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14/Dic/13

La Seconda Catechesi di Avvento del Vescovo sulle Virtù Teologali: SPERANZA

Vicariato Gioia Tauro-Rosarno: Centro del Laicato
 
 

     Nel Salone del Centro del Laicato in Gioia Tauro, alla presenza di numerosi intervenuti tra sacerdoti, diaconi e fedeli laici, la sera di venerdì 13 dicembre il nostro Vescovo, S. E. Mons. Francesco Milito, ha tenuto la seconda catechesi sulle Virtù teologali, la Speranza, in un incontro che ancora una volta ha esaltato la capacità del nostro Pastore di suscitare l’attenzione di tutti con le frequenti domande e i continui interrogativi che egli ha posto all’uditorio.

     Il Vescovo ha richiamato la precedente catechesi sulle virtù e sulla fede, domandando ai presenti di riflettere in che misura le tre virtù teologali siano in possesso di ognuno, a partire dalla fede, atto di fiducia, affidamento sicuro nelle mani di un’altra persona. E se è vero che a livello umano spesso questa fiducia viene meno – quante volte abbiamo detto a qualcuno: da te non me l’aspettavo, o quante volte abbiamo affidato un segreto a persone che hanno tradito la nostra fiducia –  possiamo essere certi che Dio non ci tradisce mai, lui è degno di essere creduto perché lui non tradirà mai. La fede, infatti, non è un salto nel buio, ma un salto nella luce perché ‘chi ha fede in Dio – ha affermato in nostro Vescovo – non si perde mai’.

     A questo punto il Vescovo ha chiesto ai presenti qual è il rapporto tra fede e speranza, perché queste due virtù teologali sono unite, quasi come due gemelli siamesi. E di fronte alla diverse risposte dei presenti, S.E. ha affermato: ‘La fede è la certezza che Dio esiste e intanto noi speriamo in quanto crediamo che lui esiste. E come la fede mi solidifica in questa certezza, la speranza mi fa affidare a lui in tutti i fatti della vita ma soprattutto nella prospettiva della vita eterna, della vita nello Spirito di Dio’.  Così l’uomo sperimenta che questa vita che non finisce mai inizia già su questa terra e la speranza in Dio è indefettibile, sicura, certa, non di illusione, ma di fortezza. E questo si è visto sempre nella Storia della Salvezza, perché ci sono state persone con una fede forte a partire dalla quale hanno vissuto la speranza e si è visto che con la fede la speranza si è realizzata.

     Il Vescovo ha fatto riferimento a questo punto al paragrafo 1819 del CCC dove si afferma che ‘la speranza cristiana riprende e porta a compimento la speranza del popolo eletto, la quale trova la propria origine ed il proprio modello nella speranza di Abramo’, sottolineando con forza come, appunto, la storia di Abramo sia un  luminoso esempio di fede vissuta ‘sperando contro ogni speranza’, come afferma san Paolo nella lettera ai Romani (Rm 4,18). Tutta la sua esperienza, ma soprattutto il sacrificio del figlio Isacco sono un segno che Abramo è uomo di fede, che veramente ha sperato contro ogni speranza, fidandosi di Dio contro ogni aspettativa possibile sia nel possesso della terra, lui che era un nomade, sia nella promessa della discendenza, immensa come le stelle del cielo e la sabbia del mare. Per questo Abramo è nostro padre nella fede.

   Il Vescovo ha poi spiegato che la speranza cristiana si realizza con Gesù fin dall’annuncio delle beatitudini.  ‘Le beatitudini – ha detto il Vescovo – sono il fondamento della speranza cristiana perché la elevano verso il cielo’ e se pur è vero che grandi prove attendono i suoi fedeli, ‘per i meriti di Gesù e della sua Passione, Dio li custodisce nella speranza  che non delude’. S. E. ha aggiunto che, infatti, fede sicura e speranza che non delude sono un’equazione esatta e richiamando sempre il CCC  ha proseguito: ‘La speranza è l’ancora della nostra vita, è un’arma che protegge nel combattimento della salvezza, procura gioia nella prova, distaccandosi profondamente in questo il Cristianesimo da ogni altra scuola di pensiero, perché il Cristianesimo ti aiuta a guardare in faccia la realtà; si esprime e si alimenta nella preghiera, che è l’innaffiatore della speranza … noi possiamo  così sperare la gloria del cielo promessa da Dio a coloro che lo amano e fanno la sua volontà, perché se ci mettiamo in questa via con la grazia di Dio potremo in ogni circostanza perseverare sino alla fine’.

     Accade, tuttavia, che tante volte noi possiamo non disperare di Dio, ma disperare di noi stessi. Quante volte uno pensa: non ce la faccio, e quando questo si spinge alle estreme conseguenze, si cade nella depressione e spesso nell’angoscia. ‘E’ chiaro  – ha affermato il Vescovo – che questo per chi ha fede non dovrebbe accadere’. Per non parlare poi della disperazione e Mons. Milito si è domandato: ‘Perché tante persone pur credenti disperano che la propria vita possa cambiare? Con conseguenze talora portate all’estremo?.  E’ indispensabile per questo pregare perché il Signore ci aiuti con la sua grazia a perseverare sino alla fine’.

     La catechesi si è conclusa con una preghiera di Santa Teresa d’Avila proclamata da tutti  che invitava a sperare e a pensare che ‘quanto più lotterai, tanto più proverai l’amore che hai per io tuo Dio’ con infine il rimando fatto dal Vescovo all’esperienza drammatica della vita dell’altra Santa Teresa, di Gesù Bambino, fortemente tentata contro la fede con momenti di grande scoraggiamento che la portarono sull’orlo della disperazione alla quale seppe reagire con la sua volontà di credere, che non fu un atto volontaristico, ma atto di profonda fede e speranza, di abbandono e fiducia nella Provvidenza.

   Infine S.E. ha proposto all’attenzione dei presenti alcuni punti dell’Esortazione  Apostolica di Papa Francesco – Evangelii gaudium’ perché pur sembrando che non abbiano nulla a che fare con la speranza, sono passi  che seguono il numero 86  dove il papa invita i credenti a ‘non lasciarsi rubare la speranza’ per aprirsi alla sfida di una spiritualità missionaria e a relazioni nuove generate da Gesù Cristo.

     Numerosi alla fine gli interventi dei presenti sia per porre domande sia per esporre il proprio punto di vista e come sempre illuminanti le risposte del nostro Vescovo che di fronte all’osservazione della difficoltà concreta di vivere questa virtù teologale della speranza  nelle nostre parrocchie, ha invitato tutti a non scoraggiarsi e a far proprio l’invito di Gesù nel Discorso della montagna: – Guadate gli uccelli del cielo – Guardate i gigli del campo… Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta’.

 

Diac. Cecè Caruso

 
 
 
 
Vicariato di Polistena:
Parrocchia S. Maria degli Angeli e S. Gregorio Taumaturgo – Laureana di Borrello

 

 

     Giovedì 12 Dicembre 2013 nella Parrocchia S. Maria degli Angeli e S. Gregorio Taumaturgo il Vescovo ha incontrato i fedeli di Laureana e dei Paesi vicini per la seconda delle tre catechesi sulle ‘Virtù teologali’ in programma durante l’Avvento, la Speranza.                                                                                

      Ad attendere Sua Eccellenza una chiesa gremita di fedeli desiderosi di ascoltare le parole del loro pastore. Il Vescovo ha subito iniziato la catechesi invitando i presenti a riflettere sulla differenza che intercorre tra le ‘virtù Teologali’ e le quattro ‘virtù cardinali’.  Le virtù sono da considerare come disposizione solida a dare il meglio di sé. Attraverso di esse la persona tende verso il bene e lo realizza attraverso azioni concrete. Il fine della vita di colui che è virtuoso consiste nel divenire simili a Dio. ‘Le virtù – ha sottolineato il vescovo – dipendono dall’intelligenza e dalla volontà, perché l’uomo virtuoso è colui che liberamente pratica il bene’.

     Sua Ecc.za ha poi parlato delle virtù teologali facendo presente che quando parliamo di esse ci riferiamo a quelle facoltà dell’uomo che lo rendono idoneo alla partecipazione alla vita divina. Sono quelle virtù che hanno come origine Dio e affondano le loro radici nella relazione con la Trinità.

     Il richiamo, poi, al tema della precedente catechesi, la Fede, che si deve intendere come fiducia completa nel Signore: il cristiano che ha fede compie un atto di affidamento totale a Cristo. Il cristiano si affida a Cristo e alla sua fedeltà perché Egli è il sole che rischiara le tenebre che a volte a causa del peccato prendono il sopravvento su tutto.

     Il vescovo è poi entrato nel vivo della catechesi del giorno parlando della Speranza, richiamando specificamente gli articoli del CCC che la trattano.

     ‘La speranza ha come fondamento la fede  – ha affermato il Vescovo –  l’uomo che spera ha fiducia nelle promesse di Cristo e si appoggia sull’aiuto della grazia dello Spirito Santo’.  E’ per questo che la speranza assume le attese che ispirano le attività degli uomini, salvaguarda dallo scoraggiamento, sostiene nei momenti di abbandono, ci preserva dall’egoismo e conduce alla gioia della carità (cfr CCC, n. 1818).

     Il Vescovo parlando dello scoraggiamento e della mancanza di fiducia che a volte prendono il soppravvento sull’uomo che versa in particolari condizioni ha raccontato all’assemblea la breve storia delle ‘Orme sulle spiaggia’ di un anonimo brasiliano, che parla di  un uomo che sognò di camminare in riva al mare con il Signore e di rivedere sullo schermo del cielo tutti i giorni della sua vita passata. Per ogni giorno trascorso apparvero sulla sabbia due orme, le sue e quelle del Signore, ma in alcuni tratti si vedeva  una sola orma, proprio nei giorni difficili della sua vita. Allora  l’uomo rivolgendosi al Signore, gli disse: – Signore ho scelto di vivere con te e tu mi avevi promesso che saresti stato  sempre con me. Perché mi hai lasciato solo nei momenti più difficili?’. Il Signore gli rispose:’ Figlio, tu lo sai che  ti amo e non ti ho abbandonato mai: i giorni nei quali c è soltanto un’orma nella sabbia sono proprio quelli in cui  io ti ho portato in braccio’.

     Con questa certezza forte, viva e vera si è conclusa la catechesi del vescovo seguita dagli interventi dei fedeli. Il Vescovo, che si è mostrato felice di stare in mezzo alla gente e con la gente, con parole semplici e utilizzando esempi di vita quotidiana  ha toccato il cuore di ogni fedele perché come affermava Santa Teresa di Gesù Bambino: ‘Alle anime semplici non occorrono mezzi complicati’.

 

 

Patrizia Morabito


Allegati:

Apertura Causa Beatificazione di P. Ludovico Polat

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