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30/Apr/24

Si è svolto a Lamezia Terme il Convegno Liturgico Regionale della Calabria

Domenica 28 aprile si è svolto presso il Complesso interparrocchiale San Benedetto di Lamezia Terme il primo Convegno Liturgico Regionale della Calabria, una giornata di formazione ma anche di esperienza di Chiesa, fatta di relazioni, preghiera e fraternità, al quale hanno preso parte circa 170 persone dalle varie diocesi. Il tema dell’incontro “Bellezza, stupore e adorazione nella liturgia cristiana (DD25)” è un po’ la sintesi della Lettera Apostolica “Desiderio Desideravi” di Papa Francesco, documento che già nell’incipit, pone l’accento sul desiderio di Cristo d’incontrare ognuno di noi, che non può lasciare indifferenti.

Ad introdurre i lavori è stato S.E. Mons. Claudio Maniago, arcivescovo di Catanzaro Squillace, vice presidente della CEC e Presidente del CAL (Centro Azione Liturgica), che nel salutarci ha rievocato il Vangelo dei Discepoli di Emmaus, esempio di bellezza e stupore dell’incontro e ha voluto ricordare come la liturgia sia una ricchezza non accessoria nella vita della Chiesa, ma «fonte e culmine» (SC10) perché celebrando portiamo il nostro cammino nella storia carico di tutte le dinamiche che toccano la nostra umanità personalmente e comunitariamente. Il convegno regionale e la formazione in genere, deve essere nutrimento per lo spirito perché la liturgia non è spettacolo che deve attirare e stupire, ma «è azione che compie la comunità, un rito sempre uguale, la cui novità però siamo noi», con le nostre vite ed esperienze che in quel momento trovano il vero senso e si rigenerano e rinnovano. Lo Spirito autentico della Liturgia deve dunque guidare il nostro cammino per non cedere all’abitudine che impedisce di stupirsi.

Don Luca Perri, direttore dell’Ufficio Liturgico Calabro ha poi portato il suo saluto ringraziando i numerosi convenuti dalle varie diocesi della Regione, ed ha presentato e passato la parola al relatore p. Giuseppe Midili o.c., professore ordinario di pastorale liturgica presso l’Ateneo Pontificio “Sant’Anselmo”.

Coinvolgente e interessante la sua relazione, o meglio, il suo “racconto” col quale ha approfondito tre aspetti della liturgia cristiana, partendo dall’inscindibile binomio bellezza e verità, realtà che possono generare lo stupore e riferiti al mistero di Dio portano all’adorazione (DD25). Perché ciò che è vero, autentico è bello, e se è bello è reale non finto. Ha proseguito, soffermandosi sul concetto di «Liturgia, dimensione fondamentale per la vita della Chiesa» (DD1), sottolineando che la formazione nella Chiesa si distingue da ogni altro ambito perché è conformazione a Cristo cioè guarda un modello, per riconoscerlo significativo e adottarlo per la propria vita. Bisogna lasciare che sia Cristo al centro, è lui a invitarci per un suo desiderio struggente di essere “mangiato”. È la condivisione con Lui il centro di tutto, ed è nella comunità che celebra il posto dove incontrare Cristo Risorto (DD8). Altro concetto che merita attenzione è quello di partecipazione spesso confuso con il fare, mentre è entrare in un dialogo, prendere parte all’offerta che Cristo fa di se al Padre. Spesso ci affanniamo a preparare il rito senza riuscire realmente a pregare e incontrare il Risorto… invece tutto deve essere sempre finalizzato all’incontro. Ma come ci si deve accostare alla liturgia? Sicuramente con un cambio di metodo bisogna guardare alla Chiesa antica che annunciava il Kerigma e poi accompagnava a celebrare, ma ovviamente può accompagnare nel mistero chi lo vive, chi fa esperienza dell’incontro. C’è dunque più bisogno di testimoni che di maestri (cfr. EN 41), di persone che camminano insieme. Ma non si può avere fretta, c’è bisogno di gradualità, di tempo, di pazienza.

Il terzo punto, particolarmente sentito ci ha aiutato a riflettere su un passaggio importante da fare, cioè passare «dal preparare le liturgie per gli altri a incontrare Cristo e raccontarlo agli altri». Come i discepoli sono stati mandati a preparare la Pasqua nella sala al piano superiore (Lc 22, 8-13) anche noi prepariamo la celebrazione ricordando che è un incontro, che noi per primi dobbiamo fare come membri della comunità.

Il relatore ha poi ricordato che la liturgia risplende per nobile semplicità (SC34) è dono di sé e non spazio per il gusto personale, va certamente curato ogni aspetto della celebrazione ma tenendo presente che la Chiesa come madre, attraverso i suoi riti e le preghiere, accompagna a conoscere Cristo e comprendere il suo amore, una liturgia vissuta bene evangelizza ed educa. Concludendo ci ha esortati a passare da un’esperienza di educazione a un’esperienza di iniziazione, aiutarsi a entrare insieme nel mistero di Cristo. Alcune immagini di liturgia ci hanno aiutato a comprendere come si deve essere prediligendo la liturgia “dell’artigianato” che dà l’esempio agli apprendisti, che guarda all’Ultima Cena come prototipo della Celebrazione, che ci fa incontrare un Cristo innamorato e fare esperienza che cambia la vita e ci porta a rispondere all’invito.

Momento centrale del Convegno è stata la solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da mons. Maniago dove abbiamo fatto esperienza concreta dello stupore dell’incontro con il Risorto aiutati anche nel canto animato dal Coro Regionale. Durante l’omelia siamo stati invitati ancora una volta a vivere con gioia, amore e stupore, a essere innestati nell’amore di Cristo per portare frutti buoni nella quotidianità imparando come comunità cristiana a saper attendere avendo cura.

Nel pomeriggio si sono svolti i gruppi di lavoro coordinati dai facilitatori e con la consapevolezza che il confronto ha il compito di narrare la propria esperienza liturgica si è partiti condividendo l’aspetto che aveva colpito l’attenzione di ciascuno tra cui la formazione come conformazione, lo stupore, la centralità di Cristo e la formazione come testimonianza; Partendo dal presupposto che la liturgia è incontro con Cristo siamo stati invitati a rispondere a come superare atteggiamenti rubricisti e organizzativi, e dai gruppi è emersa una certa fatica al farlo ma anche l’importanza della cura del silenzio, della preghiera personale, e della preparazione. E invitati poi a pensare un passaggio da una dimensione formativa contenutistica ad un’esperienza d’iniziazione liturgica si è dato valore alla testimonianza, alla cura nella preparazione, nel tornare a credere a ciò che facciamo e celebriamo in modo che sia liturgia stessa ad educare e formare. La giornata si è conclusa con la celebrazione dei Vespri, presieduti da S. E. mons. Serafino Parisi vescovo della diocesi che ci ha ospitati.

La nostra diocesi che da sempre ha a cuore la formazione liturgica, ha messo a disposizione un pullman, al quale ha aderito una delegazione di circa 35 persone accompagnate da don Elvio Nocera direttore dell’Ufficio Liturgico diocesano, da don Giuseppe Calimera cerimoniere vescovile e da don Domenico Lando responsabile regionale della musica sacra e direttore del Coro diocesano.

È stata una bellissima narrazione, d’incontro, di bellezza, stupore e adorazione da cui abbiamo imparato che è fondamentale narrare per il cristiano, perché crea esperienza, e lo stare insieme crea condivisione e realtà ecclesiale.

Vittoria Rodinò