“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce”. Questa scena nel profeta Isaia sentiamo che interpreta anche la storia di oggi e la “notte” del nostro mondo:
- Atmosfera cupa e pesante
- tante ingiustizie
- fatti di violenza
- drammi e danni della guerra
- minacce di morte.
Ma nella notte del mondo si accende una luce quale segno di speranza: non è qualcosa di eclatante o di potente; ma di sorprendente sì: un semplice bambino: “un bambino è nato per noi” (Is 9,5).
- Forse aspettavano qualcosa di diverso, di forte, di straordinario, invece la piccolezza, la qualità, la gracilità, la debolezza, la tenerezza di un bambino.
- Ecco la scelta di Dio, il modo che ha scelto per stare tra noi: un modo discreto, di umiltà, di grande umanità, dentro le nostre realtà quotidiane:
- di fronte alla forza e al potere di Cesare Augusto, l’imperatore di quel tempo, il Signore sceglie di nascere in un piccolo e sperduto angolo dell’Impero Romano.
Ecco la strada che permette anche a noi di vedere la sua luce, non ce ne sono altre.
– Le periferie di Betlemme non il centro di Gerusalemme:
- l’umiltà sulla vita non l’importanza e la fama
- la semplicità del cuore non il potere e la forza
- la fiducia nell’altro non la chiusura fatta di paura o di indifferenza
- l’amore sincero non l’atteggiamento egoista di pensa solo a sé stesso
- la gratuità del gesto, non l’agire per comodo o per interesse
- la verità della parola, non l’ipocrisia con gli altri.
- Chi intraprende questa strada arriva al presepe di Gesù, scorge la sua luce e intraprende veri passi di novità cristiana.
- Le luci del Natale sono diventate una moda, la fanno da padrona nel clima natalizio, effettivamente creano una bella atmosfera: ma noi cristiani non possiamo permetterci di fermarci a questo livello, a rimanere nella superficie del Natale, nelle emozioni di un momento familiare o nel piacere di uno scambio dei regali.
- Per noi credenti tutti questi segni umani ci riportano al grande segno di umanità che ci ha donato il Padre: “ci è stato dato un figlio!” Un bambino in fasce, adagiato in una mangiatoia! Oggi è nato per noi il Salvatore, Cristo Signore!
- Torniamo anche noi al presepio, come Francesco d’Assisi, 800 anni fa, riaccendiamo il suo stesso stupore, percepiremo il suo grande amore: meditiamo questo mistero:
- si sperava l’onnipotente e ci arriva un bambino!
- si attendeva qualcosa di straordinario e arriva nella vita quotidiana
- si attendeva uno che risolvesse i nostri problemi e arriva un Dio-bambino che ha bisogno di noi, di attenzione, di cura, di tenerezza.
- È la rivoluzione del Natale che cambia definitivamente il concetto che l’uomo ha di Dio e di come lo ha sempre pensato.
- Il Natale in questo senso, non è una festa da bambini, ma con la nascita di Cristo, Figlio di Dio, in questo modo (piccolo, fragile, debole, bisognoso di accoglienza e di aiuto) ha stravolto la storia religiosa dell’umanità, ha capovolto il modo di pensare Dio e di relazionarci con Lui.
- Accogliamo questa volontà assoluta di un Dio che si rivela così, che si manifesta in modo così nuovo e impensato, accende la luce della nostra mente e scalda il nostro cuore, in questa Notte Santa, in questa fredda notte del mondo, pieno delle tenebre del male e dell’oppressione, del potere che porta distruzione e morte, bisognoso di nuova luce di speranza e di amore. Come San Francesco d’Assisi ripetiamo: “O Signore Dio, illumina il cuore mio”.
Per arrivare al presepio, luogo dove Gesù nasce e si manifesta vivo tra noi, uno di noi, percorriamo le strade che ci avvicinano a lui (non solo geograficamente, ma spiritualmente, con il cuore, con la vita, con le mentalità, con le scelte). Un po’ come ha fatto il Battista e Maria, che abbiamo incontrato nell’attesa della sua venuta tra noi.
- La luce di Gesù si accende nelle piccole cose della nostra vita – non aspettiamole in quelle grandi – lì nelle pieghe della nostra quotidianità, se lo scopriamo presente accanto, vicino, nessuna oscurità, nessuna avversità ci farà paura!
- La luce di Gesù arriva perfino dentro le nostre piccolezze fatte di fragilità, di debolezza, anche quando ci pensiamo inadeguati, o quando ci percepiamo sbagliati: quando sentiamo dentro di noi:
- non vali niente
- non sarai mai amato come vorresti
- hai sbagliato tutto
- sei incapace
- anche lì Gesù riesce ad accendere la sua luce, quando cerchiamo di percorrere la sua strada e andare al suo incontro.
- La sua luce diventa come il giorno luminoso che dirada le tenebre quando lo riconosciamo e lo cogliamo nei piccoli di oggi, cioè, amarlo negli ultimi, nei bisognosi, nei poveri necessitati di un’attenzione, di un aiuto, di un gesto di carità. Per esempio io stamattina l’ho incontrato a Polistena, nella casa di Riposo delle Suore Missionarie dell’Evangelizzazione, la sua presenza si percepiva nell’amore verso quelle persone anziane.
Teniamo allora accesa la luce del Natale: è quella che ci ha portato Gesù con la sua presenza piccola e fragile ma capace a trasmettere la grandezza e la potenza inaudita del suo amore verso la nostra povera umanità.
Teniamo accesa questa luce imparando la sua umile bontà di cuore, la sua strada di tenerezza e di compassione.
Non ci sarà più nessuna notte che possa oscurare la curiosità, la gioia, la bellezza, la pace di questo glorioso giorno, anche per noi.
Auguri di un santo Natale, abitato e illuminato da Cristo luce del mondo.
In questo Natale che ci raggiunge con tutta la sua luminosità che vince le tenebre del nostro mondo,
- Sii anche tu luce per chi incontri per strada
- Siate anche voi luce per le nostre famiglie e comunità.
Questo l’augurio che ci rivolge il Dio-bambino, lo rivolge a tutti, a ciascuno!