A ravvivare lo spirito associativo per sentirvi più uniti e raccolti in preghiera, pur se a distanza ma con lo sguardo tutti rivolti al Signore in Adorazione eucaristica al tempo del Covid-19, nemico invisibile, aggressivo, immediato, avete scelto questo 2 aprile, giorno caro a tutti noi nel ricordo liturgico del “Celeste patrono presso Dio della nostra Calabria“, san Francesco di Paola.
Questo momento di preghiera e di riflessione si fonda sulla Parola di Dio, di altre parole che di essa si fanno eco per raggiungerci nel profondo e predisporci a contemplare il Signore presente e operante nella nostra storia personale, sociale, mondiale.
“A chi ama Dio tutto è possibile” è il messaggio che san Francesco consegnava spesso nella sua missione di testimone del vangelo, saldamente convinto che chi si fida di Dio sperimenta la sua permanente presenza, ed il tema del primo momento dell’Adorazione.
Si tratta della fede che cambia la vita, che genera scelte e per questo ci mette in grado di leggere tutto nella visione che attinge dall’alto i criteri per interpretare e rapportarsi alle vicende di questo mondo. Un Associato di Azione Cattolica è su questo perno che poggia la sua esperienza, diventando per ognuno che l’accosta esempio di forte speranza, di serenità e di pace.
La carità è il cuore della preghiera nel secondo momento. Il motto di San Francesco, che vediamo stampato sul suo petto, è “Charitas”. “Per carità” era l’espressione corrispondente che ripeteva spesso quando egli, il taumaturgo riconosciuto, aveva da chiedere ad altri qualcosa, sperandone risposta positiva. Non sempre la sua richiesta fu accolta, ma il Signore gli ha ugualmente dimostrato che era con lui, quali che fossero i suoi interlocutori dai più semplici del popolo ai potenti di turno, in Calabria, nel Regno di Napoli e in Francia. L’inno alla carità di san Paolo nella seconda lettera ai Corinzi è l’inno che il cristiano deve tradurre nella vita per essere credibile perché senza la carità, pur avendo eventuali qualità e doni, è niente. All’inverso con la carità, se niente ha, è e può tutto, perché partecipe all’azione amorevole di Dio per il mondo.
Conseguenzialmente il terzo momento dell’Adorazione – sempre sull’invito di san Francesco – si concentra sulla purificazione della nostra coscienza, premessa a pensare ad ogni buona azione che nasce da un cuore buono. La purezza interiore è nota solo a Dio, ma il suo riflesso si irradia luminoso negli altri. È una cura personale questa, che può ricevere aiuti esterni, ma che dipende solo da noi coltivare intensamente. Da qui scaturisce la pratica della misericordia, attributo il più grande di Dio, in quanto sinonimo del suo amore all’opera. Ecco perché Luca, specifica il precetto di Gesù in Matteo «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che sta nei cieli» (5, 48) in «Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro che è nei cieli» (6, 36). Solo in questo possiamo metterci “alla pari con Dio”, nel senso che partecipiamo attivamente alla amorevolezza senza limiti che, soprattutto, nella misericordia rivela la sua onnipotenza.
La gioia nasce come conseguenza della pratica di queste consegne. Non è – lo sappiamo – sinonimo di felicità assoluta, né di transitori momenti euforici, quali viviamo in circostanze e situazioni particolari, né distacco sovrano rispetto al realismo della quotidianità, su cui spesso incombono nebbie e grigiore che rendono pesante riprendere ogni giorno con lena gli impegni del nostro stato, ma la certezza che il Signore è con noi, non ci abbandona, dirige la nostra storia sempre ad un fine di bene nonostante tutte le apparenze in contrario.
Ritorniamo così al punto di partenza: la fede, come incrollabile fiducia nel Dio della storia. Al tempo del Covid-19 Dio non è assente. In questi mesi, anche se l’imperversare del male stronca fratelli di ogni età e ceto sociale, seminando timori e facendo coltivare apprensioni, può sembrare che se sta a poppa a dormire, è solo per stimolare la nostra attenzione verso di Lui. «Perché avete paura? Non avete ancora fede» ci ricorda Gesù e nel commento di papa Francesco, solo ma non isolato sul Sagrato della Basilica di San Pietro, in quanto voce di tutto il mondo, sorretto da quella fede per la quale il Signore aveva assicurato la preghiera per lui proprio per non soccombere nell’ora della prova, ritroviamo i motivi della nostra pace.
In questa rete orante, che dal Pollino all’Aspromonte, unisce l’Azione Cattolica di tutte le Diocesi calabresi, chiediamo al pane eucaristico che alimenti la nostra fede per ritornare ad essere nel futuro – che auspichiamo non molto lontano – della normalità, evangelizzatori ed educatori di queste verità nel solco più genuino dell’Azione Cattolica, figlia privilegiata della Chiesa e di noi pastori.
X Francesco Milito
Vescovo di Oppido Mamertina-Palmi
Delegato CEC per il laicato