Nei giorni dal 5 all’8 agosto, ad Assisi, nella bellissima cornice della Domus Pacis, accanto a Santa Maria degli Angeli, un gruppo di diaconi della nostra Diocesi, insieme con le loro mogli, e qualcuno con le figlie, hanno partecipato, grazie anche alla particolare attenzione nei loro confronti della Diocesi, al XXIX Convegno Nazionale dal titolo “Diaconi profeti e seminatori di Speranza”, promosso dalla Comunità del Diaconato in Italia. Insieme con noi un diacono della Diocesi di Catanzaro-Squillace, uno della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, e un diacono della Diocesi di Locri-Gerace.
Un Convegno che si è svolto in tre sessioni di lavoro: “Diaconia e speranza”, sulle sfide per veicolare la speranza nel presente; “Diaconia e profezia”, per esplorare le vie del cambiamento, e “Diaconia e sinodalità”, per un futuro diverso e una diaconia sinodale della speranza, mettendo al centro della riflessione quattro “P” che condensano i contenuti molti impegnativi trattati: Poveri, Profughi, Pianeta e Pace, autentiche sfide per la Chiesa e la società di oggi, e che solo in Gesù Cristo, nostra speranza, possono aprirsi ad orizzonti nuovi nella comune ricerca di prospettive serie di soluzione dei problemi che portano con sé,
La Prolusione iniziale dal titolo “Saldi nella speranza e nella diaconia: uno sguardo alle sfide del paese e del mondo” è stata tenuta con la passione che lo contraddistingue da Mons. Francesco Savino, Vescovo di Cassano all’Jonio, vice presidente della CEI. Rivolgendosi ai diaconi il Vescovo ha sottolineato come la credibilità della fede cristiana, compromessa da molti aspetti della nostra storia, si manifesterà nella speranza e nella disposizione a servire che narreranno le nostre vite. “Saldi nella speranza” perché crediamo nel Regno di Dio, e “saldi nella diaconia”, non come spettatori, ma partecipando al fare nuove tutte le cose, inserendoci nel movimento di kenosi, di discesa, di carità liberante e trasformativa. Da qui l’incoraggiante invito ai diaconi: “Diaconi, non rinunciate a ciò che siete, perché nessuno può fare quello che fate voi, non rinunciate alla vostra identità ministeriale, vi prego, trafficatela con parresia”.
Nell’ambito della Prima sessione Diaconia e speranza – le sfide del diaconato per veicolare la speranza nel presente, la relazione introduttiva “Diaconi profeti e seminatori di speranza” è stata tenuta da S.E. Mons. Rino Fisichella, Pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. Richiamo ad un impegno preciso per i diaconi le sue parole: “Se si vuole accogliere la sfida della evangelizzazione ai nostri giorni, è necessario saper rivestire il linguaggio della fede degli abiti della speranza”. Nella prospettiva dell’Anno Giubilare Mons. Fisichella ha evidenziato che il termine “profezia” è “carico di grande significato e in grado di esplicitare al meglio il ministero che i diaconi sono chiamati a svolgere nel Giubileo della speranza” in quanto capaci di “parlare al cuore” e di indicare “la strada da percorrere per comprendere a pieno il senso della fede vissuta”. E poi il richiamo alla speranza in un tempo in cui false e vane sono le promesse di salvezza che provengono dal progresso scientifico e dalla tecnologia. Per “accogliere la sfida dell’evangelizzazione ai nostri giorni”, ha concluso, “è necessario saper rivestire il linguaggio della fede degli abiti della speranza. Questo Giubileo diventa una felice opportunità perché questo si realizzi”, invitando i diaconi a partecipare al loro Giubileo che avrà luogo dal 21 al 23 febbraio del prossimo anno.
Molto approfondita e propositiva è stata poi la relazione della Prof.ssa Rosanna Virgili su “L’amor politico, un mandato speciale per i diaconi”.
Nell’ambito della sessione Diaconia e profezia, esplorare le vie di cambiamento, sulla via della pace, particolarmente vibranti sono stati gli interventi di S. Em.za Cardinale Pierbattista Pizzaballa “La diaconia della pace” e di F. Michel Abboud, Presidente Caritas Libano “Le sfide del Medio Oriente”, che per la situazione di questi territori in questo momento storico di particolare drammaticità, non sono potuti intervenire di presenza al Convegno e del Dott. Denis Mukwege, premio Nobel per la Pace 2018, medico congolese specializzato in ginecologia e ostetricia, che ha creato una struttura ospedaliera per soccorrere e curare le vittime dello “stupro come arma di guerra”, sull’importanza del dialogo religioso come via per la pace.
Infine nell’ambito della terza sessione su Diaconia e sinodalità – per un futuro diverso. Una diaconia sinodale della speranza, particolarmente approfondita la relazione del prof. Abbè Alphonse Borras, teologo della Diocesi di Liegi con la relazione Il volto diaconale delle Chiesa Sinodale che, lasciando sullo sfondo la teologia del diaconato ancora in divenire, ha evidenziato come l’identità dei diaconi si trova solo nei sentieri della fraternità perché attraverso il loro ministero in comunione con il vescovo e i presbiteri, possono rendere più fraterno il tessuto della Chiesa e inserirla in tutte le lotte per la dignità umana e nel contempo essere più presenti tanto alle sofferenze quanto alle aspettative dell’umanità.
I diaconi poi, nei vari laboratori, divisi in gruppi, hanno approfondito le tematiche sopra richiamate, ognuno forte del proprio vissuto, con le proprie esperienze da condividere, nella consapevolezza dell’impegno a cui il ministero li chiama, per essere veramente diaconi “profeti e seminatori di speranza”.
Non sono mancati i momenti di rilevanza culturale come quello privilegiato della visita alla Basilica Superiore di Assisi con la spiegazione veramente circostanziata e sapiente degli affreschi di Giotto e Cimabue da parte di un frate del sacro Convento di Assisi. E infine i momenti di profonda spiritualità con la visita del nostro gruppo alla tomba di santa Chiara, di san Francesco e del beato Carlo Acutis, per pregare e affidare loro il nostro Vescovo, la nostra Diocesi, i diaconi e le nostre famiglie.
Diacono Cecè Caruso