giovedì 02 Mag 2024

SOLENNE CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA per la chiusura del 1° CONGRESSO EUCARISTICO DIOCESANO

SOLENNE CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA
per la chiusura del
1° CONGRESSO EUCARISTICO DIOCESANO
Palmi, Concattedrale 19 giugno 2014
OMELIA DEL VESCOVO
1. La Solennità del Corpo e del Sangue del Signore respira ancora ampiamente dell’atmosfera pasquale, calda com’è del fuoco della Pentecoste e della pace della Trinità alle quali segue come memoria perenne nel tempo della presenza, la più eccellente, dell’amore del Signore Gesù che, nella imminente Solennità del suo Sacro Cuore, fonderà nel simbolo umano il richiamo degli affetti e della riconoscenza, e si farà preghiera e pratica di riparazione per tutte le infedeltà e i tradimenti di continuo vissuti dentro e fuori la Chiesa.
Un Giovedì, il Giovedì Santo, siamo entrati pienamente nel mistero della morte e resurrezione del Signore per proseguire da consacrati e consapevoli fino al Congresso Eucaristico. Lo proiettammo come unico giorno, un grande Giovedì Santo, per avere in consegna, dopo i meravigliati dubbi, chiariti dal Signore, le sue consegne di fuoco dell’amore: ‘Signore, tu lavi i piedi a me?‘ (Gv 13,6). ‘Va’ e anche tu fa’ lo stesso‘ (Lc 10,37). Un altro giovedì, questo di oggi, chiude quel giorno e ne riverbera la grazia per gli altri a venire. Dopo l’accompagnamento progressivo verso il nesso Eucaristia, Chiesa, Carità in tutti gli stati di vita, che ci hanno accompagnato in questi giorni, stazione di sintesi, con una lettura in filigrana, la nostra Assemblea eucaristica si ferma ora in vista di orientamenti per proseguire l’itinerario mai smesso dell’esodo: dalle nostre prigionie verso la libertà dei figli nella Terra promessa data a conferma che, tra prove subite e superate, l’assistenza divina tende sempre ad aprire l’intelligenza per riconoscere la sua operosa e misteriosa presenza tra i pericoli delle lande desertiche dell’esistenza umana, nel deliquio e nella paura di una fame mortifera, della sofferenza per una condizione servile anelante alla libertà definitiva; dell’arsura, che brucia e inaridisce, se non spenta, la sete dell’Assoluto.
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