A Rizziconi il Convegno Pastorale Diocesano
IL FUOCO DELLA CARITA’
IL FUOCO DELLA CARITA’: questo il tema del Convegno pastorale diocesano svoltosi il 4 e 5 ottobre nell’Auditorium Diocesano ‘Famiglia di Nazareth’ a Rizziconi per l’inizio delle attività del nuovo anno che sarà appunto, dopo l’Anno della Fede, l’Anno della Carità nella prospettiva della nuova Evangelizzazione.
Un Convegno che si è presentato in tutta la sua immediatezza a partire dal grandissimo pannello, voluto dal nostro Vescovo, S.E. Mons. Francesco Milito, che, facendo risaltare l’immagine grandiosa del Cristo Giudice della Cappella Sistina, imponeva allo sguardo dei numerosissimi convenuti, l’impressionante descrizione del giudizio finale dell’evangelista Matteo.
La preghiera iniziale introdotta dall’inno per l’anno della Fede in cui si chiede al Signore di aumentare la nostra fede, la proclamazione del Vangelo citato e la preghiera di intercessione intercalata con la preghiera ‘O Signore, fa di me uno strumento della tua pace’ hanno contribuito a creare l’atmosfera giusta tra i numerosissimi presenti per dare inizio al Convegno introdotto dall’intervento del nostro Vescovo.
Le sue parole sono servite a far comprendere il senso e la portata del Convegno, perché come egli ha affermato:>.
Per questo occorre passare nella nostra Diocesi ‘dall’Anno Cantiere agli orizzonti della nuova Evangelizzazione’: un cantiere, cioè tante idee e prospettive daapprofondire e da sviluppare, un cantiere sempre permanente che necessita di un dinamismo che non può fermarsi, perché la Nuova Evangelizzazione dai tempi apostolici della chiesa nascente è ‘una prospettiva dagli orizzonti ampi e di lavoro’.
Dall’Anno della fede, quindi, all’Anno della Carità, perché ‘la prova autentica della credibilità che un cristiano può dare è corrispondere con la sua vita alle consegne avute, come la pratica dell’amore a partire dalle opere compiute con sguardo di fede’.
Il Vescovo ha poi spiegato il senso della riproduzione del Giudizio universale di Michelangelo, dell’Uomo della Sindone e delle altre icone esposte nell’Auditorium, icone che ‘ci accompagneranno fino al I Congresso Eucaristico Diocesano che sarà celebrato dal 12 al 19 giugno 2014, culmine di quest’Anno della carità – perché l’Eucaristia è – la fonte per riconoscere e servire le altre presenze che Cristo ci ha indicato – e l’equazione Anno della Carità – Anno Eucaristico è perfetta. Viviamo la carità in misura corrispondente a come viviamo di Eucaristia’.
‘Per questo – ha proseguito il Vescovo – l’Anno liturgico sarà scandito ogni mese dall’invito alla pratica delle sette opere di misericordia corporale’ perché, come i Santi e i Beati della Carità che nella sala fanno corona all’uomo della Sindone, anche noi sappiamo intercettare le invocazioni di aiuto che incontreremo nell’ambito del nostro agire quotidiano’.
E’ seguita poi la relazione dell’illustre ospite, S.E. Mons. Rino Fisichella, Presidente del Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione che, trattando il tema ‘Trasmettere la fede nel mondo d’oggi’, ha attirato l’attenzione di tutti i convegnisti che, in un clima di riverente silenzio, interrotto spesso dagli applausi di assenso, hanno ascoltato le profonde riflessioni del prelato.
Una relazione disincantata, realistica che ha messo tutti di fronte alla necessità indispensabile dell’impegno per la nuova Evangelizzazione. In tal senso ‘l’Anno della fede è stato un’esperienza di nuova evangelizzazione, cioè un tentativo per restituire alla comunità cristiana la gioia di credere, un tentativo di rimettere al centro della nostra vita Gesù Cristo, di comunicarlo agli altri’.
‘Nuova evangelizzazione – ha affermato il prelato – significa riportare in primo luogo ai credenti la centralità di Gesù Cristo, uscire dalla sfera di indifferenza e di ovvietà che ci ha colto tutti’, nonostante il Concilio, perché purtroppo le nostre comunità hanno perso il senso missionario, cioè dire al mondo di oggi la grande importanza che la fede riveste nella vita.
Mons. Fisichella ha sottolineato la drammaticità del tempo presente della vita della Chiesa perché ci siamo troppo burocratizzati. Per questo l’invito a spogliarci di ciò che non è essenziale per cogliere ciò che è necessario per l’evangelizzazione, a puntare sull’essenziale che richiede la capacità di guardare il volto di Cristo che ci chiede di andare nel mondo ad annunciare il suo vangelo.
Per fare questo è indispensabile la conversione del cuore, accogliere il Signore nella nostra vita, cogliere la verità profonda a cui noi siamo chiamati per essere nella Chiesa memoria viva del passato e profezia per il futuro; questo l’impegno che deve trasformare la nostra pastorale: essere archivio vivo del Vangelo, l’archivio vivo di Gesù Cristo che il Padre ci dona per trasmetterlo agli altri. – Purtroppo – ha rilevato il Relatore – viviamo immersi in un tempo che impone di dimenticare, non abbiamo più memoria – trasmettere il contenuto della fede: e chi lo conosce? Ormai nelle famiglie si è interrotta la trasmissione della fede, e se una mamma non trasmette ai figli l’abc della fede, noi che cosa trasmettiamo?’. E’ indispensabile per questo una dimensione di progettualità che parta dal recuperare la semplicità evangelica, iniziando un cammino che spinga al recupero della vita spirituale, fissando lo sguardo su Gesù Cristo perché se uno lo incontra va ad annunciarlo agli altri, credendo ‘in Lui’, verità questa che è il cuore della teologia della fede.
Oggi viviamo in un tempo di profondo analfabetismo della fede in cui è cambiato il linguaggio, il comportamento e se noi non entriamo in questa nuova cultura non comunichiamo – allora dobbiamo trovare delle strade che ci consentano di ritrovare quel fondamento perché Cristo possa essere di nuovo un contenuto per il mondo contemporaneo.
Una via potrebbe essere il valorizzare le bellezze culturali, artistiche e musicali che noi abbiamo, senza trascurare l’importante via dell’evangelizzazione nell’omelia, nella predicazione, annunciando ciò che parola di Dio veramente dice; e poi l’importanza della liturgia spazio di nuova evangelizzazione che ci guida a ritrovare lo specifico della nostra presenza nel mondo che è ‘l’annuncio della verità di Cristo che educa le coscienze e insegna l’autentica dignità della persona e del lavoro, promuovendo la formazione di una cultura che risponde veramente a tutte le domande dell’uomo di oggi’ (Benedetto XVI – Quaresima 2006).
‘Senza la Chiesa – ha affermato Mons. Fisichella – non possiamo andare da nessuna parte, perché non si crede da soli: occorre per questo ritrovare il senso di appartenenza alla Chiesa che è ugualmente importante tanto quanto recuperare la nostra identità cristiana. Sono questi i due poli sui quali noi dobbiamo necessariamente camminare’.
E poi l’urgenza della formazione: . Per questo è indispensabile la formazione che deve educare ed aiutare le persone a capire perché credono, condurli a fare della fede una scelta di vita, non un insieme di contenuti che si devono dare ma una scelta che si muove insieme con questi contenuti. Questo li aiuterà a riscoprire la loro identità che coniugandosi con il senso di appartenenza a una comunità che li accoglie, che vive la fede, che la celebra, che gli consente di non essere più soli, non da un punto di vista psicologico, ma come una realtà viva, come un corpo organico, questo senso di appartenenza alla Chiesa li farà sentire in comunione. Nel Nuovo Testamento la parola Koinonia, traduce sia comunione sia comunità perché dove c’è una comunità lì c’è la comunione perché se non c’è la comunione tutte le strutture che ci diamo sono maschere – e se c’è la comunità là c’è la comunione e se c’è la comunione là c’è la Chiesa.
Attraverso il commento al capitolo 20 di Matteo, la parabola degli operai mandati nella vigna, S.E. Mons. Fisichella infine ha aiutato i presenti a ricavare alcuni insegnamenti su come la pluriforme ricchezza della Chiesa possa diventare evangelizzatrice, facendo comprendere per prima cosa come nella Chiesa Dio ha bisogno di tutti noi perché io non posso fare tutto da solo, ho bisogno degli altri – Dio ha bisogno degli uomini, Dio ha bisogno di me, di te, di tutti noi.
La seconda scena: diverse persone in piazza aspettano che qualcuno vada loro incontro per invitarli a lavorare – oggi si sente la nostalgia profonda di appartenere a qualcuno – troppa solitudine nel mondo; è indispensabile per questo rinnovare un nuovo senso di appartenenza, è necessario sfruttare questo desiderio di partecipare, di rendermi utile, di poter essere anch’io operaio in quella vigna e per questo dobbiamo essere capaci di individuare una serie differenziata di impegni che coinvolgano persone diverse, facendo attenzione a non diventare in tutto questo radicali, perché se da una parte esiste il pericolo della laicizzazione del clero, dall’altro non meno pericolosa è la clericalizzazione dei laici.
Terzo aspetto: gli operi sono chiamati a lavorare nella vigna per un po’ di tempo, vale a dire che non si può pretendere che le persone vengano ai tuoi orari, perché così si esclude, non si dà la possibilità di partecipare; la richiesta del lavorare nella comunità deve essere corrispondente alla reali possibilità che uno ha, senza trascurare nulla.
Quarta scena: come il padrone della vigna esce più volte per invitare, così noi siamo chiamati ad andare più volte in piazza, per evangelizzare, per dare al mondo il senso della vita, perché noi dobbiamo essere luce, sale, lievito, non per annunciare l’effimero, ma per invitare le persone a venire nella vigna del Signore.
Da ultimo: il padrone esce e vede che ci sono alcuni che nessuno ha assoldato e li chiama a lavorare nella sua vigna. Nella Chiesa tutti sono chiamati a lavorare, non sono le persone belle, simpatiche, aitanti, che sanno fare tutto. La comunità non seleziona, non la comunità cristiana, la comunità è aperta a tutti: questa è la Chiesa, questa è la nostra storia; noi da 2000 anni abbiamo considerato nostra ricchezza ciò che il mondo ha considerato inutile, poco efficiente – perché ognuno porta la propria capacità di espressione.
Avviandosi alla conclusione Mons. Fisichella ha rilevato come la comunità più si apre all’evangelizzazione, più scopre la propria identità e più si rafforza nel vivere la propria comunione. La fede cresce credendo e la comunione cresce vivendola, non parlandone – non è più tempo di retorica: é tempo in cui dobbiamo alzare le maniche e impegnarci in prima persona per costruire una città affidabile, riprendendo il tema della domenica, il tema della riconciliazione, per essere segno nel mondo della carità di Cristo.
Quindi l’augurio finale con un brano del profeta Zaccaria in cui si afferma che ‘allora i popoli diranno di Israele: vogliamo venire con voi, perché abbiamo compreso che Dio è con voi’. .
Dopo una breve pausa è iniziata la seconda parte della serata con la presentazione del Master Universitario di 2° Livello in ‘Formazione alla carità Politica’, istituito presso l’Università degli studi Europea di Roma in collaborazione con la nostra Diocesi, un corso di formazione specialistica che si svolgerà presso il Centro del Laicato di Gioia Tauro, fortemente caldeggiato dal nostro Vescovo che l’ha voluto e che spera possa concretamente avviarsi nella nostra Diocesi con la partecipazione di tutti coloro che, avendo i titoli, possono iscriversi allo stesso.
Per l’occasione il Vescovo ha voluto che eminenti figure fossero presenti per illustrare ai presenti i vari aspetti del corso, e così il Prof. Luca Galizia, Rettore dell’Università Europea di Roma, il dott. Massimo Gattamelata, Segretario della Fondazione ‘Centesimus Annus – Pro Pontifice’, Città del Vaticano, il dott. Michele D’Avino, Direttore della Fondazione ‘Istituto di Diritto internazionale per la pace’, Roma con il coordinamento del Prof. Michele Giuseppe Gallina e del dott. Salvatore La Rosa, docenti della stessa Università Europea, con i loro brevi interventi hanno illustrato gli obiettivi formativi, il piano di studi e la struttura didattica e i possibili sbocchi professionali del Master.
Il secondo giorno del Convegno ha visto la partecipazione di Mons. Francesco Soddu, Direttore di Caritas Italiana, che ha relazionato su ‘La Carità prima risorsa per la Nuova Evangelizzazione’.
Il Relatore ha sottolineato come il richiamo alla nuova evangelizzazione sia prima di tutto un richiamo alla conversione perché solo se la Chiesa è testimone fedele della sua identità e più viva nelle sue manifestazioni, gli uomini e i popoli di tutto il mondo potranno continuare a incontrare Gesù.
Il cuore della nuova evangelizzazione è, pertanto, la relazione della Chiesa con il suo Signore ed il cuore di tale relazione è la Carità, come affermava il Card. Poletti di venerata memoria che nella presentazione di ‘Evangelizzazione e promozione umana’ affermava: .
‘Per mezzo della carità – ha proseguito Mons. Soddu – si annuncia e si rivela l’amore di Dio per l’uomo, si rende presente nella storia la grande verità che Dio ci ama. E in quanto colmati d’amore ci rende anche ‘capaci’ d’amore’.
Mons. Soddu ha poi affermato che la Diaconia della Carità è indicata come il punto ermeneutico della comunicazione cristiana e quindi della nuova evangelizzazione. E la chiave che dà il senso all’operare proprio del cristiano è la scelta preferenziale per i poveri. E in questa scelta non è tanto importante moltiplicare le opere di carità, ma porre la carità in ogni opera, a partire dalle piccole intenzioni o dalle attenzioni più comuni che possiamo scambiarci gli uni gli altri, a partire dalla famiglia per irradiarsi in tutti gli ambiti della vita, attraverso l’esercizio delle opere di misericordia.
Per questo è indispensabile l’Eucaristia perché essa è e rimane sempre lezione continuata per chi voglia esprimere il medesimo dinamismo di amore nella donazione totale, perché come ha concluso il relatore ‘Se da una parte abbiamo il riferimento concreto e diretto all’Eucaristia quale fonte di carità, ne consegue che per ‘fare’ la carità non possiamo non avere come modello l’Eucaristia’.
A questo punto sono intervenuti i rappresentanti degli Organismi diocesani che in quest’Anno della Carità si impegneranno in Diocesi e nelle parrocchie per la realizzazione di servizi ispirati dalla loro identità costitutiva, vale a dire l’Associazione Medici Cattolici Italiani, l’Unione Giuristi Cattolici Italiani, Caritas Diocesana, Ufficio Diocesano per la pastorale della salute e ministero della Consolazione, l’Ufficio Diocesano per la pastorale della famiglia.
E sembra che proprio il ‘Fuoco della Carità’ abbia agito su questi gruppi perché numerose e importanti saranno le iniziative che porranno in essere ciascuno nel proprio ambito, con l’intento di essere nella Diocesi punti di riferimento per un’azione pastorale continua e qualificata, segno della presenza attiva e discreta della Chiesa nel nostro territorio, bisognoso di strutture, di servizi, di interventi, ma soprattutto d’amore.
Mons. Milito nell’intervento finale ha ricordato il servizio di carità che nella Diocesi svolge l’Associazione ‘Figli in cielo’, una cinquantina di famiglie che ogni mese si riunisce non per piangersi addosso ma per pregare, per accogliere tante persone che nella fede si aprono alla speranza cristiana nella certezza della risurrezione.
Il vescovo alla fine ha fatto presente che il Convegno non si conclude sabato sera, ma il 24 novembre quando, a chiusura dell’Anno della fede, ci sarà in Cattedrale la benedizione e l’avvio unitario di tutti i Consigli Pastorali (Parrocchiali, Zonali e Diocesano) che dovranno essere autentici organi propulsivi di comunione ecclesiale. ‘Ma – ha concluso il Vescovo – gli orizzonti della carità non sono a termine, ma sono infiniti e per questo preghiamo il Signore, soprattutto in questo mese di ottobre, mese missionario, perché la Carità formi la sostanza della nostra Chiesa locale’.
Diac. Cecè Caruso
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