Un uomo conosciuto da tutti per la sua fede salda, per la sua umanità stabile e per le sue competenze puntuali. Un genitore di grande valore, riferimento per le sue figlie Paola e Elena e per la moglie Mariarosaria. Un cristiano che indossava un “vestito” spirituale ed allo stesso tempo intellettuale capace di donarlo agli altri con parole sempre nuove. Un politico che ha contribuito al bene collettivo della sua città ricoprendo la carica di assessore nella giunta Martelli. Una carriera lungimirante compiuta fuori dai confini calabresi che lo ha portato ad attraversare ogni mattina all’alba lo stretto per recarsi in banca. Per questo un popolo commosso ha voluto salutare per l’ultima volta Massimiliano Donato, un amico di Rosarno onesto come pochi, il quale ha combattuto contro il ciclone della sua vita ma non ce l’ha fatta sulla terra.
Martedì pomeriggio, parenti, amici, laici, colleghi, scout, politici, sacerdoti, i componenti delle Confraternite di Palmi e Seminara, conoscenti, si sono ritrovati nella chiesa Maria Santissima Addolorata per il rito funebre presieduto dal vescovo della diocesi di Oppido Mamertina – Palmi monsignor Giuseppe Alberti. Proprio in quella chiesa che Massimiliano ha visto nascere e di cui andava orgoglioso e che ha servito per tutta la vita, anche quando il dolore della malattia si faceva sentire. Proprio in quella chiesa Massimiliano ha appeso il suo mantello confraternale con l’immagine tenera della Madonna Addolorata, una mamma celeste che Massimiliano ha amato come fosse sua mamma Silvana perché lui sapeva dare il giusto peso ad ogni cosa.
Durante i funerali, in tanti hanno pescato silenziosamente dalla memoria più di un ricordo buono legato a Massimiliano, in tanti gli sono stati riconoscenti per i suoi consigli e per il suo impegno volto a stabilire rapporti di fraternità. «La fede che ha sostenuto Massimiliano in tutti i passi della sua vita, ci conforta, sostiene pure noi, paradossalmente è motivo di pace». Monsignor Alberti ha incontrato Massimiliano poche volte ma sono state sufficienti per cogliere il suo spessore e il suo stile. «In Massimiliano non cerano limiti, non c’erano porte chiuse, – ha sottolineato il vescovo – la sua famiglia si sposava benissimo con la famiglia dei cristiani, lo dimostra la numerosissima presenza dell’Addolorata e della diocesi intera. Una vita è molto più grande di quelle poche parole sbiadite che possiamo pronunciare – ha continuato con profondità monsignor Alberti – ma il Signore continua a parlarci, la Parola più significativa è la vita stessa in controluce. Massimiliano ha avuto fatiche ma la cosa più importante è non scoraggiarsi. C’è la promessa di pace, vi lascio la pace e vi do la mia pace, è un augurio così forte che lo inseriamo in ogni eucarestia, è così forte che arriva nei cuori, abbiamo bisogno di una pace interiore una caratteristica che aveva Donato, se uno è pacifico perché la pace ce l’ha dentro, la sua apertura era una grazia speciale, lui lo ha fatto con abbondanza, misteriosamente e anche in questo momento, raggiunge i cuori di tutti». Monsignor Alberti ha poi parlato di Massimiliano come un dono riferendosi al suo cognome “Donato”. «Massimiliano c’è stato donato, lo dice la bellezza del suo cognome, il nome dice la personalità, in questo caso fotografa il suo essere, ci è stato donato, che bello pensarlo in questi termini, non ci è stato rubato ma donato, dono espansivo che nel suo piccolo ha cercato di camminare verso il Padre e di fare quello che gli ha suggerito nel cuore, illuminandolo nelle sue scelte e iniziative». Infine, il vescovo Alberti ha esortato la comunità a portare avanti i valori condivisi con lui. «Costruttore di generazioni pacifiche e fraterne. La sua attenzione agli altri sono annunci di Pasqua, esempi di vita cristiana. La morte anche se oscura e dolorosa è sempre un passaggio verso la luce della pienezza di Dio, è ciò che dà senso al nostro essere cristiano e alle nostre battaglie. Massimiliano ha creduto senza timore, senza compromessi, senza dubbi, sosteniamoci nel cammino della vita vicendevolmente».
Formatore di generazioni di giovani, Massimiliano è stato fondatore degli Scout Rosarno 2 e dopo la chiusura del gruppo si è dedicato alle attività della parrocchia come cassiere, mantenendo la carica fino alla morte, è stato membro del consiglio Affari Economici diocesano e del sinodo diocesano. Dopo un buon discernimento Massimiliano, innamorato della Madonna Addolorata, sotto la guida di don Giuseppe Calimera ha intrapreso la via della Confraternita che ha accolto tante persone entusiaste di camminare con lui che è diventato presidente delle Confederazioni diocesane. «Persona di fede autentica che lo ha sostenuto in un periodo di sofferenza, Massimiliano ha trovato nella preghiera e nell’eucaristia la serenità interiore che lo ha contraddistinto fino alla fine, perché era uomo di pace capace di affrontare con spirito di mitezza le situazioni di dissapori tra i membri delle confraternite e non solo. Ha portato a termine gli impegni di ogni livello scusandosi se non poteva rispettarli a causa della sua malattia ed ha consigliato tante anime». Così lo hanno ricordato i fratelli della Confraternita. Infine, il parroco della chiesa Maria Addolorata don Cosimo Furfaro, ha definito Massimiliano come «un uomo tutto di un pezzo e fermo nei suoi principi, capace di dare il suo consiglio competente, è questo che abbiamo avuto come compagno di viaggio in questa parrocchia e nella diocesi, l’ultimo messaggio che mi ha mandato venerdì pomeriggio, è morto domenica mattina, “don ho pagato tutte le bollette della chiesa, puoi stare tranquillo”. Fino alla fine ha pensato al bene di questa parrocchia, guadagniamo un angelo e perdiamo un uomo ma sappiamo che lui pregherà per noi e la sua preghiera può fare tanto. L’ultima volta che gli ho dato la comunione non si reggeva in piedi, ma lui voleva alzarsi perché c’era il Signore». Ciao Massimiliano, grazie infinite per i consigli ed i sorrisi che ci hai “Donato”, arrivederci.
Kety Galati