I giorni dal 21 al 23 febbraio 2025 rimarranno certamente impressi nel cuore e nella mente dei numerosi diaconi permanenti della nostra Diocesi che hanno vissuto la bellissima esperienza del loro Giubileo a Roma. Erano presenti anche molte mogli dei diaconi, alcuni figli, un nuovo aspirante della nostra Diocesi e alcuni diaconi, qualcuno con la moglie, delle Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Catanzaro-Squillace, Lamezia Terme e San Marco Argentano, in un vero spirito di comunione che il pellegrinare insieme ha reso più manifesto e sentito.
Partiti all’alba di venerdì 21 e giunti a Roma, ospiti della Casa per Ferie Severino Fabriani, abbiamo visitato in serata la Basilica di Santa Maria Maggiore per affidare alla “Salus populi romani”, tanto cara a papa Francesco, il nostro Pellegrinaggio di Speranza e per pregare per la salute del Pontefice.
Sabato 22, di buon mattino, il nostro Giubileo alla Porta Santa della Basilica di San Pietro che abbiamo in quel giorno aperto per primi. Giunti a Piazza Pia, vicino a Castel Sant’Angelo, è partita la processione e, preceduti dalla Croce, portata da alcuni diaconi, e sollecitati dalle parole del diacono Rosario Carrozza che, dopo aver richiamato lo scopo del Giubileo, ci ha ricordato che è Gesù la porta di salvezza aperta a tutti gli uomini, la Porta del Padre misericordioso in mezzo al mondo, perché tutti, e soprattutto noi in quel momento, potessimo ritornare a lui, abbiamo iniziato il nostro procedere verso la Parta Santa, pregando i salmi ascensionali, cantando le litanie dei Santi, e poi, visibilmente commossi. abbiamo attraversato la Porta Santa, toccandola, per stringerci, in un abbraccio simbolico, a Cristo, lasciando dietro di noi il peccato e abbracciando la grazia.
Giunti sulla tomba di San Pietro, abbiamo proclamato il Credo, per ribadire la nostra testimonianza di comunione con la Chiesa, manifestata con la preghiera secondo le intenzioni del Romano Pontefice.
Il tempo successivo in Basilica è stato dedicato alla confessione individuale dei peccati per scoprire in Cristo il volto del Padre che “è misericordioso e Dio di ogni consolazione” e assaporare così la gioia di ogni Giubileo che è in particolare una gioia per la remissione delle colpe, la gioia del perdono e della conversione.
La nostra esperienza di Peregrinantes in spem è proseguita nel pomeriggio con la visita alla Basilica di San Giovanni in Laterano, proprio nel momento in cui ci giungevamo le notizie dell’aggravarsi delle condizioni di salute di Papa Francesco. Essere nella sua Cattedrale proprio il 22 febbraio nel giorno della festa della Cattedra di San Pietro e proprio in questo particolare momento della vita del Papa, ci ha riempito di profonda commozione e spontanee si sono innalzate le nostre preghiere per la sua salute. Nello stesso tempo la visita a questo luogo ha accresciuto in noi la presa di coscienza della grande missione della Chiesa e del contributo che noi diaconi possiamo dare con il nostro servizio per l’edificazione del regno di Dio nel mondo.
Sempre nel pomeriggio, abbiamo visitato la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, dove viene conservata una parte della Croce di Gesù, insieme ad altre reliquie della Passione, che, secondo la tradizione, Sant’Elena fece trasportare a Roma di ritorno dal suo viaggio in Tera Santa nel 325.
La visita, poi, alla quarta Chiesa Giubilare, la Basilica di San Paolo fuori le Mura, venerato luogo di pellegrinaggio in onore di San Paolo, per attingere da lui lo stesso zelo per annunciare il Vangelo ed essere testimoni del Cristo Risorto con una vita offerta nel servizio diaconale.
In serata, nella Aula Paolo VI, in Vaticano, abbiamo partecipato alla Veglia di preghiera, animata nel canto dal Coro della Diocesi di Roma e presieduta dal Cardinale Lazarus You Heung-sik, Prefetto del Dicastero per il Clero che nell’omelia, dopo aver ricordato che il diaconato costituisce il primo grado del Sacramento dell’Ordine, non come grado di ascesa, ma di discesa, con un forte richiamo quindi all’umiltà e al servizio soprattutto nelle periferie esistenziali della vita, ha sottolineato che il diacono “è chiamato a essere uomo di comunione, ponte tra il sacerdozio ministeriale e il sacerdozio comune dei fedeli”. Dopo le preziose testimonianze di alcuni diaconi particolarmente impegnati in vari ambiti della vita sociale, c’è stato il rinnovo delle promesse diaconali con l’impegno soprattutto a conformarci più profondamente a Cristo venuto per servire e dare la propria vita, e, molto bello, il richiamo alle mogli dei diaconi a continuare a sostenere e cooperare al loro impegno a servizio della comunità cristiana.
Domenica 23, di buonora, abbiamo raggiunto la Basilica di San Pietro per la celebrazione della Messa, con alcuni dei nostri diaconi impegnati anche nel servizio liturgico, presieduta da Mons. Rino Fisichella, per l’assenza di Papa Francesco, durante la quale sono stati ordinati 23 nuovi diaconi permanenti. Grande commozione per essere in quel fiume di 7.000 diaconi che, con grande solennità, hanno preso posto nella Basilica, per vivere questo momento conclusivo del nostro pellegrinaggio.
Papa Francesco non era presente ma era vicino a tutti noi. Il pensiero di Mons Fisichella subito a lui: “Nella celebrazione eucaristica, dove la comunione assume la sua dimensione più piena e più significativa – ha detto – sentiamo Papa Francesco, benché in un letto di ospedale, vicino a noi, lo sentiamo presente in mezzo a noi. E questo ci obbliga a rendere ancora più forte, più intensa la nostra preghiera perché il Signore lo assista nel momento della prova e della malattia”. E poi ancora con noi con l’omelia, scritta da lui per la celebrazione, e letta dal Pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione. Ci hanno colpito, a partire dalla parola gratuità che riassume il messaggio delle letture ascoltate, gli aspetti da lui richiamati: il perdono, il cui annuncio deve essere compito essenziale del diacono; il servizio disinteressato con il diacono che nel ministero, deve essere “scultore” e “pittore” del volto misericordioso del Padre, testimone del mistero di Dio-Trinità; e infine la gratuità come fonte di Comunione, dando senza chiedere nulla in cambio, creando legami, nel dono di sé e nella ricerca del bene delle persone.
La celebrazione è proseguita con l’ordinazione dei nuovi 23 diaconi, provenienti da tutte le parti del mondo, che ci ha fatto rivivere con commozione il giorno della nostra ordinazione diaconale, con il richiamo soprattutto alle parole ricevute nella Consegna del Libro dei Vangeli: “Ricevi il Vangelo di Cristo del quale sei divenuto l’annunziatore: credi sempre a ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni”.
Con la gioia nel cuore, ristorati dalla partecipazione all’Eucaristia, abbiamo subito ripreso la via del ritorno a casa, che è stata un susseguirsi di esternazione di sentimenti di gioia e di gratitudine per il dono del Giubileo, di ringraziamenti in segno di riconoscenza al diacono Massimo Surace per l’organizzazione impeccabile del pellegrinaggio, al diacono Cecè Alampi per il contatto con i diaconi delle altre Diocesi, alle mogli dei diaconi per la loro presenza discreta di supporto e di sostegno ai mariti, a tutti per la partecipazione e l’osservanza scrupolosa degli orari in uno spirito di vera sinodalità che ci ha permesso di vivere in perfetta sintonia e comunione, al nostro Vescovo per la sua attenzione e vicinanza a tutti noi diaconi.
Il viaggio di ritorno è proseguito tra canti gioiosi e momenti di allegria. L’ultimo pensiero è stato ancora per Papa Francesco: alle ore 20:00, in collegamento con Tv 2000, anche noi abbiamo pregato per lui con il Rosario perché il Signore lo risollevi in questo momento di grande sofferenza, e una volta ristabilito in salute, continui la sua missione a servizio della Chiesa.
A conclusione della nostra esperienza vissuta in questo Giubileo, saremo certamente più pronti a ricentrare il nostro servizio per essere in mezzo ai fratelli portatori di Speranza, portatori di Cristo, annunciatori del suo Vangelo che è la “Speranza che non delude”.
Diacono Cecè Caruso
Ufficio Comunicazioni Sociali