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20/Mar/20

La Lectio Divina per la quarta domenica di Quaresima

Il nostro Vescovo Mons. Francesco Milito ha guidato la sera di martedì 17 marzo dalla sua cappella privata della sede di Palmi la quarta lectio divina della Parola, tramessa in streaming sulla pagina Facebook della nostra Diocesi, lettura orante che ha posto al centro della riflessione il vangelo della quarta domenica di Quaresima.

Un tempo di ascolto, meditazione e riflessione iniziato con l’audio del canto gregoriano del “Sub tuum praesidum – Sotto la tua protezione”, l’antifona mariana più antica con il nostro accorato grido rivolto a Maria perché anche in questa immane tragedia che ci sovrasta e ci impaurisce, mostri il suo volto materno e ci liberi da ogni pericolo.

È seguita poi la proclamazione del vangelo della quarta domenica di quaresima, conosciuto come il Vangelo del cieco nato (Gv 9,1-41) e subito dopo il Vescovo ha spiegato il collegamento di questa lectio con quella della terza domenica, con la Parola di queste domeniche utilizzata nel cammino quaresimale per gli scrutini (primo e secondo) dei catecumeni.

Il Vescovo poi ha diretto la meditatio spiegando il testo nel contesto con l’episodio che abbraccia tutto il capitolo 9 del Vangelo di Giovanni nel quadro della sezione Festa delle Capanne con la grande rivelazione messianica  e le due dichiarazioni solenni: l’Acqua della vita della terza domenica (1° scrutinio)  e la Luce del mondo della quarta domenica (2° scrutinio) e Festa della Dedicazione del Tempio con la decisione di uccidere Gesù e il suo ritorno di Gesù al Giordano.

Ha poi spiegato la struttura del testo, tre atti, e le relative scene che hanno evidenziato soprattutto nel primo atto che non è la cecità il perno del racconto ma il fatto che nel cieco guarito si manifesti l’opera del Padre e il segno compiuto rimandi alla gloria divina; il secondo atto, che è il cuore  dell’episodio con il racconto delle dinamiche seguite al miracolo con i farisei che vogliono precisare e definire l’identità di Gesù, con la successiva loro assurda, perché contro l’evidenza, negazione del miracolo e l’espulsione del cieco dalla sinagoga; il terzo atto con il nuovo incontro del cieco con Gesù, incontro in cui egli si rivela con il titolo messianico “Figlio dell’uomo” e che termina con la professione netta di fede del cieco e il suo gesto conseguente e infine con il giudizio, duro e chiaro, di Gesù nei confronti dei farisei lì presenti per la loro presunzione di vedere perché la convinzione di vederci, quando si è ciechi, comporta una responsabilità in radice che permette al peccato di continuare di essere tale.

Il Vescovo si è riferito poi alla sintesi finale del testo, molto ricca e attuale, che possiamo richiamare nei suoi principi più importanti:

1) Il cieco nato è l’icona di ogni uomo che ha bisogno di aprire gli occhi per veder bene nella propria storia e così poter guardare gli altri con occhi sani con un primo avvertimento per noi: nessuno può sentirsi esente da qualche cecità, ereditata per la limitatezza della natura umana, o acquisita nel corso della vita. Nella migliore delle ipotesi, Gesù ci mette in guardia di non essere l’estetista della pagliuzza nell’occhio dell’altro, mentre potremmo avere nei nostri delle travi, assimilabili a patologie oftalmiche delle più invalidanti”.

2) Il Secondo avvertimento: “non lasciarsi cogliere emotivamente di fronte a situazioni critiche, ma sapere attendere l’illuminazione del Maestro e la sua potenza divina perché egli conosce questa nostra condizione. Questi ha modi tutti suoi di manifestarsi perché chiara a tutti risulti che il suo operato risponde non ad attese e/o logiche umane, ma a piani precisi”.

Il Vescovo ha sottolineato con voce ferma che in questi frangenti bisogna saper attendere con umiltà perché, come per i farisei, la superbia interiore si condensa in un’unica verità assoluta, «la propria», senza che ci sia posto per altre eventuali e realissime” e che bisogna avere questo atteggiamento perché Gesù conosce bene questi meccanismi di menti attanagliate e di cuori resistenti all’amore offerto per pura grazia, e continua a vegliare sui salvati perché anch’essi non si fermino a metà dell’incontro con Lui, ma ne completino il ciclo con una sincera stupefatta professione di fede.

“Simultaneamente – ha osservato Sua Eccellenza – egli comunque ci avverte, sempre con amorevolezza, di stare attenti a non cadere nel giudizio di Dio per evitare la situazione presente in altri, permettendo l’aggravarsi di continuare a restare ciechi, in quanto ostinati nel non riconoscere il fondamentale peccato di chiusura in sé per l’autoconvincimento di essere nel giusto, e per questo, non bisognosi di nulla. Neanche di Lui”. Sottolineature tutte molto forti che seguite da un attento discernimento lasciandoci illuminare e giudicare dalla Parola, aiutati anche dalle domande poste nel libretto che troveremo sul sito della Diocesi, potranno aprire il cuore a una vera e sincera conversione.

Il Vescovo prima di concludere ha invitato tutti ad unirci idealmente insieme, la sera di giovedì 19 marzo, alle ore 21.00, nella solennità di San Giuseppe, Custode della Santa Famiglia e Patrono di tutta la Chiesa, aderendo all’iniziativa della Conferenza Episcopale Italiana, per la recita in famiglia del santo Rosario, con la proposta anche di esporre alle finestre delle case un piccolo drappo bianco o una candela,  invocando la sua protezione, il suo aiuto per il nostro Paese,  in questo momento così drammatico e doloroso, dando poi appuntamento per l’ultima lectio di martedì prossimo, 24 marzo, che sarà sempre trasmessa in streaming sulla pagina Facebook della Diocesi.

 

Cecè Caruso

 

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Allegati:

Apertura Causa Beatificazione di P. Ludovico Polat

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