Una sala gremita ha fatto da cornice, venerdì scorso, alla presentazione di Azzardomafie 2025, il nuovo dossier di Libera, curato da Toni Mira, Maria Josè Fava, Gianpiero Cioffredi e Peppe Ruggiero. A presentarlo presso il Centro Polifunzionale Padre Pino Puglisi, bene confiscato alla ndrangheta e assegnato alla Parrocchia Santa Marina Vergine – Duomo di Polistena, oltre il Referente territoriale di Libera, don Pino Demasi, lo stesso Toni Mira, affiancato dal Vescovo di Oppido- Pami, Mons. Giuseppe Alberti e dal dott. Stefano Musolino, Procuratore aggiunto della DDA di Reggio Calabria.Ad inizio del Convegno, vista anche la presenza di molti giovani, don Pino ha voluto ricordare il giovane Francesco Inzitari, nel sedicesimo anniversario della barbara uccisione e ha chiesto ancora una volta verità e giustizia. Nell’introdurre il dibattito vero e proprio sull’ argomento, don Pino ha voluto rimarcare il fatto che ci troviamo di fronte ad una questione che prima di essere criminale è prettamente sociale. Gli oltre 3000 euro l’anno pro-capite “giocati” nella nostra Regione non sono cifre di bilancio, ma sono il segno di una ferita sociale aperta. Più che il denaro “si gioca” la vita delle persone. Dietro ogni slot, ogni gratta e vinci o piattaforma online ci sono vite reali, spesso travolte da un meccanismo che promette fortuna ma produce solitudine, debiti e vergogna.
È toccato poi al giornalista Toni Mira, uno dei curatori del dossier presentare i dati allarmanti che interpellano le istituzioni, le agenzie educative e ogni singola persona. Il giornalista ha, tra l’altro, ricordato che In Italia si giocano oltre 157 miliardi di euro all’anno, un fiume di denaro che attira anche gli interessi della criminalità organizzata. Secondo le analisi delle relazioni della Direzione Nazionale Antimafia e della Direzione Investigativa Antimafia, nel periodo 2010-2024 sono 147 i clan censiti che hanno operato nel settore – tra attività lecite e illecite – coinvolgendo 25 Procure Antimafia e 16 regioni. Il giornalista ha sottolineato anche le contraddizioni di uno Stato che incentiva e poi è costretto a spendere soldi per la cura delle persone. Il Procuratore aggiunto 𝐒𝐭𝐞𝐟𝐚𝐧𝐨 𝐌𝐮𝐬𝐨𝐥𝐢𝐧𝐨 lo ha detto con chiarezza: la criminalità organizzata si insedia dove c’è disagio, dove le fragilità personali diventano occasione di potere e profitto. Le persone che sviluppano dipendenza dal gioco, proprio perché più esposte e vulnerabili, diventano terreno fertile per usura, ricatti, manipolazioni. È qui che le mafie costruiscono una parte consistente dei loro affari. Per il procuratore il proibizionismo non risolve il problema ma accelera le infiltrazioni mafiose, che diventano garanti delle regole del mercato parallelo. Una “garanzia “per le persone che si sentono maggiormente incoraggiate a giocare e “garanzia” per le mafie che accumulano maggiore denaro e purtroppo anche consenso. Il Vescovo della Diocesi, Giuseppe Alberti dopo aver reso noti alcuni dati drammatici che riguardano le cittadine della Piana, ha presentato il lavoro che la Chiesa diocesana sta cercando di fare per dare risposte serie alle persone esposte soprattutto alle conseguenze derivanti dal gioco di azzardo. Lo sportello antiusura recentemente inaugurato vuole essere un segno tangibile di questo impegno. Il Vescovo, richiamando la necessità di accompagnare, sostenere e non giudicare chi è stato risucchiato dall’azzardo, ha soprattutto chiesto alleanze strategiche per aiutare le persone e debellare il fenomeno. Anche in questo senso la Diocesi ha avviato un cammino con le Istituzioni, soprattutto i Sindaci, e con il mondo associativo. Dopo gli interventi dei relatori si è aperto un dibattito molto interessante tra i presenti, in quanto sono stati maggiormente sottolineati alcuni aspetti del fenomeno. A conclusione, don Pino Demasi, ricordando il motto della scuola di Barbian “ I Care” ha invitato i presenti a sporcarsi le mani per debellare il fenomeno.




















