venerdì 26 Apr 2024

Sette Opere di Misericordia Spirituale

Le sette opere di misericordia corporale nell’Anno della carità (2013-2014);
le sette opere di misericordia spirituale in quest’Anno della verità.
Le prime ci hanno ispirato sull’esempio di Gesù Buon Samaritano,
le seconde ci conducono allo stile di Gesù Maestro Buono
e sono molto più impegnative.
Richiedono tempi e modi adeguati, esperienza e pratica di ascesi personale,
virtù provata e sicura:
chi accompagna può farlo se del cammino ha sperimentato
e conosce tutte le fatiche.
Se la fantasia creativa sorregge  le opere di carità,
l’intelligenza lucida e umile sostiene le opere che vanno diritto
alla mente e al cuore delle persone.
Occorre molta preghiera per essere di aiuto.
 + Francesco MILITO
Vescovo
7. Pregare Dio per i vivi e per i morti (GIUGNO)
MQuesta è l’unica opera che comporta un esplicito richiamo alla fede. Essa lascia quasi trasparire il senso della nostra debolezza, la fatica a praticare la misericordia nella vita quotidiana: per questo ci appelliamo alla fonte, affidiamo i nostri fratelli alla Misericordia Divina. La preghiera è l’atto di più grande misericordia. In ultima analisi è il Signore che cambia il cuore degli uomini e delle donne; è Lui il padrone della natura e della storia, della malattia e della salute; è Lui l’unico veramente capace di far andare un po’ meglio il mondo. La preghiera per i vivi e per i morti è un atto di fede nella realtà del Corpo Mistico. Gesù incarnandosi si è unito ad ogni persona; ha unito tutti gli uomini a sé in un unico grande corpo, del quale Lui è la testa e noi siamo le membra; un corpo nel quale vigono le leggi della comunione, della responsabilità reciproca. La Scrittura ci invita a pregare per ogni necessità nostra e degli altri. Dobbiamo pregare soprattutto per le persone che il Signore ci ha messo accanto o che ci ha fatto incrociare sul nostro cammino: il sacerdote per i suoi fedeli, la mamma per i figli e per il marito, il maestro per gli alunni, il medico per i suoi pazienti e viceversa. Anche i nostri morti devono entrare nell’orizzonte della nostra preghiera: sono uniti a noi, perché sono uniti a Cristo. E il rapporto è reciproco: noi usiamo loro la misericordia del suffragio, loro implorano per noi la benedizione, cioè tutto ciò che è veramente bene per noi.
6. Sopportare pazientemente le persone moleste (MAGGIO)
Molestia è tutto ciò che disturba la nostra quiete, riduce la nostra sicurezza, scompagina i nostri piani. Il termine richiama una varietà di immagini: la zingara che ci insegue petulante per estorcerci l’elemosina; l’amico che avvia una lunga conversazione telefonica in un momento in cui siamo pressati da urgenze, l’automobilista scortese; i bambini che giocano sotto le finestre impedendoci di riposare; i vicini di casa che litigano a voce alta come fossero in un’isola deserta. Ma poi ci sono le molestie più pesanti: i giudizi errati e maligni dati sul nostro operato, l’ingratitudine di cui abbiamo beneficato, il pettegolezzo noioso del vicinato. In alcuni momenti tutto sembra congiurare contro la resistenza dei nostri nervi. La sapienza cristiana ci porta a distinguere tra molestia e molestia. Ci sono molestie che provengono dalla cattiveria umana, altre che sono espressione di maleducazione, altre infine che scaturiscono da strutture sbagliate. Il disturbo dei bambini che giocano, ad esempio, può dipendere dall’assenza di verde pubblico e di spazi per il gioco. Il disturbo dei vicini di casa dipende in buona parte dalle strutture edilizie, progettate all’insegna del massimo risparmio e senza preoccupazione di salvaguardare la privacy. Il dovere di sopportare non coincide con il martirio. Il primo dovere è di evitare noi le molestie agli altri, assumendo l’abitudine di interrogarci sui riflessi delle nostre azioni. Un secondo dovere è di impegnarci tutti, per creare una città a misura d’uomo e per alzare il senso civico della comunità e il rispetto delle persone. Infine dobbiamo accettare i disagi inevitabili. Le piccole croci che scaturiscono dalla convivenza e dalla diversità ci possono aiutare a maturare in umanità.
5. Perdonare le offese (APRILE)
Il perdono dei nemici è l’impegno più difficile che ci ha affidato il Signore. Ce lo ha presentato con caratteristiche precise; come obbligo: “Avete inteso che fu detto, amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori”. (Matteo 5,43). Come segno della novità cristiana, ossia della nascita alla vita nuova: “perché siate figli del Padre celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni”. (Matteo 5,43). Come condizione per ottenere il perdono: “Pregate così ” …rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. (Matteo 6,12). L’insistenza con cui Gesù ha indicato con la parola e con la sua testimonianza personale la strada del perdono, aiuta a cogliere la ricchezza spirituale che esso contiene: spesso è causa di conversione ed è comunque una strada di evangelizzazione. Il perdono delle offese è opera richiesta non solo ai singoli, ma anche alle comunità nazionali e internazionali. Senza il perdono, sarà l’orgoglio a dominare la scena del mondo, e con esso la violenza e la guerra. I cristiani che accettano la dimensione della misericordia e del perdono diventano anima di un mondo riconciliato, non violento, pacifico.creto, in risposta alle varie tipologie di bisogno che via via emergono, fino alla conclusione dell’emergenza, in uno spirito di reciprocità. Può essere considerata la traduzione, nei limiti dell’umano, dell’alleanza biblica.
4. Consolare gli afflitti (MARZO)
Le afflizioni sono espressioni di una sofferenza così intensa e continuativa, da generare la prostrazione dell’animo e l’oscuramento della speranza. Possono provenire dalle cause più disparate: una malattia fisica di cui non si conosce la natura e l’esito; un momento di gravi difficoltà economiche (un debito che non si riesce a pagare, la stretta dell’usura…); il deterioramento dei rapporti familiari tra marito e moglie, tra genitori e figli; la perdita di stima nell’ambiente di lavoro… L’esito comune è l’angoscia: uno ha l’impressione di non farcela più, si trova come in un tunnel di cui non intravede l’uscita, si sente isolato, abbandonato. Giustamente, all’opera di misericordia, è stata attribuita l’identità di consolazione: “Con-solare”, stare con le persone sole. E’ importante infatti in simili momenti sentire a fianco qualcuno disponibile a camminare insieme e insieme cercare una soluzione. Le due cose vanno abbinate. L’opera di misericordia per essere efficace deve proporsi la scomparsa o l’attenuazione dell’angoscia. Perciò ci si deve adoperare per individuare le cause dell’afflizione e rimuoverle, ad esempio, facendo chiarezza sulla malattia, organizzando solidarietà economiche, facilitando il recupero del dialogo interrotto in famiglia o della stima nell’ambiente di lavoro. Talvolta le afflizioni colpiscono intere popolazioni o comunità, a causa di emergenze, quali il terremoto, inondazioni, siccità, guerre… Si è in presenza di un dramma collettivo, nel quale soccombono anzitutto i membri più deboli. La consolazione in questi casi deve coinvolgere tutta la comunità cristiana. Una formula significativa ed efficace di aiuto è il gemellaggio fra una diocesi o una parrocchia e la comunità colpita. Il gemellaggio è un impegno continuativo ad esprimere vicinanza e aiuto concreto, in risposta alle varie tipologie di bisogno che via via emergono, fino alla conclusione dell’emergenza, in uno spirito di reciprocità. Può essere considerata la traduzione, nei limiti dell’umano, dell’alleanza biblica.
3. Ammonire i peccatori (FEBBRAIO)
Peccatori da ammonire siamo tutti noi e tutti siamo invitati a richiamare i fratelli che sbagliano. Nessuno deve perdersi; ogni caduta è una sconfitta per tutti. L’egoista, lo scostumato, lo sfruttatore, l’orgoglioso, il pigro, il violento… rendono il mondo più povero e rubano a tutti un po’ di fierezza umana. Ci sono poi colpe che divengono facilmente contagiose e creano un malcostume sociale, sempre più difficilmente sanabile: l’uso sregolato della propria sessualità, l’infedeltà coniugale, il disprezzo della vita, la guida pericolosa, la trasgressività fine a se stessa, l’illegalità, la corruzione, l’evasione fiscale, l’inquinamento e il non rispetto dell’ambiente, le spese inutili e capricciose…
Assistere a questo degrado passivamente, può essere indice di complicità. Il Signore Gesù ci ha indicato il comportamento coerente dicendoci: “Se tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo, fra te e lui solo: se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello” (Matteo 18,15). La correzione fraterna è un’arte difficile: esige delicatezza, rispetto, discrezione, gradualità, umiltà. In ogni caso è un dovere cristiano e parte dal principio che ognuno è responsabile dei propri fratelli.
2. Insegnare agli ignoranti (GENNAIO)
Le tipologie di ignoranza sono numerose. La più conosciuta è la carenza di istruzione scolastica elementare. Nel mondo, gli analfabeti sono oltre 800 milioni: sono presenti, in massima parte, nei paesi della fame e del sottosviluppo. Si dà scarsa attenzione nei media a questa piaga dell’umanità: si è più colpiti dall’immagine di un lebbroso, di un bambino denutrito di una regione bruciata dalla carestia. In realtà dall’alfabetizzazione dipende, in buona parte, la soluzione di altri gravi problemi: la fame, la malattia, la povertà. Chi sa leggere e scrivere può comunicare con gli altri, è più autonomo, ha il senso della propria dignità, prevenendo le malattie. Chi, all’alfabetizzazione aggiunge la formazione professionale, è in grado di lavorare la terra, di sfruttare le acque e le risorse naturali, di capire i suoi diritti e i suoi doveri, di esigere rispetto, di opporsi allo sfruttamento. Una strada per combattere l’analfabetismo, – qui sta l’opera di misericordia – è il finanziamento, anche parziale, di una “micro-realizzazione” di tipo scolastico, proposta dai missionari, o dalla Caritas o da organismi di volontariato. Serve per pagare i maestri, o le attrezzature o il materiale scolastico.
Anche nel nostro Paese ci sono casi di evasione scolastica: sono bambini vittime dell’incoscienza dei genitori, che per un facile guadagno li avviano all’accattonaggio, o a lavori abusivi. Vengono sottratti all’istruzione elementare indispensabile e condannati all’emarginazione. E’ opera di misericordia individuare le piccole vittime dell’ignoranza, convincere i genitori a ravvedersi ed eventualmente far intervenire l’amministrazione pubblica, per salvare i diritti di piccoli indifesi. C’è anche l’ignoranza delle verità religiose: è la meno percepita, ma è la più grave, perché impedisce di conoscere Dio e il suo amore e, di conseguenza, di capire il senso della propria vita.
Ognuno è chiamato a diffondere il dono della fede, con discrezione, umiltà, coraggio. Alcuni sono chiamati, formalmente, dalla Chiesa a questo servizio di carità: i catechisti. I genitori sono per natura e per vocazione i “primi annunciatori della fede”.

1. Consigliare i dubbiosi (DICEMBRE)
Le persone insicure, ansiose, fragili psicologicamente, bisognose di essere ascoltate, per chiarirsi interiormente, si incontrano ad ogni passo e in ogni ambiente. I settimanali sono pieni di lettere confidenziali, nelle quali le persone pongono all’esperto o al direttore problemi e dubbi che non possono esprimere in un colloquio, perché nessuno è disponibile per ascoltarle. Succede, non di rado, che un passeggero nel bus o nei treni, si metta a parlare con chi gli siede accanto, dopo una rapida esplorazione con lo sguardo sulla sua disponibilità. Parla delle cose sue, di fatti banali, insignificanti. Il colloquio talvolta è solo un pretesto, per spezzare la sua insopportabile solitudine.
Le persone sole sono una moltitudine: ci sono anziani che si sentono e sono considerati inutili, perché improduttivi; ci sono persone con handicap fisici e psichici e ci sono i loro familiari, anch’essi emarginati; ci sono individui accasciati da disgrazie, che lentamente sono diventati misantropi, scontenti.
L’opera di misericordia chiamata in causa da questa moderna e diffusa povertà, si chiama “ascolto”: tempo dato all’ascolto, disponibilità ad ascoltare anche quando c’è poco tempo e ci sono molte faccende importanti da sbrigare. La cosa più importante nella vita è la persona, è l’avviare un dialogo, l’aprire un rapporto. La comunità parrocchiale può facilitare l’esercizio dell’ascolto, individuando sul territorio le situazioni più problematiche e mettendole a contatto con una rete di volontariato ben preparato; oppure avviando un centro di ascolto o il “telefono amico”.

I bozzetti delle sette opere di misericordia spirituale sono stati disegnati esclusivamente per la nostra Diocesi da Sr. Mariarosa Guerrini Superiora del Monastero Agostiniano S. Chiara della Croce, Montefalco (PG). Esprimiamo la nostra riconoscenza per il bene che ispireranno, pregando per Lei e la Sua comunità monastica che in Sant’Agostino, instancabile indagatore  e maestro di verità nella carità, hanno un sommo padre e guida.

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