Venerdì 27 settembre sono proseguiti nell’Auditorium Diocesano “Famiglia di Nazareth” di Rizziconi, i lavori dell’Assemblea Diocesana per l’inizio dell’Anno Pastorale 2019-2020 “Missionari nella Chiesa e nella Citta a partire dalla Evangelii Gaudium”.
I laboratori dei vari settori previsti (catechista, caritas, confraternita, insegnante, famiglia, giovani, aggregazioni) sono stati preceduti dalla relazione di don Raffaele Gobbi, Direttore del Centro Missionario Diocesano della Diocesi di Padova “Indicazioni per una pastorale missionaria (piste operative).
Don Raffaele con un linguaggio sobrio ma incisivo ha toccato le corde del cuore degli astanti dando più che indicazioni particolari, suggerimenti di fondo che devono animare tutti i cristiani che nella missionarietà trovano la ragione della loro chiamata a costruire il Regno di Dio. Indispensabile per questo partire dalla nostalgia di Dio che alberga nel cuore di ogni uomo, nostalgia del senso di Dio, del gusto di Dio, che è apertura, aspirazione all’Infinito che è in ciascuno di noi. Richiamando il finale del Vangelo di Marco in cui Gesù dopo aver rimproverato i discepoli per la loro incredulità e durezza di cuore, li manda ad annunciare il vangelo a tutte creature, il Relatore ha parlato della logica di Dio che consiste nella sua fiducia nei nostri confronti nonostante i nostri limiti, logica di Dio che vuol far comprendere all’uomo come sia necessario nel nostro operare lasciarci sempre condurre dallo Spirito Santo in una sinergia insieme umana e divina in cui occorre rimboccarsi le maniche come se tutto dipendesse da noi ma rimettendoci all’aiuto del Signore perché sia lui a realizzare tutto quello che è necessario. Ha ripreso poi un atteggiamento negativo che spesso è presente negli operatori richiamando il mito di Atlante, quello di sentirsi addosso il peso dell’impegno quasi fossimo costretti ad operare agendo così senza gioia e senza apertura agli altri sottolineando come occorra nella pastorale rimettere al centro la gioia che non può mai essere sforzo, anzi essa ci aiuta ad affrontare le cose con la leggerezza di Dio perché come affermava san Vincenzo de’ Paoli: “le opere di Dio si fanno da sé” e “soprattutto – ha evidenziato don Raffaele – bando alla finta gioia”.
Occorre per questo credere all’opera della Grazia perché è essa che ci spinge e ci sospinge generando la bellezza delle cose semplici perché le cose di Dio sono semplici e si fanno da sé, e la dinamica in questo senso consiste nel partire dalla Grazia sfolgorante che vince e convince, dalle cose semplici ed essenziali, senza ansia di sorta.
Riferendosi a un certo modo di fare pastorale pensando che tutto dipenda dall’organizzazione, dalle gestione delle risorse e delle persone, da una cosiddetta “ingegneria pastorale” il Relatore ha invitato a lasciarsi condurre piuttosto dal Signore perché è lui che parla ed interpella chiamandoci a rispondere e corrispondere passando così ad una pastorale più generativa in grado di ripensare non solo le proposte e i loro tempi e modi ma il nostro essere cristiani a l’annuncio del Vangelo stesso. Ha sottolineato soprattutto con alcuni esempi di vita e di esperienze vissute come il valore della sinodalità intesa come coinvolgimento di tutte le componenti del popolo di Dio in percorsi articolati di ascolto della realtà, di docilità alla voce dello Spirito, di studio e di riflessione sulle problematiche per giungere a un confronto libero, schietto e profondo che porti a delle decisioni ed orientamento comuni, sia un grande dono e come decisioni prese in gruppo con semplicità e umiltà, siano migliori di quelle prese dagli esperti perché le cose problematiche, difficili, complicano la realtà.
Un ultimo suggerimento, quello di misurarci su quanto paterni o materni siamo nel nostro agire ricordando che la più istruttiva e vitale delle esperienze educative è quella della madre che ha cura, fa crescere, ha pazienza ed e è amorevole, rende forte un altro essere umano; così come la figura del padre che rimanda alle norme, alle regole, al duro e faticoso lavoro, al riprendere e correggere al fine di promuovere e incoraggiare, ricorda che è sensibilità paterna sia dire ciò che non va sia dare una bella mano nel riconciliarsi con la costitutiva imperfezione di sé. Soprattutto don Raffaele ha sottolineato di come sia importante lasciare andare, aiutare le persone dopo aver assicurato loro stima e fiducia a lasciarle andare, partire, anche quando il loro partire fosse un prendere le distanze, un abbandonare perché si è maturato una diversa posizione personale.
E infine ricordarci sempre che al di là di tutto, al di là di tante cose che noi facciamo, la gente ha soprattutto bisogno di Dio, della sua Parola, del suo amore, del suo perdono.
Dopo la relazione di don Raffaele i lavori sono proseguiti nei laboratori e al ritorno in aula con gli echi dai laboratori con le riflessioni emerse nello specifico dei singoli gruppi e che serviranno come piattaforma per il Piano pastorale missionario della nostra Diocesi.
Sono seguite le conclusioni del Vescovo Mons. Francesco Milito “Evangelizzatori con spirito significa evangelizzatori che pregano e lavorano insieme” (EG, 262).
Dopo un richiamo alle icone, e specificamente al grande telone di sfondo dell’Assemblea con le icone che rimandano al 1° e al 2° Congresso Eucaristico Sua Eccellenza ha richiamato un Primo assioma: la missione nasce dall’Eucaristia, affermando che “il dono che il Padre ha fatto del Figlio, il Figlio l’ha reso donando sé stesso per la riconciliazione di chi avrebbero aderito a Lui con l’accoglienza dell’evangelo annunciato dagli apostoli, dai loro successori e da tutti coloro che con la vita e la parola l’avrebbero trasmesso in equazione di credibilità legata alla testimonianza”.
Il logo centrale – identificativo dell’Anno Cardine 3, che ricorda l’unione strettissima e inscindibile esistente tra chi vuole essere “fondato” in Cristo, con avvitamento progressivo e radicamento che evidenzia il Secondo assioma: la missione nasce dalla comunione in Cristo, cresce nella comunione con i fratelli.
Il logo finale: che ricorda i popoli con le diverse etnie e il dovere che si ha di raggiungerli tutti in forza di un principio teologico: “inviati perché battezzati” che identifica il Terzo assioma: “non esiste una fede statica. Il seguace di Cristo ha il dovere di portare altri alla sequela, nel nostro tempo soprattutto per contagio, come la più efficace comunicazione non verbale perché esistenziale”.
“Se la Chiesa nasce dalla Parola e dall’Eucaristia – ha quindi affermato il Vescovo – sapremo essere missionari solo nella misura in cui ci alimentiamo a queste fonti, capaci di dare concretezza a due principi, il primo, principio e fondamento, la Conversione personale per una nuova evangelizzazione, che dovrà essere plasmata quotidianamente dalla forza rinnovatrice della misericordia; il secondo, principio architettonico per gli anni futuri, l’assumere la misericordia come stile ordinario del vivere la Chiesa e nella Chiesa”. Sua Eccellenza ha spiegato come nella Piana la Chiesa debba vivere e far vivere la misericordia: “contro ogni forma e manifestazione di violenza negante la dignità dell’uomo, la Chiesa, noi Chiesa, ognuno di noi, deve apportare l’unico contributo che nessuno può negarci perché è proprio del fondamento della nostra legge: l’amore che ha nella misericordia la sua applicazione più difficile ma vincente”.
Gli strumenti che la nostra Diocesi offre per il cantiere della misericordia: la Parola di Dio perché la nostra sia una Chiesa in ascolto, con lo sguardo sempre alla Bibbia in cui ogni pagina è intrisa dell’amore del Padre e per questo deve essere sempre più celebrata, conosciuta e diffusa, la lectio divina soprattutto sui temi della misericordia che permetterà di toccare con mano quanta fecondità viene dal testo sacro che sfocia necessariamente in gesti e opere concrete di carità, affinché attraverso la lettura orante del testo sacro, la vita spirituale trovi sostegno e crescita. Per questo durante il nuovo anno pastorale troveranno attuazione tante iniziative, quali l’Introduzione alla pratica della Lectio divina con le Scuole vicariali in ottobre-novembre 2019, la Lectio divina diocesana a cura del Vescovo nella prossima quaresima e altre che porranno al centro il tema della Misericordia.
Il Vescovo ha spiegato il senso del titolo delle sue conclusioni perché è chiaro che Parola-Eucarestia-Misericordia sono l’anima della missionarietà così come afferma il Papa nella Evangelii Gaudium nel 262, spiegando che “Evangelizzatori con Spirito significa evangelizzatori che pregano e lavorano… Occorre sempre coltivare uno spazio interiore che conferisca senso cristiano all’impegno e all’attività. Senza momenti prolungati di adorazione, di incontro orante con la Parola, di dialogo sincero con il Signore, facilmente i compiti si svuotano di significato, ci indeboliamo per la stanchezza e le difficoltà, e il fervore si spegne“.
L’invito finale del Vescovo, quello di una lettura anche dei nn. 263- 274 perché si tratta di lezioni sul “realismo missionario“ in grado di eliminare scuse, fugare timori, superare passività nei confronti dell’imperativo forte e bello: «Va’ e fa’ anche tu lo stesso. Come ho fatto io, il Signore, il Maestro. Come dovrete fare voi, se siete miei discepoli».
Cecè Caruso
DOCUMENTI
• Relazione di don Raffaele Gobbi
• Conclusioni del Vescovo Mons. Francesco Milito