News

11/Lug/24

L’AMCI festeggia i suoi primi ottanta anni

L’Associazione Medici Cattolici Italiani festeggia i suoi ottanta anni di fondazione. A ricordarlo si è svolto a Roma un Convegno  di due giorni presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica cui ha fatto seguito la Santa Messa a San Giovanni in Laterano. Titolo dell’evento “I medici cattolici da 80 anni profeticamente impegnati fra storia, medicina, etica”. Vi hanno partecipato all’incontro i massimi esponenti dell’Associazione capeggiati dal loro Presidente Nazionale Professore Filippo Maria Boscia e dal Cardinale Menichelli. Un lungo periodo durante il quale ha sottolineato il Professore Boscia si sono sostenute scelte concrete guidate e sostenute da un amore incondizionato verso il prossimo, verso il sofferente, nonché da una profonda spiritualità e da un profondo sentimento di amicizia e collaborazione. Certo in una era, quale la nostra, in cui fa da padrona una tecnica sproporzionata e oseremmo dire incontrollata, i valori religiosi e morali , che trovano la loro massima espressione, sono stati da guida in quella visione dell’esistenza umana volta a scrivere una nuova storia ove guerre e disastri ambientali hanno messo e mettono giornalmente a prova l’umanità di ciascuno di noi.Il Professore Filippo Anelli, Presidente FNOMC, nella sua lectio magistralis, nel ricordare la figura di una collega  che, per dare soccorso nel territorio di Chiuduno, vicino Bergamo, ad un extracomunitario, un giovane indiano, agonizzante per essere stato preso a sprangate e coltellate sul ciglio della strada aveva immediatamente fermato la propria automobile per prestargli aiuto, veniva travolta ed uccisa da una Golf guidata proprio dal fratello del ferito che aveva creduto fossero i responsabili dell’aggressione.

Si trattava della dottoressa Eleonora Cantamessa di appena 44 anni, alla memoria della quale è stata assegnata una medaglia d’oro al valor civile e medaglia d’oro al merito della sanità pubblica. Una storia triste che ha però dimostrato e dimostra tutt’oggi quanto straordinaria sia la professione del medico. Professione che è l’espressione di un lungo percorso formativo, condizionato nell’esercizio delle proprie funzioni da una profonda etica professionale basata sul rispetto di quei principi e  valori che sono custoditi nel Codice di Deontologia Medica e che sono riassunti proprio nella Formula del Giuramento Professionale  al cui rispetto ogni medico è tenuto nell’espletamento della sua professione. Purtroppo i medici anziani, oggi, con rammarico si accorgono che spesso tale giuramento viene poco rispettato soprattutto dai giovani medici che spesso mettono in difficoltà il collega più anziano, qualora ad essi si dovesse rivolgere, per risolvere problemi specialistici per sé o per i propri familiari  , con quella  terribile frase “allora Collega mi dica, quale è il suo problema”. Eppure alla base di questo Codice professionale vi sono regole ed atti medici finalizzati non solo al rispetto dell’individuo in genere, quindi della singola persona  e dello stesso suo ruolo in società, ma anche un suo diretto coinvolgimento in quel suo atto medico finalizzato alla difesa della vita, al sollievo della sofferenza. E, di fronte ad un collega più anziano, quel maledetto “mi dica” suona come una barriera che ha poco di rispetto ed umanità. Il medico rappresenta sempre una categoria di lavoratori , di professionisti che deve tener sempre alta la dedizione al proprio lavoro, alla propria professione ma soprattutto ai propri malati. Durante il periodo del covi ben 38° Colleghi hanno perso la vita. Sono quei medici che sono morti per difendere la vita perché per essi ogni vita che a loro faceva riferimento era una vita che contava. Non si sono risparmiati, tirati indietro, non hanno controllato gli orari di lavoro, hanno sgobbato sino all’ultimo loro respiro. Tutti sia generici che specialisti, sia ambulatoriali che ospedalieri, ciascuno per la propria parte con l’unico solo e comune intento di debellare gli effetti di quella maledetta pandemia. Eppure per questi “eroi” per i quali il combattere sul fronte a volte a viso scoperto voleva sempre sottolineare che ogni vita umana non era un semplice numero ma un essere da curare e cercare di alleviargli le proprie pene e portarlo a guarigione. Dignità. Dignità umana per la quale hanno combattuto e si sono sacrificati. Per questo nonostante le difficoltà, i carichi di lavoro eccessivi e mal pagati, la burocrazia asfissiante, le continue violenze patite durante i loro turni di lavoro, sono stati e sono sempre lì in prima linea accanto al proprio paziente a difendere quel sacrosanto diritto alla salute, il diritto alla vita, all’uguaglianza, alla tutela della biodiversità. E tutto ciò a voler ribadire che il medico dei diritti e del cittadino lavora in quella e per quella democrazia ove i diritti sono il bene a base del quale emerge la democrazia di un popolo. Oggi il Medico Cattolico opera fra libertà ed autonomia, requisiti, questi , fondamentali nella sua professione che purtroppo oggi si vedono essere stati sostituiti da codici di comportamento e linee guida obbligatorie quasi a voler modificare lo stesso ruolo del medico che vedrebbe così svilita la propria autonomia, la propria professionalità che si ridurrebbe ad una semplice attività di tecnico della salute. In un contesto di tale genere, l’utilizzo degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale in medicina, associato alla maggiore rivendicazione da parte dei cittadini dei loro sacrosanti diritti, se non adeguatamente supportati da riferimenti etici e deontologici, finirebbero col ridurre i costi dell’assistenza e limitare se non addirittura sostituire quel sacrosanto ricorso ad un umano rapporto fra medico e paziente. Un medico non può considerarsi un semplice funzionario dello stato quanto piuttosto un individuo garante dei diritti, dei valori morali di tutta la popolazione, fermo restando il suo diritto di rifiutare atti e trattamenti che siano in pieno contrasto con la sua coscienza o coi valori fondamentali legati alla sua dignità di uomo e di professionista. Il medico cattolico, in particolare, sa bene che la malattia non potrà mai essere curata senza la conoscenza del malato come persona e come individuo.

Ecco perché in questi ottanta anni di lavoro sul campo da parte dei singoli aderenti all’Associazione, si è sempre cercato di mettere al primo posto l’ascolto del paziente, la sua storia, le sue ansie e quelle dei suoi cari, le sue paure per cui è compito del medico ed in modo particolare del medico cattolico cercare nel mentre cerca di curare, di consolare soprattutto quando si accorge che non vi è strada alcuna di guarigione. Mettere insomma il malato prima della stessa malattia. E’ questo l’invito rivolto ai medici dallo stesso Papa Francesco che ha detto che i medic9 devono dedicare, o meglio imparare a dedicare tempo al paziente, tempo ad ascoltarlo, tempo a rivalutare la singolarità dell’individuo che si è loro rivolto per essere curato. I medici, ha continuato Sua santità, sono i custodi della vita terrena e della salute delle persone e la “misericordia” è lo strumento di cui il medico può avvalersi per lenire le sofferenze, sanare  per quanto la scienza glielo permette le malattie perché la misericordia altro non èp che un atto di amore verso l’uomo sofferente finalizzato al rispetto dell’altrui dignità. Ottanta anni di lavoro sul campo da parte dei medici cattolici che ancor oggi, presso tutte le Diocesi del nostro Paese si prodigano ad ascoltare, curare, aiutare i loro pazienti aiutati in questo loro percorso professionale da preparati Padri Spirituali e dagli stessi Vescovi sempre schierati a loro fianco

Ugo Squillace

Apertura Causa Beatificazione di P. Ludovico Polat

AGENSIR news

Papa a Regina Coeli: “Volevo essere con voi”

“A me piace fare tutti gli anni quello che ha fatto Gesù il Giovedì Santo, la lavanda dei piedi, in carcere. Quest’anno non posso farlo, ma posso e voglio essere [...]

Giubileo 2025. Mons. Sapienza: “L’Anno Santo con Paolo VI”

Giubileo chiama Giubileo. Ne è convinto mons. Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa Pontificia, che in occasione dell’anno giubilare indetto da Papa Francesco richiama alla memoria l’esperienza vissuta da [...]