Evangelizzazione
Nell’evangelizzazione dei giovani disoccupati si parte da una constatazione di fondo: se anche non avessimo altro da offrire ai giovani in cerca di lavoro, il Vangelo è sempre una grande speranza e ci incombe l’obbligo, ma soprattutto la gioia di annunciarlo ai giovani con forza, per rigenerare in loro la vita e far loro sperimentare la liberazione e la salvezza. Anche se i giovani non lavorano, in quanto cristiani sono chiamati da Dio alla speranza, alla santità, alla generosità, a farsi prossimo (cfr Primo vademecum del Progetto Policoro, giugno 1996, pp. 5-9).
La priorità dell’evangelizzazione nel Progetto risponde all’esigenza di un autentico annuncio evangelico e di una formazione catechistica adeguata alle varie età e situazioni della vita, che tenga conto dei problemi quotidiani delle persone, prima di tutto del lavoro o della disoccupazione, e che ha come centro la persona di Gesù Cristo: «Al centro stesso della catechesi noi troviamo essenzialmente una persona: quella di Gesù di Nazareth» (Catechesi tradendae, 5).
«L’evangelizzazione non sarebbe completa se non tenesse conto del reciproco appello, che si fanno continuamente il Vangelo e la vita concreta, personale e sociale, dell’uomo. Per questo l’evangelizzazione comporta un messaggio esplicito, adattato alle diverse situazioni, costantemente attualizzato, sui diritti e sui doveri di ogni persona umana, sulla vita familiare senza la quale la crescita personale difficilmente è possibile, sulla vita internazionale, la pace, la giustizia, lo sviluppo» (Evangelii nuntiandi, 29).
Il Progetto è un piccolo segno che si spinge sulle frontiere avanzate dell’evangelizzazione: disoccupazione, usura, minori sfruttati, disabili, lavoro nero. In questi luoghi, dove la dignità delle persone è calpestata, il Vangelo realizza il cambiamento, libera dall’oppressione, conduce nella direzione della gioia e della speranza.
Evangelizziamo il lavoro quotidiano nella testimonianza che è «presenza, partecipazione, solidarietà» (Evangelii nuntiandi, 21), con uno sguardo positivo sul tempo attuale, con la capacità di osservare l’evoluzione del lavoro nella sua complessità e raccontando nuovi cammini di speranza nel lavoro. Lo stile è quello di essere incarnati sul territorio nella fedeltà al Vescovo, alla diocesi (alle sue tradizioni e alla sua storia), alla Dottrina sociale della Chiesa nel tentativo di coniugare insieme la testimonianza delle opere di giustizia, legalità e solidarietà con l’annuncio del Vangelo, in un processo in cui le presenze laicali dialogano tra loro, entrano in rapporto fecondo con le diocesi per superare la tentazione dell’autoreferenzialità, dello spirito di conquista, e nella continua tensione tra memoria del passato, impegno nel presente e apertura al futuro coscienti che: «I cristiani dimorano sulla terra, ma sono cittadini del cielo» (Lettera a Diogneto, V,9).
Formazione
Nelle iniziative per la formazione e l’educazione delle coscienze, al fine di superare la disoccupazione, il lavoro nero o precario, si avvalora la necessità di un radicale cambiamento di mentalità e di cultura che porti il giovane ad attivare le sue potenzialità in un’ottica di imprenditorialità personale. A tale scopo, si realizzano corsi formativi e informativi per diffondere una nuova mentalità verso il lavoro, ispirata ai valori umani e cristiani della solidarietà e della cooperazione. Ai corsi collaborano le associazioni di ispirazione cristiana, che operano nel settore cooperativo, della formazione professionale, dell’imprenditorialità giovanile e del terzo settore.
Il Progetto punta a rendere i giovani del Sud, spesso vittime della rassegnazione, della violenza e dello sfruttamento, autentici protagonisti del rinnovamento della loro terra nel «farsi costruttori di una nuova società» (Chiesa italiana e Mezzogiorno, 30). Basandosi sull’educazione dei giovani e sul loro attivo coinvolgimento nel processo educativo, il Progetto rende possibile un cambiamento autentico di mentalità, che si esplicita nelle opere realizzate: il Vangelo annunciato al cuore dei giovani, cambia la loro mente, e li spinge ad agire.
In questo processo educativo, che attinge a piene mani nella Dottrina sociale della Chiesa, si è sostenuti dalla convinzione che educare le coscienze è il compito fondamentale della Chiesa e che spetta poi ai cristiani, singoli o associati, particolarmente ai fedeli laici, inserirsi intimamente nel tessuto della società civile e “inscrivere la legge divina nella vita della città terrena” (Gaudium et spes, 43).
Gesti Concreti
Il Progetto si caratterizza per la capacità di innestare nella vita del giovane un processo virtuoso, che parte dall’annuncio del Vangelo, passa attraverso un impegno di formazione culturale e culmina nella capacità di mettersi insieme per realizzare gesti concreti di solidarietà e rapporti di reciprocità. Ciascun giovane, sorretto dalla comunità cristiana, rinvigorisce la speranza e smentisce la sfiducia nella certezza che il futuro è «riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza» (Gaudium et spes, 31).
Tali gesti concreti non pretendono di risolvere i problemi che non sono di competenza specifica della Chiesa, ma vogliono essere dei segni autentici da intraprendere per giungere a soluzioni corrette, e stimoli adatti a risvegliare nella coscienza di tutti gli uomini la responsabilità e le capacità al servizio della collettività. Sono spazi d’impegno che rendono presente la pedagogia dei segni, dove si intrecciano fatti e parole, insegnamento ed esperienza: «Si tenga conto di alcune significative proposte emerse a Palermo: promozione del “terzo settore”, forme di risparmio solidale, di cooperazione e di imprenditoria a favore dell’occupazione giovanile, specialmente nel Sud del Paese; garanzie e servizi fondamentali da assicurare a tutti; legge organica per l’accoglienza degli immigrati; rilancio della cooperazione internazionale allo sviluppo; alleggerimento del debito dei Paesi poveri; allargamento del servizio civile; riconversione delle industrie belliche e divieto del commercio delle armi».
Reciprocità
L’impegno attuale è di sviluppare sempre più la promozione dei gesti concreti e incentivare i rapporti di reciprocità e di solidarietà tra le Chiese del Sud e le Chiese del Nord.
I rapporti di reciprocità sono vissuti in un’ottica di scambio di doni nella solidarietà che culmina nella comunione della carità, per superare i complessi tra una Chiesa che si sente povera e chiede aiuto e un’altra che si sente autosufficiente ma che dona e rimane sempre staccata dai problemi. «La comunione, generata dal Vangelo della carità non può essere circoscritta entro l’ambito di ciascuna Chiesa particolare. Dobbiamo intensificare anche la comunicazione e lo scambio dei doni tra le Chiese, a cominciare dalle nostre in Italia. Particolarmente urgente si fa oggi la cooperazione tra il Nord e il Sud d’Italia» (Con il dono della carità dentro la storia, 22).
Queste parole rappresentano lo scenario nel quale si muovono i rapporti di reciprocità tra le Chiese e sottolineano il ruolo delle comunità ecclesiali nel rispondere in modo creativo alle sfide del presente, sull’esempio di Cristo, il quale «da ricco che era, si è fatto povero» per noi, perché noi diventassimo «ricchi per mezzo della sua povertà» (2Cor 8,9).
Le Chiese del Nord sono abituate a donare dalla propria ricchezza, ma potrebbero ricevere da quelle del Sud valorizzando sempre più quella concezione conciliare di Chiesa particolare intesa come comunione di comunità e crescere nell’evangelizzazione reciproca e valorizzare la diversità e l’incontro tra comunità di culture, mentalità e tradizioni diverse. «Le singole parti portano i propri doni alle altre parti e a tutta la Chiesa, di maniera che il tutto e le singole parti si accrescono con l’apporto di tutte, che sono in comunione le une con le altre» (Lumen gentium, 13).
La reciprocità e la cooperazione fra le Chiese diventa un segno di evangelizzazione nel Paese e rende visibile la carità che: «ha come frutti la gioia, la pace e la misericordia; esige la generosità e la correzione fraterna; è benevolenza; suscita la reciprocità, si dimostra sempre disinteressata e benefica; è amicizia e comunione» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1829).