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27/Mar/22

L’omelia del vescovo Francesco Milito per la Solennità dell’Annunciazione del Signore

SOLENNITÀ DELL’ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

Festa della Diocesi e della Città

Oppido Mamertina, Cattedrale, 25 marzo 2022

 

Omelia nella Concelebrazione Eucaristica

 

«E l’angelo si allontanò da lei» (Lc 1, 38b)

 

Dal silenzio eterno inviato

per recare parole di vita

a tenera e forte fanciulla,

all’Eterno, Gabriele, ritorni portando il suo “sì”

degli umani destini fecondo di grazia, per sempre.

 

Il tempo all’Eterno si affida.

L’Eterno vi pone dimora

certissima, fortissima.

La casa di spazi ristretti

diventa la casa di tutti:

non muri, non spazi isolati,

ma abbraccio accogliente

al viandante che cerca ristoro

e senso all’inquieto umbratile senso di vita;

un abbraccio di illimite amore,

la pace per giorni e l’ignoto futuro.

Testimone ritorni, Gabriele gentile,

a raccontare l’accolta prima buona novella.

Che gaudio, che gioia lassù

guardando alle ere del mondo,

piantata quaggiù

per tutte le ore del mondo!

 

 

Tu vai, arcangelo santo,

lasciando ricordo e sigillo

del patto ora scritto,

di ultima nuova

tra il Dio dei padri nel Figlio per fratello dei figli,

appena germoglio nel grembo di Vergine Madre.

Non più sperduto villaggio di Galilea,

ma rifiorito giardino dell’Eden,

Nazaret, apparente mancante di tutto, qui in terra,

ma patria a Maria e Giuseppe,

i primi, sapienti maestri.

di Gesù il Nazareno,

futuro Rabbì e Signore

dei rabbini del tempo.

Il cielo si posa su la santa, or divina dimora,

ove il Verbo-Parola

Carne di vita si è fatto

atrio del Paradiso,

oasi per tutte le arsure.

Or vogliamo noi sostare e restare incantati,

rapiti da tanto mistero

nel vincolo, uniente il cielo alla terra.

aula santa a carpire l’inatteso messaggio,

sul Figlio Gesù lì appena concepito,

negli anni lì cresciuto,

umile cella dell’incontenibile Dio,

la casa di tutti, aperta ai bisogni del mondo.

 

Tu vai,

ma soli non soli restiamo quaggiù:

per sempre ci porti con Te,

nell’eco di gioia indicibile

di averti compagno di vita,

Tu, teste del genere umano

riassunto alla gloria dei cieli.

 

Ritorni nel coro festoso dei puri spiriti in Dio

a narrare l’evento sublime,

progetto da sempre all’ «Io sono»,

con «Chi era, e sarà» fecondo di vita per il «Soffio divino»

acclamando nei cieli dei cieli:

«Benedetta tra tutte le donne,

Mjryàm, Maria, l’amata di Dio da lui graziatissima»

di lodi e d’amore nei secoli osannata

per il “sì”,

il più sommo partito da labbra fanciulle,

ma piene di amore sincero.

Portandoci d’accanto a Maria,

restando madre e sorella,

raccolta in superni non superbi pensieri,

confusi di gioia, non più dubbiosi sul primo apparire d’incanto,

sinceri, ma ignari del peso del “sì”,

immenso per le sorti del mondo,

lucentissima goccia,

di tenerissimo fiume di grazia

per mondo assetato d’un Dio Salvatore.

Tu vai,

e il cosmo finito e le creature finite

qui sostano e bussano

invocando “shalom”, la pace di Dio duratura.

Tu vai, e a Nazaret,

germoglio, virgulto,

fiore della Galilea,

noi scegliamo a restarci,

sorpresi degli umili segni terreni

a scoprir l’impenetrabile sguardo di Dio,

posato sull’ignoto piccolo borgo

eletto per l’avvio alla storia della nostra salute.

Santa Casa di Nazaret,

villaggio stimato per nulla di buono veniente,

certi ci fai d’un consolante pensiero di pace:

nessuno lontano, isolato, ignoto, povero e reietto,

escluso, sottratto allo sguardo di Dio,

che invece su lui si posa

e ripone progetti

impensati di bene.

Ancor ci insegni di Dio, l’onnisciente e onnipresente,

il profondo contatto con l’Io

perché chiaro diventi l’agire sovrano,

rivela di scelta,

per lui solo pensato,

da te solo voluto,

a te solo relato,

a te solo donato.

 

Nel caldo di cuore di Madre,

sul velo di pianto insorgente,

smarriti e confusi in quest’ora di guerra tremenda,

pur lontani restando,

vicini sentiamo l’immane tragedia

di lutti,

di sangue innocente versato,

di poveri inermi spazzati da colpi improvvisi,

di case colpite,

reliquie di ingenti macerie al suolo lasciate,

d’immane ferocia brandelli di corpi,

per lucidi piani di stermini di massa,

a folle d’imperio voluttà,

di vite recise, per sempre,

radici a sconforto

lasciando dolori,

amari ricordi,

estesi nel tempo.

Non possiamo chiamarti “distratta”

perché “attratta” nell’eterna pace di Dio.

Di lui misericordia,

del Figlio parola a semplici e puri di cuore,

scendendo dall’alto,

implorante hai chiesto

preghiera e offerta

per cuori di pietra il trapianto,

per menti dal male irretite

un vero, sicuro cambiamento.

All’immane sciagura di morte eterna

per sempre negata alla vita di Dio,

preghiera hai chiesto per chi mai prega,

imploso nell’ego tiranno.

In questa valle di lacrime,

ai primordi giardino di vita e di gioia,

piangenti e dolenti in quest’oggi speciale,

potente speriamo la tua intercessione

di Madre del Dio degli uomini tutti

per albe distese in luce e speranza sui giorni del mondo.

Non più missili e bombe dal cielo,

ma grazie solo di pace;

non più attacchi da terra,

ma solo aiuto di amore ai primi vitali bisogni;

non più invasioni dal mare,

ma flotte dai flutti recanti ristoro a vite stremate.

La casa dell’io, abbattuti i nefasti confini del male,

diventi la casa del noi, lo spazio vitale per tutti.

Dimostrati madre di figli or orfani,

sorella maggiore di figlie ormai sole

rifugio per chi a Te in fiducia ricorre,

in pianto e sconforto

su fede già scossa, per sicura fiducia

per un nero intravisto domani.

Tu di speranza fontana vivace.

 

Annunziata/Addolorata,

Consolata ti fai,

ogni giorno nel buio dei tempi,

invocanti lumi di pace.

 

 

Questo Tempio a Te consacrato,

con Oppido a Nazaret gemellato,

inscritti da oggi riporta i nomi dei nostri Comuni:

all’ingresso, d’intorno ai piedi del santo altare

a segnale e linguaggio che parla di amore unitivo.

 

La Casa quotidiana dei figli

nella Casa della Chiesa Madre,

di questa Chiesa la Madre

nella casa della Madre della Chiesa

ché memore per sempre si stampi il ricordo

a fugare paura dai mali,

alcunché mai da temere.

 

La Casa d’avvio della Chiesa in cammino,

la Casa d’approdo del nostro “Sinodare”,

alla meta protesi

con Te Odigitria,

con Te Stella mattutina,

a ripartire ferventi

nella rievangelizzazione in missione convertiti

ai segni dei tempi insorgenti.

 

Tu con Giuseppe e Gesù, speciale Santa Famiglia,

all’universale ministero materno,

immacolato segno del mondo,

dall’origini alla meta finale,

accogli,

proteggi,

sostieni,

accompagna,

e tutto sarà più lieve e gioioso.

O splendida gemma del genere umano,

o cristallo luminoso della luce di Dio

nei marosi e nel buio del mondo.

 

AMEN.


Allegati:

Apertura Causa Beatificazione di P. Ludovico Polat

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