Ci siamo avvicinati a Trieste con l’attesa di un evento importante convinti comunque che doveva essere parte di un processo più grande, che nasce prima e che matura dopo con i suoi frutti. Un cammino non concluso ma bisognoso di altri passi per arrivare ‘al cuore della democrazia’ che pulsa ed è viva solo se diventa parte di noi. Non una questione di ‘addetti ai lavori’ ma espressione di una cittadinanza attiva che sa vivere la ‘piazza’ come luogo di incontro, di ascolto, di dialogo, per passare tutti ‘dal parteggiare al partecipare’ (Presidente Mattarella), palestra sociale in cui ci si allena a pensare e parlare nella sinfonia meravigliosa delle diversità e delle differenze (Cardinal Zuppi) per arrivare a un ‘noi’ collettivo, inclusivo e non escludente (poveri, nascituri, donne, bambini, anziani, stranieri). Condividiamo alcune risonanze dell’esperienza triestina:
ADRIANA
Insieme al Vescovo Giuseppe, era presente anche una nostra delegazione diocesana alla alla 50ª edizione delle Settimane Sociali dei Cattolici in Italia dal 3 al 7 luglio scorso che insieme ad altri 1200 delegati provenienti da oltre 200 diocesi italiane, si sono dati appuntamento per confrontarsi sul tema “Al Cuore della Democrazia. Partecipare tra presente e futuro.”
A Trieste, terra di confine abitata dal dialogo interculturale, ecumenico e interreligioso, porta che unisce est e ovest, nord e sud abbiamo imparato che la partecipazione è un laboratorio di profezia e quanto sia rivoluzionario il modo in cui guardiamo agli altri e a noi stessi.
Sono stati giorni in cui abbiamo fatto esperienza di una Chiesa viva che ha a cuore i grandi processi economici, sociali e politici che attraversano il nostro Paese di cui vuole esserne protagonista offrendo il proprio contributo di pensiero, valore e metodo che ha le sue fondamenta nel Vangelo.
Torniamo nelle nostre comunità con il desiderio di dare carne alla Parola ascoltata, mettendoci in gioco per render più belle le nostre città e le nostre comunità, per tornare ad abitare le piazze, straordinarie palestre di democrazia, luoghi di incontro a misura di uomo e di donna, di sguardo e di ascolto dove riattivare la filiera corta della politica.
Torniamo con il desiderio di coinvolgere, lasciar fare anche agli altri, motivandoli perché vorremmo diventare Chiesa aperta che accoglie, che si prende cura e che sa riconoscere: se le persone non si sentono riconosciute nel loro valore e nelle loro differenze (giovani, donne, persone di altre culture, poveri) non partecipano. Trieste ci ha insegnato quanto sia generativo mettere a valore lo sguardo di tutti e di ciascuno e di ciascuna. “𝘈𝘷𝘦𝘳𝘦 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘦 𝘴𝘰𝘭𝘰 𝘢𝘭 𝘤𝘦𝘯𝘵𝘳𝘰 𝘭𝘢 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘢, 𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘢𝘨𝘨𝘦𝘵𝘵𝘪𝘷𝘪 𝘰 𝘭𝘪𝘮𝘪𝘵𝘪. 𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘦̀ 𝘭𝘢 𝘯𝘰𝘴𝘵𝘳𝘢 𝘭𝘪𝘣𝘦𝘳𝘵𝘢̀. 𝘊𝘩𝘦 𝘱𝘰𝘪 𝘦̀ 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘪𝘭 𝘤𝘶𝘰𝘳𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘦𝘮𝘰𝘤𝘳𝘢𝘻𝘪𝘢.”
PATRIZIA
Incontrare, condividere idee, spazi, tempo, ascoltare, imparare, conoscere l’altro da te, apprezzare le persone con le quali sono partita, lavorare, studiare, divertirsi, camminare, tanto camminare. Potrei continuare a lungo con verbi che indicano la crescita, il costruire, il movimento.E’ qui il punto nodale del bagaglio che mi riporto indietro da Trieste carico di parole, nell’espressione di pensieri e progettualità.
Carico della forza e della potenza delle parole per noi figli della Parola.
In cui staziona la potenza creatrice delle parole dette e vissute nel Nome della Parola.Il cuore della Democrazia lo ritroveremo insieme laddove si è persa la via, lo cercheremo nei luoghi dove è in affanno, dove è stato coperto da detriti sociali, non più rimanendo un passo indietro agli eroi solitari, ma in una comunità che nel quotidiano riscopra i gesti semplici di ognuno, restituendo ad ogni momento, ad ogni persona, la sua dignità, la sua forza, riconosciute e sostenute dalle parole che esprimono i principi della nostra Costituzione.
Con la responsabilità di mettersi tutti in gioco.
DON FEDERICO
A Trieste confrontandomi con gli altri confratelli di tutta Italia mi sono arricchito nel mio bagaglio pastorale.
Il Cuore della Democrazia ci deve far riflettere riportando ogni persona a riscoprire i valori cristiani e le sue responsabilità nella società in cui vive, giorno dopo giorno, costruendo relazioni autentiche per il bene comune.
Pur nell’entusiasmo di questi giorni vissuti nella 50esima Settimana Sociale dei cattolici in Italia, ci siamo riscoperti ‘analfabeti di democrazia’, malati di partecipazione, bisognosi di crescere nell’’amicizia sociale’ e nella ‘carità politica’ (cfr. Fratelli tutti). Tutto ciò la sentiamo come chiamata per tornare nella nostra realtà con la voglia di rispondere a un appello che viene dal Vangelo e dalla Costituzione: una rinnovata passione civile che mette al centro la persona e il bene comune; una attenzione a tutto l’uomo e a tutti gli uomini (cfr. Populorum Progressio). In particolare vediamo quanto mai opportuno, nella nostra diocesi, offrire uno spazio riflessivo, una ‘piazza’ di confronto per affinare lo sguardo sul territorio e individuare stili e percorsi per una concreta azione democratica e partecipativa. Siamo convinti che, guidati dalla sapienza della Dottrina Sociale della Chiesa, potremmo diventare, nel nostro piccolo, ‘artigiani di democrazia’ (Mons. Renna).
+ Mons. Giuseppe Alberti