Domenica 5 gennaio si è aperto il Giubileo 2025 presso la Concattedrale di Palmi. Alle ore 17.00 numerosi fedeli si sono ritrovati dinanzi al Santuario di Maria SS. del Carmine dove ha avuto inizio il momento di preghiera, presieduto dal Vescovo Giuseppe Alberti, con i Riti di Introduzione, l’ascolto del Vangelo e di alcuni paragrafi tratti dalla Bolla di indizione del Giubileo “Spes non confundit”. Si è poi svolto il pellegrinaggio verso la Concattedrale in cui è stata celebrata l’Eucaristia.
Il Vescovo nell’omelia, facendo riferimento ai Magi che si mettono in cammino verso il Bambino Gesù, li ha definiti “uomini che sanno sperare e invitano pure noi ad essere pellegrini di speranza”. In tal senso, il dono più prezioso che offrono al Signore, “è il loro cammino, un tempo fatto di perseveranza e di ricerca, il loro andare senza stancarsi, la disponibilità all’aiuto vicendevole nei momenti di scoraggiamento, il loro mantenere vivo il desiderio di arrivare anche se attraverso fatiche e incertezze. E il risultato del loro cammino non si fa attendere: ‘al vedere la stella, provarono una grandissima gioia’ (Mt 2,10). È l’esperienza giubilare dell’incontro con il Signore”.
Monsignor Alberti, inoltre, ha definito l’Anno giubilare come “tempo ‘forte’ per far crescere speranza, in noi e in chi incontriamo, nella Chiesa e in chi non crede, un vero e proprio pellegrinaggio di fede per rafforzare convinzioni e valori cristiani, occasione propizia per donare speranza attraverso piccoli o grandi gesti di carità, espressione concreta dell’amore con il quale il Signore ci ha amati e ci ha usato misericordia”.
Il Vescovo, infine, rivolgendo un pensiero alle famiglie e alle comunità parrocchiali, ha affermato che “il nostro punto di riferimento luminoso è la Sacra Scrittura. In questo Anno giubilare, la Parola del Signore sia il nostro navigatore personale e comunitario, ci aiuti a non perdere di vista la luce della stella che ci rende sapienti nel cammino e alimenta l’esperienza della fede” soprattutto di fronte a situazioni di precarietà, di povertà e di una vita non dignitosa che devono interpellare la coscienza personale e la pastorale della Chiesa locale.
Ufficio Comunicazioni Sociali
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