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31/Mar/20

La Lectio Divina per la quinta domenica di Quaresima

 

Il nostro Vescovo Mons. Francesco Milito ha guidato la sera di martedì 24 marzo dalla sua cappella privata della sede di Palmi la quinta lectio divina della Parola, tramessa in streaming sulla pagina Facebook della nostra Diocesi, lettura orante che ha posto al centro della riflessione il vangelo della Quinta domenica di Quaresima, il capitolo 11 di Giovanni dedicato tutto alla risurrezione di Lazzaro con i versetti conclusivi che inquadrano la Pasqua imminente e la conferma del complotto contro Gesù.

Dopo la lettura lenta e attenta del testo, il Vescovo ha diretto la meditatio spiegando il testo nel contesto con il collegamento con il capitolo 10 e il capitolo 12 del Vangelo di Giovanni e con il riferimento liturgico – come per la Terza e la Quarta domenica, in questo caso per la quinta domenica di quaresima al 3° scrutinio dei catecumeni – segno è il dono della Risurrezione.

È seguita la struttura del testo composto dal primo atto con l’ambientazione in Betania e la presentazione delle sorelle di Lazzaro Marta e Maria che mandano a dire a Gesù che il suo amico Lazzaro è malato e il comportamento di Gesù che resta fermo, non si sposta da dove si trova per due giorni; il secondo atto che presenta Gesù a Betania con Lazzaro che da quattro giorni giace nel sepolcro con la scena del confronto serrato tra Marta e Gesù e poi dell’incontro tra Gesù e Maria e, infine, il terzo atto, conclusivo, scandito dagli imperativi forti di Gesù: “Togliete la pietra”, “Lazzaro vieni fuori”.

Alla sintesi finale del testo, il Vescovo ha spiegato che la risurrezione di Lazzaro, episodio narrato solo da Giovanni costituisce il 7° segno (7 indica la completezza) della missione battesimale di Gesù, ormai tutta protesa al segno finale, l’ultimo – l’8°– la Risurrezione e ha richiamato gli altri due casi in Gesù ridona la vita, riferendosi al simbolismo del numero 3: aperto alla pienezza, alla speranza futura della risurrezione dei morti, perché il Signore chiede la fede, che rende idonei a risorgere, e quindi prepara il popolo alla Resurrezione sua, perché i suoi discepoli, annunziando l’Evangelo del Risorto, preparino tutti gli uomini alla resurrezione, comincino in certo a far risorgere «i dormienti»,  portandoli al convito della vita, della Parola, ed ai Misteri da vivere nella comunità. Le 3 resurrezioni operate dal Signore sono, dunque, tre anticipazioni tipologiche, rimandano cioè nel segno al segno futuro finale.

Riferendosi al comportamento di Gesù e al suo atteggiamento, che sembra distaccato di fronte alle domande di Marta e Maria, il Vescovo ha spiegato come nel racconto della risurrezione di Lazzaro comportamenti e atteggiamenti vanni riferiti al momento della preghiera di fiducia e di lode al Padre, che l’ascolterà affinché il mondo creda nella sua missione e che fanno comprendere come l’umano e il divino si intrecciano e non restano mai disgiunti tra loro: da una parte c’è la prospettiva di Dio e dall’altra le prospettive dell’uomo. Per questo Gesù non fa pesare il livello delle reazioni dei discepoli e di Marta e Maria: solo ricorda che l’esperienza, in atto e per i tempi, cammina sul doppio filo dell’umano e del divino. “Se Gesù sta con noi – ha affermato il Vescovo – accanto a noi e di fronte a noi anche in mezzo ai tumulti e turbamenti interiori, come di mari, leggermente o molto mossi, non siamo soli. Ma occorre invocare il passaggio più decisivo, che sia dentro di noi, cioè che la sua logica divina si sviluppi nella nostra, solo umana”. “Per questo – ha proseguito il Vescovo – anche a Gesù, che sappiamo venire da noi, dobbiamo andare incontro come Marta, confidando i nostri sentimenti. Alzarsi come Maria e subito recarsi da Lui, sempre aprendo il nostro cuore al suo, che – per essere mite ed umile sempre cuore umano – ce ne farà sentire il battito con il nostro”.

Il Vescovo si è soffermato per questo sull’atteggiamento di Gesù che di fronte al pianto di Maria non riesce a trattenere la commozione profonda e il forte turbamento.  “Piangere con chi piange e gioire con chi gioisce prima che un’esortazione paolina – ha evidenziato Sua Eccellenza – è una prassi “gesuana”. Consolazione, salvezza e misericordia sono i tratti dell’andare di Gesù per città e villaggi ed è proprio l’umanità di Gesù che le rende percepibili per essere in tutto simile a tutti, con i comuni sentimenti di giubilo e di tristezza, segno tangibile dell’amore del Padre, biglietto di presentazione e, al tempo stesso, strumento di salvezza attraverso il realismo della sofferenza e del dolore, ma in Lui divinizzati”.  Occorre per questo andare oltre il reale, oltre le apparenze e, come ci richiama Papa Francesco, occorre introspezione, ascolto nel silenzio, discernimento. Se l’esercizio non è facile, Gesù ci aiuterà a compierlo. Senza la fede, e/o con altri parametri, il senso vero delle cose non è lo stesso, con tutto quel che ne deriva nei diversi fronti, la pace o forti conflitti interiori. Con Dio o senza Dio non è la stessa cosa.

Una sottolineatura importante: le parole di Marta riferite alla risurrezione futura sull’affermazione di Gesù «Io sono la risurrezione» ci fa comprendere che la risurrezione futura dei morti interessa la risurrezione dei vivi in vita. Maria ne è segno. Dalla chiusura e sofferenza in sé all’apertura che nasconde la speranza. Ogni amorevole incontro con Gesù è sempre incontro di risurrezione. Se siamo o restiamo sempre tristi, non l’abbiamo incontrato.

Quindi il rifermento al momento della risurrezione di Lazzaro con cui il Signore porta a compimento l’opera sua intrapresa, allineando alla fine tutti sull’evidenza del Miracolo: Lazzaro risorto e libero. La vita ridonata, la nuova vita, vincente la morte, ridona anche la libertà. Questa dev’essere però aiutata perché possa essere effettiva. “Abbiamo bisogno sempre di qualcuno – ha proseguito il Vescovo – che aiuti a liberarci da quei legami che da soli non potremo sciogliere. Il riferimento alla liberazione dal peccato e all’educazione alla libertà che ne consegue corre sulla stessa linea”.

Circa il discernimento, che nella Lectio Divina il Vescovo ha posto, aiuta a illuminare e giudicare la vita con la luce della Parola, le domande tendenti soprattutto a valutare il nostro saper leggere la presenza del Signore negli eventi della storia, del mondo, della nostra vita, procedendo alla revisione delle nostre azioni alla luce della Parola, coltivando la pazienza dei tempi di Dio, accompagnati e guidati sempre dalla fede nella risurrezione dai morti e dal pensiero della vita eterna.

Alla fine dell’ultima Lectio, che conclude il ciclo della Quaresima vissuta in modo diverso anche grazie a questa nuova bellissima esperienza per la nostra Chiesa locale,  il Vescovo ha invitato tutti a collegarsi martedì 31 marzo sempre in streaming e allo stesso orario per ricevere alcune indicazioni e  suggerimenti su come svolgere la lectio personale nella settimana santa cosicché questo percorso di Lectio Divina si possa completare riempendoci il cuore e la mente della presenza del Signore.

 

Cecè Caruso


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