Il 22 gennaio scorso si è tenuto, presso la Chiesa S. Pio X di Amato, il primo incontro Vicariale di formazione per i Catechisti, organizzato dagli Uffici: Catechistico e Pastorale della Famiglia.
Il Direttore dell’Ufficio Catechistico, don Giuseppe Sofrà, ha aperto l’incontro dando il benvenuto ai convenuti. Subito dopo Don Antonello Messina, Direttore per la Pastorale della Famiglia, ha introdotto il tema: “La Famiglia e la crisi della trasmissione della fede” sottolineando che oggi i genitori cristiani si preoccupano molto di più che i loro figli siano dei bravi ragazzi, buoni, generosi che vadano bene a scuola e sappiano stare bene con gli altri, tralasciando completamente la formazione religiosa e la loro iniziazione alla fede. In un mondo completamente laicizzato è diventato molto difficile poter dimostrare e testimoniare la propria appartenenza a Cristo.
Dopo la relazione di don Messina, i catechisti, suddivisi in diversi gruppi, hanno svolto un’attività di tipo laboratoriale riflettendo sulla “Misericordia” partendo da quella di Dio per l’”Uomo” per finire a quella che noi dovremmo mettere in pratica verso chi ci viene affidato, perché possa acquisire una mentalità di fede e raggiungere una maturità umana che lo aiuti ad accogliere pienamente il Vangelo. Alla fine dei lavori laboratoriali i rappresentanti di ogni gruppo hanno sintetizzato ciò che è emerso nella discussione delle suddette tematiche.
A questo punto Carmen Maria Manno ha tenuto una relazione sul tema: “La famiglia casa accogliente come Gesù o bunker impenetrabile?” La relatrice ha spiegato come la causa è da ricercarsi nel cambiamento antropologico-culturale che influenza oggi tutti gli aspetti della vita, per i quali, gli individui sono meno sostenuti che in passato dalle strutture sociali nella loro vita affettiva e familiare. La liquidità della vita, come l’aveva definita il grande filosofo Bauman, recentemente scomparso, ha reso liquidi i legami tra le persone e quindi non più consistenti. Per “liquido”, si designa il tipo di vita che si tende a vivere nella società liquido-moderna, che non è più in grado di conservare la propria forma o di tenersi in rotta a lungo. Essa, è una vita precaria, vissuta in condizioni di continua incertezza. La vita in questa società, ha sottolineato Carmen, non può mai fermarsi: deve modernizzarsi o perire. Ciò ha portato da un lato ad un individualismo esasperato che snatura i legami familiari e finisce per considerare ogni componente della famiglia come un’isola, facendo prevalere, in certi casi, l’idea di un soggetto che si costruisce secondo i propri desideri. Gli individui di questo mondo sopportano l’assenza di orientamento, non soffrono vertigini e sanno adattarsi alle situazioni confuse, alla mancanza di itinerario e di direzione e alla durata indefinita del tragitto. I precetti che li ispirano sono libertà di affetti e revocabilità di impegni. Il suggerimento di “attaccarsi con leggerezza a ciò che ci si presenta” e “lasciarlo poi andare, con grazia” suona alle loro orecchie, nel migliore dei casi, come uno scherzo crudele, ma soprattutto come un ghigno spietato. Leggerezza e grazia vanno di pari passo con la libertà: di spostarsi, scegliere, smettere di ciò che si è, di diventare ciò che non si è. Infatti a tal proposito Papa Francesco dice “Se questi rischi si trasferiscono al modo di intendere la famiglia, questa può trasformarsi in un luogo di passaggio, al quale ci si rivolge quando pare conveniente per sé, o dove si va a reclamare diritti, mentre i vincoli rimangono abbandonati alla precarietà volubile dei desideri e delle circostanze. In tale contesto, l’ideale matrimoniale, con un impegno di esclusività e di stabilità, finisce per essere distrutto dalle convenienze contingenti o dai capricci della sensibilità. Si teme la solitudine, si desidera uno spazio di protezione e di fedeltà, ma nello stesso tempo cresce il timore di essere catturati da una relazione che possa rimandare il soddisfacimento delle aspirazioni personali” (Amoris Laetitia, 34).
L’inconsistenza dei legami porta sempre più alla diminuzione dei matrimoni. Purtroppo la libertà di scegliere permette, qualora non ci fossero obiettivi nobili e disciplina, un’incapacità di donarsi generosamente. Di fatto, in molti paesi dove diminuisce il numero di matrimoni, cresce il numero di persone che decidono di vivere sole, o che convivono senza coabitare. Ovviamente, ha ribadito la relatrice, non ha senso denunciare solo i mali attuali, né serve imporre delle regole e delle norme con autorità, ma è necessario presentare il matrimonio e la vita di coppia in maniera tale che le persone ne siano più attratte e vogliano unirsi in matrimonio per beneficiare di quella grazia che Dio offre loro. Ciò richiede l’umiltà di ammettere che con i nostri modi di presentare le convinzioni cristiane, anziché fare innamorare le persone di Cristo, le abbiamo allontanate. In famiglia, infatti, non si trasmette più la fede, come si faceva nei tempi passati non molto lontani.
Cosa fare a livello pastorale? E’ fondamentale che la Chiesa offra spazi di accompagnamento e di assistenza su questioni connesse alla crescita dell’amore, al superamento dei conflitti e all’educazione dei figli. Molti stimano la forza della grazia che sperimentano nella Riconciliazione sacramentale e nell’Eucaristia, che dà loro la forza per sostenere le sfide del matrimonio e della famiglia. La relatrice ha evidenziato come la testimonianza di coniugi, che non solo hanno perseverato nel tempo, ma continuano a portare avanti un progetto comune e conservano l’affetto, è un’iniezione di energia e di forza per le altre famiglie. Questo consente di guardare al Vangelo dimostrandolo con la propria vita: perché come dice Papa Francesco: non bisogna non litigare o non avere attriti, ma bisogna subito dopo potersi rivenire incontro e abbracciare con amore, perdonandosi di vero cuore. Perché la famiglia è proprio quel contesto dove si sperimenta il perdono che è “accoglienza piena dell’altro”.
Ufficio Pastorale Familiare