Il 2 agosto 2024, a Delianuova, presso la chiesa di Maria SS. Assunta, l’associazione di promozione sociale “Don Bruno Cocolo” ha organizzato la presentazione del libro “La terapia del silenzio” dello stesso don Bruno e curato da Suor Clementina Carbone.
L’imponente chiesa parrocchiale, del cui restauro e della cui valorizzazione in ogni particolare si è occupato lo stesso don Bruno, ha reso l’atmosfera di quella calda sera d’estate accogliente ed emozionante. I presenti sono stati, a distanza di sei anni dalla sua salita in Cielo, veri e propri ospiti di don Bruno.
Ha aperto l’incontro facendo gli onori di casa il parroco don Emanuele Leuzzi, figlio spirituale di don Bruno, il quale ha condiviso con l’assemblea i tanti ricordi del tempo trascorso insieme a lui e ha ricordato gli aspetti più particolari della sua speciale personalità. Lo ha descritto come una figura autorevole e corretta, alla quale difficilmente si poteva dire di no, ma soprattutto ha raccontato di quanta forza e coraggio egli abbia dovuto impiegare per fare del bene a chi ne aveva bisogno sia in parrocchia, che in diocesi. Tante sono state le insidie, ma indistruttibile è stata la determinazione di don Bruno nel perseguire la via giusta.
Il primo intervento è stato quello del vescovo della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi Giuseppe Alberti, il quale malgrado conoscesse don Bruno solo tramite i racconti delle persone che gli furono vicine e attraverso le tante opere da lui realizzate, è riuscito a cogliere e apprezzare le ispirazioni e i punti fondamentali dell’apostolato di don Bruno.
Mons. Alberti ha rilevato infatti quanto don Bruno abbia servito quella parte del popolo di Dio che sta ai margini e come abbia vissuto la propria fede attraverso una “spiritualità incarnata”, in nessuno modo lontana dalla storia concreta. Secondo il vescovo, don Bruno rivela ancora oggi di avere lucidamente interiorizzato i valori e i principi che la Chiesa, negli anni della sua formazione, invitava a mettere in atto attraverso il Concilio Vaticano II e il Convengo di Palermo del 1995 al quale aveva partecipato.
L’esempio di don Bruno deve divenire un “ponte” che permette di attraversare una società secolarizzata che vorrebbe sempre più far “morire la sete di Dio”.
Un ruolo speciale ha avuto la coinvolgente testimonianza di Nunzia De Gori, suora della Carità di Santa Giovanna Antida (di cui è una profonda conoscitrice) originaria di Messignadi, la quale è stata superiore generale delle suore della carità dal 2010 al 2021, oltre che consigliera provinciale e generale.
Fu proprio lei, che nell’estate del 1998 invitò don Bruno a tenere le meditazioni per un corso di esercizi spirituali destinati alle suore della Carità a Montecalvo Irpino (AV).
Quella di suor Nunzia è stata una voce che parlava dal di dentro del libro che raccoglie le meditazioni di Don Cocolo, è stata infatti capace di fornire una lettura autentica di ciò che don Bruno ha voluto condividere con le suore durante gli esercizi.
Ha destato particolare interesse la condivisione della risonanza di una suora rispetto alle riflessioni di don Bruno: “Non ci ha detto ciò che volevamo, ma ciò di cui avevamo bisogno”. Don Bruno ha deciso in quell’occasione di porre l’attenzione prima di tutto sulla crescita spirituale e personale delle suore che vi hanno partecipato, mettendo invece in secondo piano discorsi che avrebbero comunque perso colore nel tempo.
Grazie a suor Nunzia i presenti hanno avuto modo di scoprire quali fossero la preziosità e il segreto di quegli esercizi spirituali, così speciali da essere diventati oggi un libro: leggere i segni dei tempi, testimoniare, servire, “farsi miti” ed essere fedeli fino alla morte, consapevoli di non aver scelto di servire Dio, ma di essere stati scelti da Lui.
Quasi verso le conclusioni è intervenuta la curatrice del testo, suor Clementina Carbone, originaria di Delianuova, anche lei suora della Carità, docente di filosofia della religione presso l’ITC “San Pio X” di Catanzaro e presidente dell’associazione di promozione sociale intitolata a don Bruno.
Testimone diretta dell’operato del suo parroco, ha desiderato ringraziare i presenti, notando come ognuno, benché proveniente da strade diverse, sia stato condotto lì a ricordare e far rivivere l’immensa eredità di don Bruno Cocolo.
È stata infine interessante la condivisione di Don Pino Demasi, parroco presso la chiesa matrice di Polistena e confratello di don Bruno. Egli ha raccontato di quanto don Bruno fosse sensibile rispetto alle problematiche delle persone, descrivendo i nobili sentimenti che lo spinsero a volere fortemente la casa per malati di AIDS a Castellace. Ha narrato i retroscena dei progetti di don Bruno e ha parlato di come riuscisse ad immaginare delle strade laddove non si scorgevano nemmeno dei percorsi.
Delicata e rilevante è stata la sonora presenza del coro “Mons Bruno Cocolo” di Delianuova, fortemente incoraggiato e voluto a suo tempo dallo stesso parroco. Le coriste, con le proprie armoniche voci e attraverso la scelta di brani ricchi di significato e poesia, hanno intervallato le testimonianze e le relazioni.
L’evento realizzato è stato un modo per cercare di diffondere parte dei tanti insegnamenti che don Bruno ha dedicato alla formazione di uomini e donne di fede durante il suo percorso di vita. Il suo messaggio, che si distingue tra tutti per l’inconfondibile positività, desidera ancora oggi raggiungere il Popolo di Dio. Scriveva infatti don Bruno: «le analisi pessimistiche non servono, non possono migliorare il mondo. Esprimiamo invece la speranza che viene da una visione di futuro che lascia spazio alla potenza di Dio e alla forza costruttiva del Vangelo, e non al pessimismo che è il frutto del ripiegamento ossessivo e analitico dei nostri mali. Diamo spazio allo Spirito perché faccia di noi persone nuove!».