ripetitiva – ha scritto monsignor Cocolo parlando di quei favolosi anni 90 – abbiamo scelto gli ultimi degli ultimi da amare. Non eravamo all’altezza ma ci siamo attrezzati e abbiamo fatto di tutto perché fosse la nostra Terra a portare avanti il progetto, senza farci colonizzare ulteriormente, imparando ogni giorno e migliorandoci sempre».

Inoltre e soprattutto, dal 2 maggio 1982 fino al giorno della sua morte, don Bruno è stato Parroco nella sua Città natale, prima della Parrocchia di Maria SS. Assunta e, poi, dal 2001, anche dell’altra Parrocchia cittadina, intitolata a San Nicola. Qui, alla scuola del Concilio Vaticano II, egli ha costruito una Comunità viva, capace di diventare il fattore predominante, a livello religioso, culturale e sociale del territorio. Sognava una Chiesa che non fosse un’utopia ma una realtà che avanza, anche in questo nostro tempo, pur se tra lacrime e consolazioni. Per realizzare tale sogno, secondo lo spirito di corresponsabilità e collegialità, diede largo spazio all’apostolato dei laici. Nacque per primo un Gruppo Scout, iniziato con 4 ragazzi mandati a fare esperienza in un campeggio con un Gruppo di Reggio Calabria. Il suo scopo, secondo la testimonianza del prof. Arcangelo Macrì, era quello di «creare un’alternativa valida alla cultura del bar e del tempo libero» e ci riuscì costruendo un Gruppo FSE primo in Calabria, con capi brevettati e rappresentanze regionali e nazionali. Il Gruppo delle Catechiste fu da lui personalmente e settimanalmente guidato ed attrezzato per accompagnare i fedeli dal Battesimo fino all’età adulta. Il Gruppo donne; il Circolo Anspi; il Gruppo Padre Pio; le Comunità Neocatecumenali; il Gruppo Age; il Cif e i Gruppi Famiglia sono state le realtà ecclesiali con le quali don Bruno ha realizzato una Comunità viva e pienamente inserita nel territorio. La preparazione accurata dei giovani per il Triduo pasquale; i Seminari estivi per studiare i documenti conciliari e il Magistero ecclesiale; la partecipazione ai Convegni nazionali della Chiesa in Italia e alle Giornate Mondiali della Gioventù, sono state le occasioni e le esperienze che il Parroco ha offerto ai suoi laici per insegnar loro a sentirsi parte attiva e viva di una Chiesa in cammino nella storia. «Grazie a lui – testimonia ancora Arcangelo Macrì – abbiamo il gusto delle belle celebrazioni e del bel canto; siamo sempre pronti a confrontarci per far crescere l’azione pastorale, sempre appoggiati alla Parola di Dio e all’Eucarestia, ancora capaci di stupirci delle meraviglie di Dio e di gustare il bello». Da questa Comunità nacque una rete di volontariato invidiabile e prima inesistente ma, soprattutto, sono nate numerose vocazioni al servizio ed alla vita consacrata: il diacono Franco Frisina; Suor Tina Carbone; don Emanuele Leuzzi; il diacono Pasquale Puntillo; don Giuseppe Fedele; il seminarista Francesco Scutellà e Rosella Frisina dell’Ordo Virginum.

Come Chiesa diocesana, ricordando con gratitudine la figura poderosa e l’insegnamento profetico di Mons. Bruno Cocolo, vogliamo salutarlo parafrasando le sue stesse parole:

A Dio, don Bruno! Hai fatto tanta strada, hai imparato lungo i giorni, sei rimasto fedele alla tua vocazione rendendo lode a Dio e servendo con amore i fratelli, ricevi ora la ricompensa preparata per te da Colui che ti ha chiamato e guidato lungo il cammino.

Sac. Letterio Festa

Direttore

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