La musica che apre le porte del cuore: un concerto di fede e speranza al carcere “Luigi Daga” di Laureana di Borrello

Ci sono momenti in cui la grazia di Dio riesce a passare anche attraverso le sbarre, accarezzando i cuori e restituendo dignità, speranza e luce. È ciò che è accaduto ieri nel carcere “Luigi Daga” di Laureana di Borrello, dove si è vissuto un intenso momento di spiritualità tra musica, parola e preghiera.

Il concerto, fortemente voluto dal cappellano don Rosario Rosarno, ha offerto ai detenuti un’occasione preziosa per riflettere sulla figura di Maria, sulla missione di Madre che Dio le ha affidato e sul modo in cui, ancora oggi, continua a camminare accanto a ciascuno di noi. Attraverso testi e melodie profondamente ispirate, i partecipanti sono stati invitati a scoprire come anche dentro le mura di un carcere possa risuonare la voce del Signore che chiama tutti a essere missionari, strumenti del suo amore e della sua misericordia.

A rendere possibile questa esperienza è stata la generosa disponibilità del Direttore, dottoressa Caterina Arrotta, e del Comandante, commissario capo Giuseppe Ramondino, che hanno accolto e sostenuto con sensibilità l’iniziativa. Prezioso soprattutto il contributo dei volontari Ivana e Sergio, veri testimoni di umanità: Ivana, al pianoforte, ha donato sonorità capaci di toccare l’anima, mentre Sergio ha dato voce ai testi, creando un dialogo profondo tra musica e Parola.

In quell’ora di grazia, le note e le parole si sono intrecciate fino a creare un clima di fraternità e di vicinanza, dove ogni barriera sembrava dissolversi nella forza della fede e dell’umanità condivisa. Le lacrime, i silenzi, gli sguardi dei presenti raccontavano una sola cosa: che Dio non dimentica nessuno, e che anche nel luogo del limite e dell’attesa può nascere una speranza nuova.

L’iniziativa ha lasciato nel cuore di tutti una domanda viva: “E io, come posso diventare missionario nel mio piccolo, anche dentro le mura del carcere?”
È stata letta una lettera di una monaca carmelitana, suor Noemi, che riprendendo le parole e l’esperienza di santa Teresa di Lisieux, patrona delle missioni, ha invitato i detenuti ad essere missionari amando la persona che sta accanto e offrendo i propri sacrifici e le sofferenze attuali per la salvezza delle anime più lontane da Dio.

Questo articolo vuole far conoscere il mondo della pastorale carceraria, per scoprire che ogni gesto di vicinanza, ogni parola di conforto, ogni sorriso donato è già un seme di libertà.

I volontari.