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23/Giu/25

La solenne Concelebrazione Eucaristica per i 90 anni di don Pietro Gallo

Le comunità parrocchiali di Polistena si sono strette la sera di sabato 21 giugno attorno a don Pietro Gallo nella Chiesa Matrice di Polistena per dire grazie al Signore per i suoi 90 anni di vita. Insieme con loro il vescovo Mons. Giuseppe Alberti che ha presieduto la solenne celebrazione eucaristica, tanti sacerdoti e diaconi, tanti fedeli provenienti dalle parrocchie della Diocesi, che hanno voluto manifestare la loro vicinanza ad un sacerdote che nel tempo ha seguito i sentieri delle loro vite con il suo carisma di sacerdote attento e sempre vicino, con la sua parola illuminante, con il suo affetto paterno.

Con il riferimento, appunto, a tanti sacerdoti, diaconi e fedeli presenti don Pino Denasi ha porto il suo saluto all’inizio della celebrazione affermando che questo vuole essere un momento di gioia per ringraziare al Signore per un sacerdote che è figlio e padre di questa comunità, un sacerdote che tanto bene ha operato con il suo ministero sacerdotale,  oggi ancora prezioso per la chiesa, un sacerdote “che se andate a trovarlo, lo trovate intento a scrutare e studiare ancora la Parola, che lo ha sorretto negli anni della sua vita e con la quale ha illuminato e guidato la vita di tante persone”.

Il vescovo nell’omelia ha affermato che dobbiamo essere riconoscenti al Signore per i  90 anni di vita di don Pietro, una vita donata con una profondità, una bellezza, un’intensità, che non è quantitativa ma qualitativa, perché una vita donata è una vita centrata, mai fuori posto, secondo un progetto che si realizza con la forza dello Spirito: per don Pietro attraverso il ministero sacerdotale che ha vissuto per tanti anni ma che è ancora fecondo, perché lui ancora scruta la Scrittura, studia la Parola, continua a pregare,  a vivere il suo ministero, continua a fare un servizio alla Chiesa per il Signore. Non c’è tempo, non c’è limite per una vita donata e questo è un segno per i sacerdoti, per i diaconi ma anche per tutti i battezzati, chiamati a essere un popolo sacerdotale, donando la vita, operando ognuno nel suo ambito con competenza, con sacrificio, con responsabilità, con gratuità.

Il vescovo ha fatto presente che è proprio Gesù quello che si è donato facendo della sua esistenza un’eucaristia. Per questo la celebrazione della solennità del Corpo e Sangue del Signore è proprio la più indicata per imparare che la nostra deve essere una vita donata come quella di don Pietro. Partecipare all’Eucaristia ci trasforma, ci fa diventare ciò che siamo chiamati a essere, Cristo, portatori del suo Vangelo, del suo amore, testimoni di speranza. Si è riferito per questo al Vangelo del giorno, il racconto della moltiplicazione richiamando il comportamento degli apostoli che vogliono esimersi dallo sporcarsi le mani, dall’intervenire e Gesù: “Date voi stessi da mangiare: siate sacerdoti, siate pastori, persone che si prendono cura dei fratelli che hanno fame, hanno bisogno”. “Il miracolo – ha fatto presente – non è la moltiplicazione ma il miracolo consiste nella condivisione, nel lasciarsi coinvolgere, nel mettersi in gioco, nel donarsi agli altri”.

Il vescovo ha concluso l’omelia affermando che la festa di don Pietro deve essere un richiamo per tutto il popolo sacerdotale a uno stile di vita donata per i fratelli, ad essere pane spezzato e vino versato peer gli altri, pane di amicizia, di perdono, di riconciliazione di vicinanza, con uno sguardo, con una parola di speranza.

Un momento di condivisione finale con il taglio della torta ha concluso la festa per don Pietro, che noi diaconi ricordiamo sempre con grande affetto per gli anni in cui ci ha guidato nel cammino di formazione verso il diacono e negli anni di servizio diaconale con l’amore di un padre che ha cura dei suoi figli, sempre attento ai nostri bisogni, sempre vicino alle nostre famiglie. Grazie, don Pietro!

Diac. Cecè Caruso