OMELIA DEDICAZIONE DELLA CHIESA CATTEDRALE – 11 OTTOBRE 2025

11-10-2025

Trovarci a celebrare insieme in occasione dell’anniversario della Dedicazione della Chiesa Cattedrale è segno di comunione con la Chiesa madre che rafforza legami di fede e di carità con tutti coloro che appartengono alla Chiesa diocesana.

L’11 ottobre aggiunge un ulteriore motivo di unità ecclesiale, ricordando l’inizio del Concilio Vaticano II, indetto da San Giovanni XXIII nel 1962 (oggi ne facciamo memoria), vero dono dello Spirito non solo per i cristiani cattolici ma per tutti gli uomini di buona volontà che, in quegli anni, nutrivano la speranza di un mondo fraterno e in pace. Quell’evento ci ha insegnato a guardare ai ‘segni dei tempi’ (cfr. GS 4; GS 11), a metterci in ascolto e in dialogo con un mondo che cambia (cfr. GS 44), per stare dentro la storia con il contributo perenne del Vangelo della vita e della pace.

Questa pace e un mondo globale unito e riconciliato stentiamo a vederlo oggi, pur riconoscendo qualche piccolo passo. E’ di sicuro conforto l’intesa firmata tra Israele e Hamas per la fine del conflitto armato. Resta necessaria e urgente una preghiera corale per la pace, come ci ha chiesto papa Leone, proprio in questo giorno e per tutto il mese di ottobre, mese dedicato alla pia devozione del Rosario. In questo senso vi invito a continuare a pregare il Santo Rosario per la causa della riconciliazione e la pace, nelle famiglie di noi cristiani, nelle nostre parrocchie e, in particolare, nei Santuari giubilari della nostra Diocesi.  Pregare per la pace ci aiuta a far crescere una cultura di pace, a educarci a uno stile di pace. Qui sento una chiamata che ci riguarda: anche tra noi, ispirati dal Vangelo, vorremmo imparare percorsi di riconciliazione, vivere esperienze di fraternità, allenarci a parole e a gesti non violenti, a crescere nella capacità di misericordia e di perdono a partire dall’esempio di nostro Signore, Gesù Cristo, ‘principe della pace’ (cfr. Is 9,6; Ef 2,14; Ap 1,5). Pure questo è un modo per costruire la ‘casa’ ecclesiale, la famiglia di Dio, per gettare fondamenta profonde capaci di sostenere comunità cristiane, di nome e di fatto, per edificare il tempio di Dio che siamo noi, pietre vive.

Celebrare la Dedicazione della Chiesa Cattedrale è l’occasione per rinnovare la consapevolezza che l’edificio di Dio siamo noi, Chiesa non fatta di mattoni, ma di persone che costruiscono la comunità con la ricchezza dei carismi che lo Spirito elargisce con abbondanza per l’edificazione comune (1 Cor 12,7). Una Chiesa che, ricca di ministeri battesimali riconosciuti e valorizzati, cammina nello stile sinodale e con l’atteggiamento missionario.

La sinodalità è anzitutto esperienza di convocazione che risponde alla chiamata del Signore mettendolo al centro del nostro celebrare e del nostro vivere, del nostro collaborare e del nostro testimoniare. Il monito dell’Apostolo è chiaro: “ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo” (1 Cor 3, 10-11). Mettere al centro il Signore significa decentrarci noi, ridurre le nostre parole per far parlare di più la Parola, lasciare spazio all’ascolto di Dio e degli altri per cogliere la sua volontà nelle pieghe della storia quotidiana fatta di incontri, di fatiche, di speranze.

Quell’immagine dell’acqua che esce del tempio, secondo la visione del profeta Ezechiele, acqua apportatrice di vita che sana e che fa crescere e maturare frutti abbondanti è espressione della efficacia e della fecondità della presenza di Dio nella nostra vita che rigenera e dona vita piena ovunque arrivi. Come dice il testo profetico: “i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina” (Ez 47, 12).  Tornare al Signore, che cura le nostre ferite e che orienta la nostra esistenza, è ciò che permette alla nostra Chiesa di percorrere, con rinnovata forza, strade di incontro, di sinodalità, di riconciliazione. Una misteriosa efficacia che non viene da noi, ma da Dio.  Imparare a stare insieme per camminare insieme. Far fluire l’acqua, fonte di vita, che viene da Dio, per far germogliare la perenne novità del Vangelo nelle nostre comunità, con nuovo slancio, nuova convinzione, nuovo ardore. Pure i lontani, i poveri, i giovani, hanno bisogno di questo, anche se sembrano indifferenti al messaggio cristiano.

Ecco l’atteggiamento missionario, di apertura verso tutti, senza distinzioni o preclusioni, senza paure o preferenze, apertura che condivide la gioia del Vangelo con chiunque. Abbiamo il coraggio di entrare in contatto con ogni persona che incontriamo. Andiamo per le strade, entriamo nelle case. Come fa Gesù nel Vangelo, ‘alza lo sguardo verso Zaccheo’ e gli dice ‘oggi devo fermarmi a casa tua’ (cfr, Lc 19,6). Il Signore non si lascia condizionare dalla sua vicenda personale e da atteggiamenti sbagliati vissuti fino a quel momento ma è disposto a entrare nella sua storia per aprirla a una vita nuova nel bene. L’atteggiamento fiducioso e propositivo di Gesù ci indica il cammino, ci apre una strada, ci ricorda che una comunità cristiana missionaria è sempre capace di accoglienza e di ospitalità, offrendo l’opportunità di ricominciare anche per chi ha sbagliato, per chi ha bisogno di trovare aiuto per recuperare fiducia, riaccendere speranza, fare passi nuovi nel bene. Noi siamo tempio del Dio vivente se diventiamo ‘casa’ per tutti. C’è tanta necessità di ‘casa’ in giro, di ricostruire una umanità destrutturata, disintegrata, bisognosa di essere ri-composta in unità, dentro e fuori.

Invochiamo l’intercessione materna di Maria perché la nostra Chiesa diocesana sia irrorata dall’acqua abbondante della Parola che apre i nostri occhi al dono di una presenza, quella del Signore Gesù ‘pietra angolare’ della nostra esistenza personale e comunitaria, che insegna le strade della comunione e della riconciliazione, che ci invita a ‘stare insieme’ per poter annunciare in modo più credibile il Vangelo della vita piena e della pace.

+ Mons. Giuseppe Alberti
Vescovo Oppido Mamertina-Palmi