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23/Nov/20

Il Vescovo scrive ai coristi in occasione della memoria di Santa Cecilia.

ll Vescovo in occasione della memoria di Santa Cecilia, patrona di quanti si interessano di Musica Sacra, ha espresso parole di gratitudine a tutti i coristi delle parrocchie e al coro diocesano rivolgendosi al direttore don Domenico Lando. 

“Ho pregato per Voi al ricordo dell’aiuto che ci offrite nella preghiera, non con le Vostre esibizioni ma come un vero ministero delle voci che, insieme coordinate ricordano sempre l’unità dei cuori e delle menti che formano la forza delle comunità cristiane”, scrive il Vescovo Francesco sottolineando anche che le limitazioni del Covid-19 hanno un po’ rallentato il ritrovarsi insieme.
 
Inoltre come piccolo segno di attenzione offre una meditazione tratta dalla Lettera di sant’Ildegarda di Bingen ad Helengerus, abate di Disibodenberg che “ripercorre i tratti fondamentali della storia della salvezza sotto la luce del canto”.
 

 

 

Lettera di sant’Ildegarda di Bingen ad Helengerus, abate Disibodenberg

 

«Prima del peccato, quando era ancora innocente, la voce con cui Adamo cantava le lodi era come quella degli angeli, che la possiedono per la loro natura spirituale che riceve il nome dallo Spirito stesso di Dio. Ma quando si lasciò ingannare dal diavolo, opponendosi per suggestione di costui alla volontà del suo creatore, Adamo perse la somiglianza con le voci angeliche che aveva nel Paradiso […]. 

Tuttavia Dio, che nella luce della verità destina le anime degli eletti alla beatitudine, aveva già deciso di rinnovare nel corso del tempo molti cuori, quanti più poteva, inviando lo spirito della profezia […]. E i santi profeti, ispirati dall’insegnamento dello Spirito, composero non soltanto salmi e cantici, da cantare per accendere la devozione nei fedeli, ma inventarono anche diversi strumenti musicali […]. 

In seguito uomini sapienti e di buona volontà, imitando i santi profeti, con arte umana inventarono diversi generi di melodie per poter cantare assecondando il piacere dell’anima; e cantavano seguendo le note che indicavano con i movimenti delle dita, come per ricordare che Adamo, nella cui voce prima del peccato c’era ogni suono armonioso e tutta l’arte della musica, fu formato dal dito di Dio, ossia dello spirito Santo. 

Nella condizione in cui era stato creato, la forza e la sonorità della sua voce erano tali che la fragilità dell’uomo mortale non avrebbe potuto in alcun modo sopportarle. Per questo, quando il diavolo ingannatore udì che l’uomo aveva cominciato a cantare per ispirazione di Dio stesso e capì che attraverso quest’arte si sarebbe trasformato sino a recuperare la dolcezza dei canti della patria celeste, vide dissolversi le macchinazioni della sua astuzia e ne fu così spaventato da tormentarsi non poco […]. 

E poiché talora, nell’ascoltare il canto, l’uomo sospira e piange, poiché si ricorda della natura dell’armonia celeste, il profeta, considerando sottilmente la natura profonda dello spirito e comprendendo che l’anima è armonica, ci esorta nel salmo a proclamare Dio sulla cetra e a lodarlo sul salterio a dieci corde: questo affinché la legge sia compiuta, perché la cetra, che ha un suono più basso, si riferisce alla disciplina del corpo, mentre il salterio, che emette suoni più alti, si riferisce all’intenzione dello spirito […]. 

Il corpo in verità è il vestito dell’anima, che vive nella voce, e perciò è giusto che il corpo attraverso la voce canti con l’anima lodi a Dio».



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